Magazine Diario personale

Cosa è opportuno fare

Da Icalamari @frperinelli

Ad esempio, con mia madre. Le persone come lei sono persone che si fanno amare tanto, e poi scappano (e poi ritornaro, e riscappano, e poi ritornano ancora). Come ho sempre fatto anche io prima di imparare che è giusto e responsabile affrontare di petto la vita. Ma io ho imparato ad amare secondo quel modello, e la psicanalisi insegna che sradicare un modello è cosa difficilissima. Il modello, sì, va estirpato come una malapianta ma la persona no, non è opportuno. L’amore non è cosa da tenere lontana. Non c’è che quello per cui vivere. Quello e un po’ di sana solitudine rigeneratrice, quando serve.

Quante parole si dicono senza nessuno scopo. Le altre, quelle che restano chiuse dentro anche se le porte restano spalancate, quelle che si rintanano sul fondo della stanza più remota e si stringono tra loro, tremando, perché non reggerebbero il colpo di essere fraintese, racconterebbero di giorni e giorni di pioggia caduta senza sosta. Anche adesso che il cielo è appena velato, a guardare in alto il pensiero di tutte quelle gocce scese appesantisce le palpebre e il torace. Neanche quando rido, neanche quando abbraccio un cucciolo, neanche quando cammino a testa alta in strada mi abbandona il pensiero di un grande spazio vuoto.

Eppure, mi piace sognare un’altra possibilità. Provare ad ascoltare. Lasciare che si sia come si è, perché non si può essere nient’altro. Niente di differente. Anche se tutto scorre e non tornerà mai più il passato breve, una fiammata nel buio dell’esistenza, vorrei lasciar essere così, allora. Avere accanto e non pretendere. Sperando di riuscire a sopportare i prossimi affronti inconsapevoli. Perché l’Uomo è un piccolo essere, ed è debole. Ma quando è anche fortemente radicato nel cuore, è giusto desiderare di riempirlo quello scavo nel terreno, di accompagnare l’albero in terra a riposare. Dare ancora acqua. Tornare a essere, esseri diversi, la terra e l’albero, insieme.

Gaiua Cuatro e Paolo Fresu rubati freschi freschi dal blog di Valter Binaghi


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