Immaginatevi un campo. Vuoto. Improvvisamente il cielo si oscura riempiendosi di corvi che piombano sul campo come una nera pioggia di stracci svolazzanti fino a coprirlo completamente. O quasi. Nel centro del campo resta uno spazio vuoto, e nel mezzo vi si sistema uno dei corvi, isolato dallo stormo. L'uccello lancia le sue strida e i suoi richiami. Diecimila piccoli occhi guardano fissi, risoluti. A volte lanciano un verso, come se stessero domandando qualcosa. E' come un parlamento, come un'aula di tribunale. Il corvo solitario continua a gracchiare e gli altri attendono. Questo può andare avanti per ore, dall'alba fin quasi fino al tramonto."
"E poi cosa succede?"
"Una delle due... A un dato segnale, che gli osservatori umani non sono mai stati in grado di identificare, tutti gli uccelli spiccano il volo, lasciando il corvo solitario da solo nel campo... oppure, sempre tutti insieme, piombano su di lui e lo beccano a morte. Ecco cosa succede."
"Perché?"
"E' un mistero no?"
[...]
"Non si tratta di un parlamento, né di un processo. Il corvo nel mezzo del campo è un narratore. Racconta a tutti gli altri la sua storia e quando finisce... scopre se agli altri corvi è piaciuta o no." (Neil Gaiman - Sandman n. 40 Vertigo / Ed. italiana sul volume "Sandman - Favole e Riflessi" - Magic Press)
E' un ricordo di tanti anni fa. Seconda metà degli anni settanta, in Corsica. Dormivo in tenda, sulla costa occidentale, da qualche parte fra Cargese e Calvi, quando, di notte, qualcosa mi svegliò. Era entrato nella canadese, lasciata aperta per il caldo un topino che aveva cominciato a camminarmi addosso. Me lo scrollai di dosso, e dopo averlo educatamente accompagnato all'uscita uscii anch'io. Stava per albeggiare e mi allontanai verso il mare; la spiaggia si trovava ad una ventina di metri. Volevo fumare una sigaretta. Ma quando arrivai sulla spiaggia, vidi un'enorme massa nera che si agitava. Era un parlamento di corvi. Non avevo ancora letto Sandman e, del resto, nemmeno Gaiman credo avesse ancora in mente di scriverlo. Ma, anche senza sapere dell'eventuale giudizio finale, decisi di tornare alla mia tenda. Meglio non disturbarli!
Rimane, a monte, la curiosità rispetto al termine inglese, "Murder", "Murder of Crows". Ovvio che verrebbe da tradurlo come "assassino", "uccisore", o, al limite, "strage". "Uccisore di corvi", "Strage di corvi", e invece no, alla faccia delle innumerevoli traduzioni che si trovano in rete: ché di canzoni dal titolo "Murder of Crows" ce n'è più d'una! Murder, in inglese, attiene anche a quel genere di nomi collettivi, volti a definire gli insiemi di animali: stormi, mandrie, ecc. La cosa curiosa, però, e che, per i corvi, si usano due di questi nomi collettivi: "flock" e "murder". Dove, flock definisce il gruppo di corvi, ma quando sono alti, in volo; mentre "murder" li fotografa quando si trovano insieme a terra (più raramente, sui rami di un albero). Già, murder significa parlamento, tribunale, o qualcosa del genere. Proprio come se la cosa del giudizio finale, che si può concludere con l'omicidio da parte dei corvi, fosse vera!
A me è sembrata verosimile.