Nella sua strategia elettorale, il Partito islamico della Giustizia e dello Sviluppo (PJD) ha previsto un tasso di crescita medio annuo pari al 7% del PIL, uno SMIG (salario minimo) a 3.000 dh (c.ca 280 euro) e la riduzione di due punti sul tasso di disoccupazione attuale. Il partito si è impegnato poi ad aumentare del 40% i salari medi individuali nei prossimi cinque anni e di ridurre della metà il tasso di povertà. Gli islamici promettono inoltre di innalzare le pensioni minime a 1.500 dh (140 euro c.ca) al mese e per i giovani diplomati in attesa di occupazione fissa, sono previsti 1000.000 bonus per coprire i loro bisogni nel periodo di stage. Il PJD prevede di riprodurre il modello economico del partito islamista turco, il AKP e si riserva di accordare il 30% dei mercati pubblici alle PME (Imprese Marocchine) oltre a ridurre della metà la soglia di investimenti mecessari per beneficiare dei vantaggi previsti dalla Commisione nazionale degli Investimenti, riduzione che da 200 MDH dovràpassare a 100 MDH. Il partito promette ancora un abbattimento fiscale progressivo per arrivare ad un tasso del 25% e, per finire, conta di operare una manovra sul regime fiscale attuale. In altri termini, i ricchi dovranno pagare di più. Gli islamici del PJD vogliono una esonerazione della TVA (IVA) per i prodotti di consumo di base, essenzialmente prodotti alimentari e medicinali, e per equilibrare la bilancia, promettono di tassare al 30% i prodotti che giudicano complementari o superflui. Ciliegina sulla torta, il PJD si è impegnato a doppiare la produzione degli alloggi sociali e ridurre al 20% l’analfabetismo di qui al 2015.
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