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Cosa mi ha dato Cuba

Creato il 16 dicembre 2013 da Giovy

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Foto da Wikimedia Commons

Ho voglia di scrivere di Cuba, di quello che mi ha dato e di come ha seminato il mio cuore.
Un viaggio a Cuba è qualcosa di così intenso che spesso si riesce a capire solo a gran distanza.
Io di viaggi sull'Isla Grande ne ho fatti 3 ed ognuno è stato pazzesco in modo diverso dall'altro.
C'è questo post che mi frulla in testa per una serie di motivi diversi.
Nei giorni scorsi, in pianura, c'è stata una gran nebbia. Io lavoro vicino ad una finestra e sono abituata a guardare fuori mentre scrivo e penso a tutto il mondo che vorrei ancora vedere.
Questo mi regala grandi tramonti e momenti in cui devo lavorare con gli occhiali da sole ma, nei giorni scorsi, mi sentivo come frullata dentro una grande scodella di latte.
Il bianco era il colore prevalente... non delle neve ma della forte nebbia che avvolgeva tutto.
Sicché ho pensato al mio primo ritorno da Cuba e forse qualcuno che era con me in quei giorni (e che legge questo blog) si ricorderà come me il momento in cui, arrivate a Malpensa, sembrava di essere cadute dentro la televisione in bianco e nero.
Non era la prima volta che i miei occhi godevano della bellezza di quella fascia del mondo denominata Tropico ma, caspita, mai mi ero sentita così smarrita al mio ritorno da un luogo.
Cuba mi ha insegnato, in primis, la bellezza e l'intensità della vita a colori.
Quella vita fatta con un sorriso e con tanto impegno.
Mi dispiace sempre quando sento frasi "ormai telefonate", tipiche dei ritorni da luoghi dove il turismo trionfa. Quelle frasi come "ma loro hanno il ritmo nel sangue" oppure "facile essere felici quando non hai mai freddo".
Cuba è molto più di questo ed io prenderei a pugni chiunque pronunci una cosa del genere.
Nella zona di Pinar del Rio ho imparato la bellezza dei campi di tabacco.
Mai visto il verde del tabacco risaltare sul color rame della terra argillosa di Cuba? Ecco, credo che nessun pittore sarebbe capace di un simile contrasto.
A La Habana ho imparato che una città così o sia ama o si odia. Ed io, modestamente, la amo.
E' una vecchia signora che vuole solo rifarsi il trucco e attende quasi annoiata su di una chaise-longue raccontando le vicende della sua giovinezza.
A Trinidad ho capito che il tempo si può fermare e sono stata folgorata dalla bellezza selvaggia della Sierra de l'Escambray.
Santa Clara ha alimentato la mia passione storica ma mai come a Santiago mi sono sentita al centro di tutto ciò che Cuba ha sempre voluto raccontare.
Viaggiando verso Bayamo e Holguin ho capito la Provincia de Oriente. L'Oriente a Cuba è il sud e sa di terra, di gente che va a dormire presto e che si sveglia all'alba per lavorare nei campi.
L'Oriente rappresenta l'energia di un cuore pulsante che tiene in piedi tutta l'Isola.
E poi c'è stato Moron, vicino a Cayo Coco, dove al tramonto me ne stavo nel patio di una casa particular a chiedermi quanto amore avrei potuto ancora provare per la mia terra.
E la risposta si racchiude in una sola parola: tanto.
Me ne rendo conto proprio ora mentre scrivo e mi piacerebbe anche prendere tutti quelli in partenza per Cuba e raccontare loro la mia isola, quella che ho visto e percepito io.
Come primo consiglio direi loro di imprimersi negli occhi il colore del cielo.
Ne avranno bisogno al loro ritorno.

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