Credo che il mio capo sia il migliore del mondo.
Ogni volta che ritorna da una trasferta pensa sempre a chi rimane in ufficio… E questa volta ha superato se stessa: s’è fatta sei ore in aereo tenendo sulle ginocchia un distributore di caramelle Jelly Belly a moneta (da tavolo) per portarmelo qui. E' conscia della mia infantilità di fondo, e dentro è un po' bambina anche lei...
Come si fa a non adorare un boss così? E come si fa a dirle di no?
Mi ritengo fortunata ad avere incontrato nella carriera una come lei, capace di far lavorare sodo la sua squadra, ma anche di gratificarla, non solo portandoci regali!
Mi rendo conto che non per tutti è così... Dove ero prima? Meglio non parlarne...
Mi sono interrogata sul perché di questo bel rapporto e ho notato che fin dal colloquio,la nostra collaborazione si è basata sul rispetto reciproco, sull'onestà e sul fondamento che, per quanto ci sia simpatia lei rimarrà sempre e comunque "la capa"
Ci sono alcune cose che non le dirò mai anche se non le nascondo nulla, sul lavoro la trasparenza è la regola numero uno. Alcune volte è meglio usare però un giro di parole, guardate un po' sotto:
- “Non posso”: fa trapelare un’immagine di pigrizia e scarsa propensione a provare qualcosa di nuovo. Da dimenticare.
- “Sono troppo occupata”: parole che dette da un sottoposto fanno rabbrividire e suonano un tantino masochiste. Accade sì di trovarsi oberati di lavoro e di venire sommersi di valanghe di cose nuove da fare ogni volta che si alza lo sguardo. In questo caso un “ a cosa devo dare la priorità?” suona certamente più ragionevole.
- “No so”: non sono un oracolo, ma invece della risposta secca è più gradita un “mi faccia fare una ricerca”.
- “Non è colpa mia”: quando qualcosa va storto è forte la tentazione di incolpare qualcun altro, sostiutirei con un “ok, vediamo di risolvere in fretta”.
- “Non è nei miei compiti”: suona tanto brutto come il “Non posso”. Scommetto che nessuno esegua sempre soltanto gli incarichi scritti nel proprio contratto e una frase del genere dimostra uno spirito poco collaborativo, magari alcune incombenze vengono riversate su di noi perché siamo i più affidabili . Se il nuovo carico di lavoro è eccessivo, chiederei un incontro e valutarei assieme a lei in una conversazione a due, argomentata.
Ammetto, nella mia situazione gioco in vantaggio, ma con il sorriso, un po' di ottimismo e lo sforzo di essere sempre educati credo che pian piano si possa addolcire qualsiasi brutto ambiente.
Salvo casi disperati...per i quali l'unica soluzione è spedire un sacco di curriculum per uscirne al più presto!