Quindi perché non stare in tema e parlare di distopia?
Di titoli freschi di stampa ormai ne abbiamo a bizzeffe, ma oggi ho rispolverato la rigattiera che è in me e sono andata a scartabellare tra i vecchi titoli per conoscere i "padri" di questo genere che tanto sta andando di moda. Ma adesso è una moda, anni fa era un monito.
Tutti conosciamo 1984, la Fattoria degli Animali, Il Signore delle Mosche, Fahrenheit 451, ma io non conoscevo "Noi".
"Noi", scritto dal russo Evgenij Zamjátin tra il 1919 e il 1921 dopo aver vissuto sulla propria pelle la Rivoluzione del 1905 e quella del 1917, racconta un futuro distopico dove l'individualità è stata del tutto annientata. Gli uomini non hanno più nemmeno un nome, ma solo dei codici a identificarli, la testa e il cuore però sono sempre gli stessi e la ribellione sarà quindi inevitabile.
"Noi" precede Orwell di 30 anni e credo che per conoscere la distopia di oggi non sia male scoprire quella di ieri, spesso nata su ispirazione degli orrori della guerra e dei regimi totalitari. "Noi" infatti subì una durissima censura dal Regime Sovietico, a tal punto che venne pubblicato in inglese nel 1924 e in russo solo nel 1984.
Insomma, uno di quei romanzi che per me è diventato un must read.
Nella città di vetro e di acciaio dello Stato Unico gli individui sono ridotti a numeri e vivono nel rigoroso rispetto dell'autorità del Benefattore, garante assoluto di una felicità "matematicamente" calcolata. Non esistono né vita privata né intimità. Le pareti degli edifici sono trasparenti, e anche il tempo dell'amore è scandito da orari e modalità rigorose. Scritto in forma di diario tenuto dal costruttore di una macchina spaziale, l'Integrale elettrico, che avrebbe il compito di esportare in tutto l'universo "il benefico giogo della ragione", "Noi" incarna una delle più sofisticate e lucide anti-utopie della letteratura novecentesca.
Curiosi? Poco poco? Tanto tanto?