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Cosa fatta capro ha: GOATWHORE, GOAT SEMEN e GOAT DESTROYER 666

Creato il 25 marzo 2015 da Cicciorusso

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Mi ero innamorato dei GOATWHORE con il quarto full Carving out the eyes of God, che segnò il passaggio dal black cruento e pestone dei primi album e il black/thrash efficace ma un po’ addomesticato che suonano ora. Constricting rage of the merciless è abbastanza simile al precedente Blood for the master, forse ancora più pulito e curato. Non trasmettono più quel marciume e quel malessere che li rendeva accostabili ai gruppi sludge della loro New Orleans. Probabilmente si saranno dati una regolata con le droghe (il cantante è lo stesso degli ormai dispersi Soilent Green, per capire il giro). Oggi insistono ulteriormente sulla melodia e sui rallentamenti, il che, se l’intento è cercare di non fare sempre lo stesso disco, ci può stare. I pezzi migliori sono tuttavia quelli più thrashettoni (Baring teeth for revolt dal vivo spaccherà sicuramente i culi) e sparati (Unravelling Paradise, quasi mardukiana). Restano un ascolto gradevole ma hanno perso un po’ del loro fascino

Continuiamo le celebrazioni per l’Anno della Capra, festeggiato a suo tempo con la recensione dell’ultimo Archgoat, facendo un salto in Perù dai GOAT SEMEN. Perché ogni tanto ci vuole una full immersion tra i gruppi sudamericani in cerca di chicche fatte di disprezzo totale per i concetti di evoluzione e originalità e blasfemia esagitata e gratuita. I ragazzacci di Lima sono in giro dal 2000 e, dopo la solita trafila di split, hanno appena pubblicato il primo full Ego Svm Sathana per la benemerita Hells Headbangers, la casa discografica più trve e kvlt degli Stati Uniti insieme alla Dark Descent. Il genere è un black metal allegramente fracassone, come vuole lo spirito latino, che alterna momenti cadenzati ispirati alla scuola norvegese a improvvise accelerazioni con riffacci speed, assoli che hanno l’unico scopo di aumentare il livello di caciara e ingiustificati acuti alla Dark Angel, senza però toccare i picchi di parossismo reazionario raggiunti da altre band estreme del continente, come gli splendidi Anal Vomit o gli altri che ha illustrato Matteo Ferri nel suo dotto speciale in tre puntate sul black metal latino-americano.

In grado di gareggiare in truculenza e bestemmie a casaccio con i sudamericani ci sono solo gli australiani. Ho scoperto per puro caso l’esistenza di questi GOAT DESTROYER 666 (da non confondere con il compianto Goat Destroyer, batterista dei messicani Raped God 666, passato anche per i Morbosidad e defunto nel 2009 dopo una misteriosa caduta dal terzo piano), che hanno solo 80 mi piace su facebook e hanno inciso finora due demo, la seconda delle quali, Goats over Transylvania, è stata da poco rimasterizzata e pubblicata su bandcamp. Non sono manco malissimo. Forse mi sono piaciuti più dei Goat Semen. C’è pure qualche parte lenta d’atmosfera nel consueto macello, grezzissimo e registrato alla diociaiuti, nel solco di illustri conterranei come Bestial Warlust e Sadistik Exekution. Non solo c’è la parola “Goat” nei titoli di tutti i pezzi ma i soprannomi dei tizi sono Goatzilla, Ghoatst, Goatlord e Goatku, quest’ultimo credo ispirato a Dragon Ball (nel caso, sono ulteriori punti stima). Di nuovo buon Anno della Capra a tutti (Ciccio Russo).



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