Pubblicato il 26 febbraio 2013 da bailing
the King of Games
is still the Game of Kings.”
Fu il Re persiano Dario il Grande a portare il Polo in India nel 522 a.C. e da lì questo sport raggiunse la Cina dove assunse un’importanza tale che, per poter accedere alle cariche pubbliche più prestigiose, era necessario esserne abili giocatori.
Furono gli ufficiali inglesi di stanza in India, che iniziarono a giocare a Polo alle corti dei Maharaja di Manipur e Lahore, ad importarlo in Inghilterra dove il club di Monmouthshire fu fondato nel 1872.
Il primo club italiano fu fondato invece nel 1924 sull’isola istriana di Brioni e ne fu presidente onorario il Duca di Spoleto.
Il Polo si disputa tra due squadre composte ognuna da quattro cavalieri muniti di mazze denominate stecche, formate da una canna di bambù al termine della quale è fissato un mazzuolo di legno.
E’ un gioco nobile ed esclusivo le cui complesse e numerose regole sono pensate per salvaguardare uomini ed animali.
Si gioca su un campo rettangolare in erba, ma anche sulla sabbia o sulla neve, e non solo a dorso di cavalli, ma perfino di elefanti o di cammelli.
L’obiettivo del gioco è segnare più goal possibili facendo passare la palla tra i pali di meta della squadra avversaria.
Sono giudicati con handicap -2 i principianti, mentre possedere un handicap 10 significa avere conseguito la perfezione in questo sport.
L’insieme degli handicap dei singoli giocatori forma l’handicap della squadra.
Nel caso di un incontro tra due squadre con handicap diversi, quella con l’handicap inferiore ha diritto ad un goal di vantaggio.
E poi la consuetudine di sorseggiare champagne mentre si assiste alle partite lo fa balzare di diritto in cima alla classifica dei miei sport del cuore!
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