Magazine Economia
James Charles Livermore operatore finanziario internazionale nato l'11 giugno 1981. Dopo la laurea in economia, dal 2005 lavora nel settore dell'investment banking, occupandosi di trading e finanza strutturata
Sostenere che sui report della “trimurti” mondiale del rating, cioè le famose Agenzie, ci sia sempre un poco di puzza di imbroglio o di “pista da indicare” per scopi tutt'altro che benefici, è ormai quasi un eufemismo. Nel giro di tre giorni si è assistito a un ripensamento della celeberrima Standard& Poor's sulla situazione italiana. In sostanza i “maestri” del mercato hanno detto che non avevano visto bene tutti gli elementi, tutti i fattori e quindi il declassamento italiano, i giudizi impietosi erano perlomeno imprecisi. Amen. Adesso arriva un altro protagonista del rating, l'indimenticabile Moody's, che decreta il default della Grecia
un paio di giorni dopo che le Borse hanno festeggiato l'accordo sulla stessa Grecia ! Sono classici esempi di professionalità e soprattutto di “competenza” al contrario, che ci ricordano la “cagnara sessantottarda”, quando tutto veniva misurato a “spanne di convenienza” e di ideologia lunare. Con una variante, che già i critici da sinistra di quell'epoca precisavano sempre: questi sognatori sessantottini hanno il cuore a sinistra, il cervello a destra e (usiamo l'inglese per non cadere nel turpiloquio) “the bottom” al centro.
Il nostro James Charles Livermore, operatore finanziario internazionale, con il pregevole (anche se sorpassato dall'odierna antropologia) gusto per la verità, non si stupisce più di tanto.
Scusi Livermore, ma sta nascendo una nuova ondata di pentiti? Dopo i mafiosi pentiti, i tangentari pentiti, arrivano pure i pentimenti nelle agenzie di rating?
In realtà aggiustano le cose. Una volta che è stato messo in sicurezza il rischio contagio, tassando a man bassa i cittadini per garantire i debiti, cioè i “buchi neri”, delle banche, vogliono dimostrare a posteriori che in tutti i casi avevano ragione.
Allora, facciamo un piccolo riassunto. Queste agenzie di rating hanno accompagnato il panico che si era creato sul mercato con il concorso di media “compatti e uniformi” nei loro commenti. Con il loro giudizio hanno drammatizzato la situazione e adesso respirano e aggiustano. C'è qualche cosa che non va, le pare?
Le agenzie di rating si sono esibite in acrobazie palabratiche più spericolate. Quando assegnarono la “tripla A” alla valanga dei subprime e poi tutti venimmo travolti dalla suddetta valanga, si sparse la voce, anzi dissero che le analisi erano state fatte da alcuni stagisti che avevano preso delle cantonate, che avevano fatto degli errori. Insomma la colpa era degli stagisti. Hanno un potere di convinzione pari alla Pizia di Delfi.
Il ripensamento, oppure chiamiamolo aggiustamento, riguarda l'Italia, ma il default greco sanzionato da Moody's, dopo il brindisi borsistico per l'accordo, come se lo spiega?
Questo è un livello diverso.
Che cosa avviene sostanzialmente con l'accordo raggiunto con la Grecia?
Uno swap, una spalmatura del debito con titoli a più lunga scadenza. Secondo i contratti standard delle banche (l'acronimo è ISDA) il debito non viene onorato al momento giusto, viene posticipato e quindi, in questo dettaglio normativo che non viene rispettato, si nasconde il semi-default. Il debito non è stato onorato al momento giusto ed è fuori dalla disciploina dei contratti strandard. Forse non ci avevano pensato o non se ne erano resi conto.
O forse lo sapevano benissimo e dovevano trovare una soluzione per salvare qualche banca in brache di tela?
Infatti occorrerebbe chiedersi perché le banche, ad esempio quelle francesi e tedesche, avevano investito tanto in questi titoli di paesi europei scarsamente affidabili. Avevano investito a breve per rifininanziarsi. A un certo punto si sono spaventate, perchè se non si metteva in sicurezza il rischio di deafualkt e di contagio, a Parigi e a Berlino sarebbe saltato il banco. Con le tasse dei cittadini europei si è usciti dall'incubo che il banco saltasse, oppure che le banche francesi e tedesche diventasero scalabili, cioè potevano andare in mano ad altri.
Grande spirito europeista! A noi italiani ci fanno rivedere la portata della “golden share” su alcuni settori dopo averci comminato una procedura d'infrazione, altri invece si rifinianziano, a costo zero, come la Germania per mettere una toppa sui buchi delle loro banche.
Lo spirito europeistico è quasi farsesco in una situazione come questa. Qui siamo ritornati all'Ottocento, anzi per certi aspetti al Congresso di Vienna del 1815. O ancora al 1870, con la Gremania del dopo-Sedan che riprende la sua poilitica di potenza, per fortuna con altri mezzi. In più i problemi di fondo restano.
L'idea di spostare fette di economia reale dall'Occidente al Terzo mondo, di spostare fette di lavoro e di controllarlo con il capitale è il frutto di una politica veramente miope.
Questo è uno dei punti cruciali. Hanno spostato appunto pezzi di economia reale e non controllano nulla. Questa era l'Europa che piaceva a Romano Prodi, con l'idea che il capitale facesse altro capitale e che controllasse tutto.
Che i problemi restino si vede dalla massa dei derivati, dall'entità della bolla speculativa. Come si uscirà da questa situazione?
Difficile prevederlo. E' probabile con un ricorso a una politica d'inflazione. Ma bisognerà avere la cultura di controllarla. E poiché, come spesso dice lei, questi non hanno cultura, sono tutti sessantottini o figli di sessantottini, sia di destra che di sinistra, vengono i brividi alla schiena. Occorerebbe un ritorno della politica. Ma quale? In che modo e con quale tipo di organizzazione? Intanto viviamo in un equilibrismo degli eccessi.
C'è nervosismo in Francia?
Sono tutti molto nervosi. Nicolas Sarkozy è dato perdente dai sondaggi, ma Francois Hollande non pare un fulmine di guerra. Ha solo un aspetto positivo: è antirigorista, mette in discussione l'Europa germanizzata. Difficile dire che questa linea possa bastare o riparare ad alcuni danni. Poi Sarkozy si prepara a giocare l'ultima carta: io fin qui ho gestito la baraccca, voglio vedere come farete senza di me ”. Una sorta di “après moi le deluge”.
Intanto, in tutto il mondo c'è disagio, frenata delle crescita, turbolenze sociali.
Nonostante quello che raccontano i giornali, ci sono focolai di rivolta anche in Cina, ovunque. Immaginare uno scenario per i prossimi mesi e i prossimi anni è veramente un azzardo. fonte
di Gianluigi Da Rold
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