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Cortéz the Killer: Cremona affonda, non c’è gusto per il confronto. Il giornalista dovrebbe presentare la notizia dandole un contesto in modo che il lettore possa farsi un’opinione, confrontandola con altri massmedia

Creato il 03 ottobre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Ci stiamo perdendo in un bicchiere d’acqua. Un bicchiere da chupito, per essere precisi.
Le argomentazioni di Don Pizzarro mi trovano perfettamente d’accordo. Fatti separati dalle opinioni. Sacrosanto. Prima ancora di Sechi e di Don Pizzarro, il concetto è stato teorizzato e messo in pratica dalla stampa anglosassone e americana.
Sul concetto in sé, dunque, nulla quaestio.
Quello sul quale non ci intendiamo, in questa serie di commenti, è altro. Per quanto mi riguarda (mia personale opinione, appunto), la funzione di un quotidiano non può essere ridotta alla semplice ricerca e offerta di notizie al lettore. Una notizia non può, in altre parole, essere semplicemente cercata e battuta. Per questo esistono le agenzie.
Le agenzie possono essere più che sufficienti a veicolare notizie, ma qui si fermano. Diversa la funzione dei media, ai quali spetta, oltre alla ricerca dei fatti, la contestualizzazione e l’approfondimento degli stessi. Attenzione: non secondo l’opinione del giornalista o dell’editore – parlo naturalmente in termini ideali, poiché nella pratica la linea editoriale è cosa dalla quale non si può prescindere. Compito di un giornale è cercare un fatto, accertarne la veridicità e collegare quel fatto con fatti pregressi, sviscerarne ogni aspetto, metterlo a raffronto con altri fatti, inserire quel fatto in un contesto storico, sociale, economico, ecc.
Solo in questo modo è possibile fornire al lettore gli strumenti grazie ai quali farsi un’opinione il più possibile completa.
Voglio essere chiaro: compito del giornalista non è interpretare il fatto, ma contestualizzarlo, metterlo in relazione con quanto il giornalista, in virtù del suo ruolo e delle competenze acquisite, sa oltre a quel fatto e in relazione ad esso.
Questo è ciò che può (e deve fare) il giornalista. E questo è ciò che deve fare il giornalista perché per questo è pagato. Il lettore non è tenuto a sapere o a ricordare altri elementi relativi a quella specifica notizia. Deve essere il giornalista ad offrire al lettore il fatto con il ‘corredo’ di tutti gli elementi utili ad inquadrarlo in uno spazio ed in un tempo preciso.
Porto un esempio. Il politico X afferma che i costi della politica sono troppo alti e vanno tagliati.
Il giornalista può limitarsi a riportare la dichiarazione (ed è esattamente ciò che fa un’agenzia). In questo caso riporta il fatto. Ma se il giornalista, oltre a riportare il fatto, ricorda ad esempio che quel politico, anni prima disse la stessa cosa salvo poi non muovere un dito per dare seguito alla dichiarazione; se il giornalista, ad esempio, raccoglie il parere di altri politici sullo stesso tema; se il giornalista ricorda al lettore cosa sono e a quanto ammontano i costi della politica, porta un’opinione sua o semplicemente aiuta il lettore ad avere un quadro più completo, mettendo lo stesso lettore nelle condizioni ideali per comprendere il fatto (aiuta dunque il lettore a farsi un’opinione)?
Questo intendo – e intendevo nei miei interventi – per opinione. E ripeto, è chiaro che ogni giornale tenderà ad offrire le notizie in una chiave di lettura confacente alla propria linea editoriale. Ma questo non toglie che ci possa e debba essere, tra l’esposizione nuda di un fatto e il silenzio totale, una via mediana che è quella propria della professione giornalistica.
Tutto sta (starebbe, poiché non viviamo certo nel migliore dei mondi possibili, con buona pace per Leibniz) nella chiarezza. Un giornale dovrebbe anzitutto chiarire la sua linea editoriale. Ha strumenti per farlo, quali, appunto, gli editoriali e i commenti – che sono cosa ben distinta dagli articoli. Stabilito il patto di trasparenza col lettore, il giornale può legittimamente offrire notizie, e non meri fatti, e contribuire a formare opinione dal suo particolare punto di vista che è quello del portatore d’interesse, ossia l’editore.
Dal confronto di più linee editoriali trasparenti e dal raffronto tra articoli in grado di fornire tutti gli elementi necessari, un lettore – e così un’intera comunità – potrebbe formarsi un’opinione.
Questo – e torno al mio mantra – è ciò che manca ora a Cremona. Questo non fanno i media cremonesi.
Altro che far due chiacchiere davanti a un buon bicchiere di vino! Di ben altro hanno bisogno temi, come questo, vitali per lo sviluppo di una comunità. Di confronti sulla pubblica via, di voci che inondano il web, di dibattiti serrati. Altro che trovarsi a parlarne in quattro al bar!
Cremona affonda. E affonderà sempre più se non sapremo ritrovare il gusto per l’opinione, per il confronto. Affonderà se non pretenderemo di conoscere le cose e di essere messi nelle condizioni di inquadrare un fatto.
Dite, è forse informare scrivere che Palazzo Fodri ha riaperto i battenti ai cremonesi? Questo è un fatto. E tale rimane se nessuno ricorda quale spaventosa battaglia d’interessi si scatenò due anni fa attorno a quel palazzo.
Vogliamo dunque i fatti o anche strumenti per comprendere la società?

Cortéz the killer

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