Il punto debole delle unioni di oggi risiede, secondo lei, nel fatto che «le persone che decidono di sposarsi non sono davvero convinte che possa durare per sempre, è come se sapessero già che il loro rapporto avrà inevitabilmente una data di scadenza. Quando un fidanzato si dichiara all’amata e le dice “Ti amerò per sempre”, lo dice perché convinto emozionalmente ma non ragionevolmente. Più passerà il tempo e più l’emozione scemerà e il rapporto sarà irrimediabilmente compromesso». Un altro motivo è che la forma dei rapporti è oggi di carattere strumentale: «chi decide di sposarsi con un’altra persona e di legarsi a lei lo fa pensando che d’ora in avanti il compito del suo partner sarà quello di farla stare bene, di emozionarla, capirla, sostenerla. Il rapporto andrà in crisi quando uno dei due non si sentirà più capito e sostenuto dal marito o dalla moglie e sentirà di stare meglio da solo, di “funzionare” senza l’altro», invece un matrimonio solido è un rapporto in cui la relazione con l’altro aiuta ad essere meglio se stessi, dove «ciascuno scopre di più se stesso e si riconosce esaltato nel proprio io». E invece oggi, con la moda dell’autodeterminazione, si pensa che «il mio “Io” lo trovo da solo, la relazione non mi costituisce, è solo un modo per avere accanto qualcuno con cui fare le cose che mi piacciono. Ma questa è la strada che porta all’addio», commenta la dott.sa Sanese.
L’impegno di questi Comuni è dunque apprezzabile, anche perché una relazione stabile risulta essere positiva anche dal punto di vista medico. Ogni mese vengono infatti pubblicate ricerche scientifiche a sottolinearlo, come ad esempio lo studio recente condotto da sociologi della Emory University di Atlanta (Stati Uniti), secondo cui il matrimonio è un “farmaco salvacuore” molto efficace, visto che riduce di tre volte il rischio di non sopravvivere dopo un’operazione cardiaca -e l’effetto si mantiene perfino a distanza di tempo maggiore-, al contrario di quanto accade a chi è single, vedovo o divorziato.