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Cos’è la resilienza? Perché serve a fronteggiare le crisi?

Da Vittoriobaroni

Cos’è la resilienza? Il termine resilienza deriva dal latino “resilire” che significa saltare indietro, rimbalzare.  

In sostanza, è la capacità di di “navigare i torrenti”, di resistere alle crisi, agli urti e alle difficoltà senza spezzarsi, con il coraggio di sollevarsi per migliorare la “capacità di tenuta”. 

La resilienza serve per  innovare la strategia di sviluppo di aziende, organizzazioni, istituzioni e territori. 

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La resilienza è una cosa straordinaria. Riesce a far “dialogare” le diversità delle conoscenza scientifiche, è multidisciplinare perché è patrimonio delle discipline umanistiche, tecnologiche, economiche, ecologiche, biologiche…

In ingegneria la resilienza definisce la capacità di un materiale di resistere a sollecitazioni impulsive. In biologia e in ecologia umana equivale alla capacità di un sistema di auto-ripararsi, di ritornare a uno stato di equilibrio in seguito a una perturbazione.

Nelle scienze umane la resilienza esprime la capacità di fronteggiare un qualsiasi evento critico, si collega ai concetti di benessere, trauma e vulnerabilità, stress ed empowerment, è anche praticata con successo nella psicologia nello sport.

In psicologia si fa uso del termine resilienza per esprimere la capacità umana di far fronte in maniera positiva alle difficoltà coltivando le risorse interiori, ripristinando l’equilibrio psico-fisico precedente alla crisi con la possibilità di migliorarlo.

In Svezia,  l’Istituto “Stockholm Resilience Centre” opera per lo Sviluppo Sostenibile integrando la ricerca sui sistemi socio-ecologici con l’emergente economia dell’ecologia.  Su questo studio baroni segnala il lavoro dell’amico Sturle Hauge Simonsen esperto in Resilienza Culturale.

Negli ultimi anni la resilienza viene spesso utilizzata in economia. L’azienda, mediante il “Business Continuity Plan“, può dotarsi dota di uno strumento preventivo verso possibili incidenti che possono minacciare le sue funzioni vitali.

Di recente si parla di resilienza urbana, ovvero infrastrutture verdi, sistemi di gestione delle acque e dei rifiuti, modelli partecipativi basati sul riuso delle risorse. Ad esempio, nell’aprile del 2014, l’Europa ha fatto il punto sui progetti Life in corso di realizzazione per tracciare un modello di progettazione urbana resiliente.

La resilienza si può acquisire come duplice qualità individuale e collettiva:

  • Resilienza come qualità individuale in quanto riassume un complesso di capacità in grado di mettere la persona nelle condizioni di reagire con attiva flessibilità ai cambiamenti e alle difficoltà esistenziali e, nel superarle, sviluppa quelle potenzialità di equilibrio originate nell’iniziale relazione di attaccamento, ma anche migliorate in modo consapevole nel necessario percorso di life-long learning, cioè apprendimento lungo tutto l’arco della vita;
  • Resilienza come qualità collettiva caratterizzata dalla capacità di reazione nelle situazioni di difficoltà, orientata al bene comune e guidata da principi solidali, cooperativi, collaborativi, che evolve e si sviluppa nel mutuo aiuto con la mobilitazione di risorse relazionali, con la promozione di responsabilità per il benessere delle persone e della stessa comunità di appartenenza (territoriale, aziendale, sociale, …). Considerato che la resilienza è declinabile in ambienti aziendali, associativi, territoriali, … si può quindi parlare di “imprese resilienti”, “organizzazioni resilienti”, “territori resilienti”, …

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