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Cosa ci deve insegnare l Olocausto

Creato il 28 gennaio 2013 da Mdileo @atmospherelibri

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COSA CI DEVE INSEGNARE L’OLOCAUSTO

Non tutte le vittime erano ebrei, ma tutti gli ebrei erano vittime. Perché è così importante il ricordo dell’Olocausto? Sei milioni di ebrei, vittime della Shoah, sono state diffamate, demonizzate e disumanizzate, come prologo o giustificazione per il genocidio. Dobbiamo capire che l’omicidio di massa di sei milioni di ebrei e milioni di non ebrei non è una questione di astratte statistiche.

Poiché a ogni persona corrisponde un nome – in ogni persona c’è un’identità. Ogni persona è un universo. Come i nostri saggi ci dicono: “Chi salva una sola vita, è come se lui o lei avesse salvato un intero universo’’. Così come chi ha ucciso una sola persona, è come se avesse ucciso un intero universo.

Il genocidio degli ebrei d’Europa è riuscito non solo per l’industria della morte e la tecnologia di terrore, ma anche a causa dello stato sanzionato dall’ideologia dell’odio. Questo insegnamento del disprezzo, questa demonizzazione dell’altro, questo è dove tutto ha avuto inizio. Come i tribunali canadesi hanno affermato nel sostenere la costituzionalità della legislazione antiodio, “l’Olocausto non è iniziato nelle camere a gas – è cominciato con le parole’’. Questi sono gli effetti catastrofici del razzismo.

Quarant’anni più tardi, negli anni Novanta, questa lezione è rimasta disattesa. La tragedia si è ripetuta. Abbiamo assistito, ancora una volta, a un aumento crescente dell’odio e dell’istigazione, che nei Balcani e in Ruanda ci ha portato alla strada del genocidio.

Il genocidio degli ebrei d’Europa è stato conseguito non solo a causa della cultura sottoscritta dallo stato di odio e dell’industria della morte, ma anche a causa dei crimini dell’indifferenza e a causa delle congiure del silenzio. Ricordiamo che l’etiope Haile Selassie invocò invano l’aggressione di Mussolini nel 1935. Il fascismo marciava avanti, ottenendo una vittoria dopo l’altra. Mentre si preparava la guerra, la Cecoslovacchia fu costretta ad arrendersi a Hitler nel 1938, ma ulteriori appelli per la pace passarono inosservati. La risposta fu l’indifferenza internazionale, e il risultato fu la guerra mondiale e il genocidio.

Abbiamo assistito a una terribile indifferenza e inerzia anche recentemente, finendo sulla strada dell’impensabile – la pulizia etnica nei Balcani – e lungo la strada dell’indicibile – il genocidio in Ruanda – indicibile, perché questo genocidio era evitabile. Nessuno può dire che non lo sapeva. Sapevamo, ma non abbiamo mosso un dito, come avremmo dovuto fare per fermare il genocidio in Darfur, ignorando le lezioni della storia, tradendo il popolo del Darfur, e deridendo la responsabilità di proteggere la gente dall’odio di massa.

Nel mondo in cui viviamo, ci sono poche persone disposte ad affrontare con coraggio la battaglia per l’antirazzismo.

È una nostra responsabilità abbattere questo muro d’indifferenza, spezzare queste cospirazioni del silenzio.

L’indifferenza e l’abulia a una mancata azione ci devono far riflettere – l’indifferenza di fronte al male è accondiscendenza con il male in sé – è complicità con il male.

Se il XX secolo – simboleggiato dall’Olocausto – è stato l’età delle atrocità, è stato anche l’età delle impunità. Alcuni dei responsabili sono stati assicurati alla giustizia, ma molti sono stati amnistiati o dimenticati. In questo contesto, l’istituzione del Tribunale penale internazionale deve essere visto come lo sviluppo più drammatico nel diritto internazionale penale, in quanto Norimberga dev’essere ricordata per scoraggiare atrocità di massa, per proteggere le vittime e perseguire i responsabili.

L’Olocausto è stato reso possibile non solo a causa della “burocratizzazione del genocidio”, ma anche a causa della complicità delle élite – medici, leader religiosi, giudici, avvocati, ingegneri, architetti, educatori, e simili. Come è nostra responsabilità dire la verità al potere, il potere deve tenere conto della verità.

Il genocidio degli ebrei d’Europa si è verificato non solo per la vulnerabilità dei senza potere, ma anche per l’impotenza del vulnerabili. Non è sorprendente che la triade di igiene razziale nazista – le leggi di sterilizzazione, le leggi razziali di Norimberga, il programma di eutanasia – mirava a coloro “la cui vita non era degna di essere vissuta”, e non è irreale, come il professor Henry Friedlander sottolinea nel suo lavoro su “Le origini del genocidio”, che il primo gruppo individuato da uccidere fu quello dei disabili ebrei – il tutto ancorato alla scienza della morte, alla medicalizzazione della pulizia etnica, alla sanificazione del vocabolario della distruzione.

La responsabilità come cittadini del mondo e come rappresentanti dei governi è dare voce a chi non ha voce, siano essi disabili, poveri, rifugiati, anziani, donne vittime di violenza, bambini vulnerabili – i più vulnerabili dei vulnerabili.

Conclusione

I sopravvissuti dell’Olocausto sono i veri eroi dell’umanità. Hanno assistito e sopportato il peggio della disumanità, ma in qualche modo hanno trovato nelle profondità della propria umanità il coraggio di andare avanti, di ricostruire la loro vita come noi abbiamo costruito le nostre comunità. Ci dobbiamo ricordare che ogni persona ha un nome e un’identità – che ogni persona è un universo – che per salvare una vita si salva un intero universo.

Ricordiamo – e ci impegniamo – e questo non deve essere una questione di retorica, ma deve essere un impegno di azione – che mai più saremo indifferenti all’incitamento e all’odio, che mai più saremo in silenzio di fronte al male, che mai più ci lasceremo andare al razzismo e all’antisemitismo, che mai più ignoreremo la sorte dei più deboli, che mai più resteremo indifferenti di fronte alle atrocità di massa e all’impunità.

Parleremo e agiremo contro il razzismo, contro l’odio, contro l’antisemitismo, contro le atrocità di massa, contro l’ingiustizia – e contro il crimine dei crimini il cui nome non si dovrebbe nemmeno nominare: genocidio.

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