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Corteggiamento irrituale della signorina Pandora

Da Ludovicopolidattilo

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Colei che fa sesso ascoltando la sonata K 184 di Scarlatti per clavicembalo disprezza le svolte. Per questo, anziché svoltare, suole dissolvere muri, barriere e ostacoli di qualsivoglia materiale e spessore purché le si manifestino innanzi. Ciò le consente di percorrere esclusivamente una traiettoria rettilinea: per la precisione dal punto A al punto B. Il punto A è collocato appena fuori dalla vulva della madre che generosa ne generò l’esclusiva configurazione dei pregi. Il punto B è collocato nel mio petto assetato di squartamento, al centro esatto del mio cuore accogliente e vasto. Principiò a muoversi con voluttuosa rapidità dal punto A al punto B non appena fu in grado di individuare e padroneggiare un mezzo di propulsione (motore ad arachidi e a pistacchi), di procurarsi un carburante (ineludibilmente margaritas), di fornire ad esso un comburente adeguato (saliva di donna-veicolo-di-ogni-irrinunciabile-sciagura umettata a decorare senza ostentazione labbra surrealiste cui mai negherei sguardo e facoltà di rammemorare/immaginare specie in quei solipsistici momenti). Giungerà al punto B allorquando la traiettoria rettilinea mi avrà trafitto senza remora alcuna. Abiterà allora presso la mia gabbia toracica, procurerà congruo aperitivo alle proprie labbra dicotiledoni e solo allora rivelerà il proprio nome ai curiosi latifondisti del pettegolezzo: è Pandora. Possa lei sostare in me in perpetuo e chiedermi di pigiare “play” senza soluzione di continuità affinché la sonata K 184 di Scarlatti per clavicembalo risuoni attraverso le scale del mio condominio, reale e metaforico, altrettanto eternamente.

Ludovico, simbolo di rapidità nell’invaghirsi della prima sbarba che passa di lì, deve e/o vuole raggiungere la signorina Pandora, simbolo di lenta ma ineludibile quanto adorabile catastrofe. Ludovico corre dieci volte più svelto della signorina Pandora e le concede dieci metri di vantaggio. Ludovico corre quei dieci metri e la signorina Pandora percorre un metro; Ludovico percorre quel metro, la signorina Pandora percorre un decimetro; Ludovico percorre quel decimetro, la signorina Pandora percorre un centimetro; Ludovico percorre quel centimetro, la signorina Pandora percorre un millimetro; Ludovico percorre quel millimetro, la signorina Pandora percorre un decimo di millimetro, e così via all’infinito; di modo che Ludovico possa correre per sempre senza raggiungerla. Per questo Ludovico si arrende. Arresosi si siede. Sedersi gli riesce bene da sempre. Una volta seduto riflette. Riflettendo seduti si trovano le soluzioni. La soluzione che trova lui è: costruire una trappola. La trappola consiste nel costruire un edificio che sia per un terzo cattedrale, per un altro terzo stabilimento termale e per un ultimo conclusivo terzo galleria d’arte. Ogni trappola che si rispetti richiede un’esca. L’esca di Ludovico consiste in una collezione di DVD di Lars Von Trier, in una cena presso Rina alle Mura a Caricamento e in un aperitivo sul cocuzzolo di una qualsiasi collina del Monferrato casalese, per esempio Bar Chiuso a cave di Moleto. Ivi si danzerà con Vincent Gallo, Elisa Sednaoui e Silvia Calderoni “Poison Lips”. Tagliere di formaggi e bottiglia di Franciacorta a corredo dell’esperienza. Lui spera che la signorina Pandora ci rimanga intrappolata con tutti i suoi riccioli scriteriati e anarchici.

Indugio nell’immaginare me stesso come nave stellare Enterprise e la signorina Pandora come sparviero Klingon. I due vascelli si fronteggiano immobili presso la zona franca collocata tra i confini della Federazione e lo spazio romulano. Data stellare 4329.5. I miei scudi sono al 30%. Attendo la mossa dell’avversario tentando di immaginare come reagirebbe James Tiberius Kirk. Per fortuna J.J. Abrams non ha ancora trasformato il plot della serie in una vaccata adrenalinica tutta conti alla rovescia, esplosioni indefinitamente iterate, inseguimenti a gravità zero e laserate nel culo. Qui siamo nella serie classica. Qui si gioca a scacchi con una civiltà differente tentando innanzitutto di decifrarne la cultura e il linguaggio. In una parola di “comprenderla”. Assai prima – o invece – di cercare di annientarla. Quando i Klingon colpivano per primi Kirk di solito diceva “Contromisure Sulu”, oppure “Manovre evasive”. Io innanzi a Signorina-Pandora-Sparviero-Klingon ho intenzione di ‘abbassare gli scudi’ e di ‘aprire un canale’. Io voglio rivelarmi come emissario della Federazione Unita dei Pianeti e manifestare al fiero popolo Klingon l’afflato ecumenico che ci muove. Voglio che i Klingon abbraccino la prima direttiva, la norma che vieta fermamente di interferire nello sviluppo naturale di una civiltà o negli affari interni di un governo di un altro pianeta finché essa non abbia sviluppato la tecnologia dei viaggi interstellari e la velocità curvatura. Voglio che tra Federazione e Impero Klingon vengano firmati gli accordi di pace e alleanza che porteranno il tenente Worf a diplomarsi alla Accademia Spaziale e a prestare servizio sulla nuova Enterprise nella serie Next Generation. Voglio infine che i nostri due scafi si avvicinino a velocità di impulso, si lambiscano voluttuosamente e giungano a compenetrarsi in un fragore lascivo di metalli alieni collidenti sino alla condivisione dei nostri nuclei di curvatura. Allora i cristalli di dilitio si accosteranno come mazzetti di primule destinati a decorare le mensole del Cosmo, i serbatoi di contenimento del plasma si spalancheranno fiduciosi come corolle di tulipano, il plasma terrestre sgorgherà copioso e scorrendo a valle come torrente della Val Veny si mescolerà fluendo a quello Klingon idratando la nostra estasi spaziale e rendendoci madidi di infinito. I sensori degli avamposti romulani rileveranno nella zona franca una fluttuazione del campo gravitazionale simile a quella causata dalla nascita di una stella. Ed io, speronandoti la carlinga, ti bacerò.

