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Cortés the Killer a raffica sui media locali

Creato il 30 settembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Caro Don Pizarro, se sono bene informato è perché osservo. Esattamente come fai tu e come fanno in tanti, anche in questa disarmante Cremona.
Osservo, leggo con occhio critico quel che si scrive e ascolto. Anche le confidenze di un amico giornalista a proposito dei movimenti in atto nel sottobosco della triste editoria locale.
Allora dici bene: Cronaca, con tutti i suoi difetti (tanti, anche troppi) era una seconda voce in città.
Dico di più: era un’altra voce – seconda, prima, terza, ultima che fosse. Una voce sul mercato dell’editoria. Una voce tradizionale. Un contraltare, comunque.
E non solo per quanto riguarda le notizie. No, il fatto è che Cronaca era una voce per quanto riguarda le opinioni.
E arriviamo al punto.
Che fine hanno fatto le opinioni a Cremona? Chi esprime più un’opinione in questa città?
Brutalmente: chi, tra i media – oggetti o luoghi, a seconda di come la si vede, deputati tanto a diffondere notizie quanto a creare opinione -, chi, tra i media attualmente presenti sul mercato cremonese, è in grado oggi di ‘fare’ opinione? Di veicolare opinioni, idee, scambi costruttivi.
Di compiere, insomma, quel passo in più rispetto alla mera esposizione dei fatti?
Soprattutto: chi, oltre ad essere in grado di creare opinione, VUOLE favorire, iniettare linfa vitale al processo che innesca la formazione dell’opinione?
Credo sia, infine, questo il punto vero.
La Provincia – anche il più sprovveduto lettore lo vede da sé – non ha interesse a che si formino e, soprattutto, confrontino opinioni in città.
Sta bene.
La Provincia ha un editore e quella è la linea. La si può contestare, criticare, avversare. Ma quella è la linea legittimamente dettata dall’editore. Al più, uno può sempre decidere di non comprare quel giornale.
Altri media tradizionali? E’ rimasto ben poco, temo.
Telecolor. Salvo qualche timido tentativo, anche la storica emittente televisiva si rifugia ormai nell’informazione pura e semplice, sforando al massimo in qualche pur lodevole dibattito.
Studio Uno?
Cos’è? Chi la guarda? A chi serve se non al benemerito Cavaliere?
Anche qui. Legittimo che l’editore – il proprietario e signore dell’emittente fantasma – detti la sua linea. E che il direttore la applichi punto e basta. Dunque, nessun bisogno di formare o veicolare opinione dai palinsesti di Studio Uno: non rientra nei programmi (mi si passi il gioco d’immagini).
Cremonaoggi? L’inviato? Il Piccolo?
Dove sono le opinioni su questi media?
Ci si rincorre, si copia-incolla, si raffazzona un servizio, una segnalazione d’un lettore elevata al rango di notizia. Nient’altro.
Opinione – dibattito, POLITICA, POLIS, CITTA’, AGORA’ dove tutto era scambio e confronto – opinione, dov’è finita costei?
Le idee. Dove sono le idee, dov’è il confronto sulle idee (non su chiacchiere o insulti)?
Perché i media locali hanno abdicato alla loro funzione primaria? Sì, primaria, perché prima ancora di servire notizie un giornale deve formare opinioni, ricordiamolo.
Perché, dunque, i media cremonesi hanno abdicato alla loro funzione primaria per abbracciarsi in una melassa indistinta priva di contenuti, sterile e sciatto quanto la forma con la quale narrano i fatti (che anche quella, la forma, è frutto di qualcosa di più profondo della semplice esposizione)?
Perché le idee circolano ormai unicamente in rete, su mezzi non tradizionali come questo blog?
Perché qui non c’è un posto da perdere. Qui non c’è un signorotto o un cavaliere da servire, qui non c’è un equilibrio da mantenere affinché tutto si preservi.
Ecco perché dico che sì, che la forma cooperativa è – idealmente – l’unica in grado di garantire un’informazione il più libera possibile da logiche di potere o mercato. Certo, Cronaca ne è l’esempio e il monito: la forma cooperativa non pone al riparo da un bel nulla.
Specie se a quello che dovrebbe essere il vero significato dei contributi pubblici all’editoria, ossia garantire ad una voce seria ma ancora debole di muovere i primi passi per poi, quanto prima possibile, camminare sulle proprie gambe, non si accompagna una seria e rigorosa politica di controllo.
Ne guadagnerebbe l’editoria in generale. Ne guadagnerebbe la qualità dell’informazione.
Ne guadagnerebbe, anche qui, proprio qui, la comunità.
Che qui si vedrebbe preservare un valore fondamentale quanto ormai dimenticato dalle colonne tradizionali. Il valore dell’opinione.

Cortéz the killer

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