Ha predisposto il mortaio che le occorre ricavandolo dal cranio scavato di un notaio di Casalbagliano. A scavarlo si fa presto. Per il pestello si è rivolta altrove: una clavicola di addetto al protocollo va sempre bene. Il calare ritmato del timbro sul frontespizio di fascicoli e moduli conferisce alla clavicola dell’agente solidità impareggiabile, moltiplicando e allineando i tubercoli ossei in modo ideale. Ora cala nel mortaio gli ingredienti del composto che si propone di amalgamare. 1) Il nero animale è pigmento noto fin dalla Preistoria, usato dagli Egizi e nel Medioevo. Si ottiene bollendo e successivamente calcinando in assenza di aria le ossa di mammiferi. È polvere leggera e fine composta per il 10% da carbonio, per l’84% da Ca3(PO4)2 e per il 6% da CaCO3. 3) Il nero d’avorio si ottiene calcinando in assenza d’aria frammenti di avorio. Ha circa la stessa composizione del nero animale. 3) Il nero di corna di cervo è pigmento usato nel Medioevo. I suoi componenti principali sono il carbonio e il fosfato di calcio. È fabbricato per calcinazione in assenza di aria di ossa di cervo. È quasi del tutto insolubile in acqua. 4) Il nero di carbone (o, più correttamente, nero di carbonio, nerofumo o carbon black) è pigmento prodotto dalla combustione incompleta di prodotti petroliferi pesanti quali catrame di carbon fossile, catrame ottenuto dal cracking dell’etilene o da grassi ed oli vegetali. Manca solo l’ultimo ingrediente, il più difficile da procurare ma il più soddisfacente in quanto a risultati. Nel 2014 un team di ricercatori della NanoSystems, azienda del Surrey, ha messo a punto un materiale definito “super-nero”. 5) Il Vantablack è prodotto costituito da nanotubi di carbonio (ciascuno dei quali 10 mila volte più sottile di un capello umano) e assorbe il 99,96% della luce visibile. La quantità di luce assorbita è tale che ciascun oggetto, se rivestito con questo materiale, scomparirebbe completamente alla vista: l’occhio umano non sarebbe più in grado di distinguerne forma e contorni. Un abisso di oscurità risucchierebbe ogni fotone, con un effetto simile all’azione di un buco nero. La signorina Pandora ne butta infine un paio di manciate nel mortaio cranico e batte col pestello clavicolare tutto quanto sino a che l’amalgama non risulta pastoso e uniforme. Solo allora applica la sostanza sulle proprie labbra rendendone la superficie oscura come ciò che la notte sarebbe se non fossero mai esistiti il giorno, l’universo, i soli, la speranza e la vita. Le sue labbra nere possono allora viaggiare sul suo volto chiaro e talvolta parlare, incorniciando una bocca in grado di contenere e di espellere mondi presso i quali saprei abitare. Presso i quali desidero abitare. I soli mondi sui quali la mia vita biologica ritengo sia possibile.

Il ginecoloco incaricato di interpretare l’esito del tampone vaginale si rese conto dell’entità ma non della natura della cosa. Lesse nel referto del proliferare smisurato di organismi batteriformi quali germi comuni, miceti, gonococco, trichomonas, gardnerella, micoplasma hominis, ureaplasma urealiticum, clamidia e ovviamente si allarmò. Provvide a prescrivere alla signorina Pandora gli antibiotici risolutivi che la sua formazione riduzionistica gli suggerì. Egli ignorava come tutte quelle minuscole creature avessero consapevolmente privilegiato la vulva di Pandora rispetto a qualsivoglia altro habitat per fondarvi una Civiltà. Vasta, complessa, colta, sofisticata. Le diplomazie dei vari ceppi batterici avevano iniziato a preparare molti anni prima la Fondazione: inizialmente intensificando e finalizzando rapporti diplomatici bilaterali, poi attaverso una grande conferenza globale propedeutica, infine finanziando strutture logistiche adeguate all’impresa. Quando tutto fu pronto, milioni di batteri senzienti e dotati di facoltà cognitive superiori insospettate dai primati raggiunsero la propria terra promessa. I primi coloni si stabilirono presso la cervice uterina al fine di superare indenni le frequenti e violente sessioni di igiene intima e le incursioni improvvise delle lingue dei fidanzati. Non appena furono realizzate le infrastrutture fondamentali le nuove ondate migratorie poterono installarsi sulla vulva vera e propria e realizzare qui la propria utopia politica, sociale e culturale. Sulle mucose vaginali della signorina Pandora oggi troviamo un sistema di servizi efficiente ed economico fatto di scuole, case popolari, terme, ospedali, distretti direzionali, centri sportivi e cinema d’essai. Chi di noi non vorrebbe trascorrere l’intera propria vita (o almeno un lasso di tempo non breve) in quel luogo meraviglioso?



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