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Cosa resterà di questi anni ’90?

Creato il 20 maggio 2012 da Thefreak @TheFreak_ITA

Cosa resterà di questi anni ’90?

Cosa resterà di questi anni ’90?
La crisi economica che ne ha segnato la nascita? La fine della Seconda Repubblica?
Un Mondiale sfumato? Non solo…Gli anni ’90 ci hanno regalato quel melting pot di stili e tendenze che ancora oggi caratterizzano il nostro abbigliamento e i nostri gusti.
Sono stati la fucina di una miriade di nuovi movimenti, antesignani di una libertà di vestire e di comportarsi che nei decenni precedenti era sconosciuta.
Le riviste non presentano più la tendenza dominante della stagione, ma mettono in risalto la varietà di temi, forme e materiali proposti.
Si riprendono stili anni ’60 e ’70 (minigonne, pantaloni a zampa d’elefante, abiti hippy, zeppe e vestiario punk), mentre si diffondono una serie di altre tendenze, da quella cyberpunk alle mode ecologiche, agli stili etnici, al recupero delle uniformi scolastiche e dei capi sportivi.
Si fa avanti una nuova generazione di creatori giovani e d’avanguardia che costituiscono l’elemento di punta di un nuovo movimento: il decostruttivismo.
Gli abiti decostruttivisti sono in genere neri, possono essere oversize o striminziti, oppure sembrare indossati a rovescio, con orli diseguali, cuciture visibili e tagli (leggi Martin Marigiela, Helmut Lang, Hussein Chalayan). Per la prima volta, accanto allo stilista, creativo geniale, ma sempre meno couturier, si affiancano figure in grado di creare nuovi trend.
All’inizio degli anni ’90 adolescenti e giovanissimi hanno incominciato a vestirsi secondo una moda fatta di una variegata mescolanza di indumenti brutti e trasandati, come reazione al mondo scintillante della moda anni ’80 e, in particolare, alla radiosa e perfetta immagine proiettata dalle top-model. Stiamo parlando del Grunge, di Kurt Cobain e dei Nirvana.  Musa incontrastata di questo periodo e di tutti gli anni ’90,  Kate Moss. Stilista grunge per eccellenza, un giovanissimo e debuttante Marc Jacobs.
I grandi maestri che imperarono negli anni ’80 (Sig. Versace e Sig. Armani in primis) diventano delle griffes la cui immagine, e il cui successo sono sempre più legati ad un commerciabilità dei capi e ad un’ intensa campagna pubblicitaria.
Gli spunti e le tendenze arrivano copiosi, negli anni seguenti, dal mondo della musica: pensiamo alla fu Madonna di Ray of Light, tutta rosari buddisti e sarong e alle Spice Girls, che reinterpretano lo stile tipico dei rave party, rendendolo glamour e popolarissimo tra le ragazzine. Furono loro le prime “portatrici sane di ombelico a vista” del decennio, negli anni in cui Britney (Spears) e Christina (Aguilera) vestivano da fatine ad Halloween.
Insomma, se oggi impazziamo per Louis Vuitton (toh! Disegnato da Marc Jacobs), se Prada ci sembra geniale (tanta è l’influenza di Helmuth Lang), se questa estate gireremo con vita alta, top cortissimo e ombelico a vista (non sto scherzando… E’ il trend di stagione), se crediamo ancora nel Girl Power e soprattutto ci commuoviamo di fronte alle multi-maternità di Victoria Adams in Beckham (Ex Ragazza Speziata) lo dobbiamo a quel calderone di crisi ed euforia, pesantezza esistenziale e divertentissimo trash, yoga, tofu ed ecstasy, insomma, a quell’ insondabile, informe e affascinante magma che quel decennio ha rappresentato.

I Novanta sono stati tutto quello che siamo noi adesso, solo in forma più grezza, quasi embrionale. Se oggi siamo NO GLOBAL lo dobbiamo al NO LOGO, se ci piace Louis Vuitton lo dobbiamo a Kurt Cobain, se siamo gagliarde lo dobbiamo a Gery, Emma, Mel B, Mel C e Victoria, se ci piace il nero, al decostruttivismo, se facciamo pilates e mangiamo da crudisti all’80%, ahimè, c’è lo zampino di Madonna.
Se abbiamo rivalutato le scolarette (forse un po’ troppo…), se ci facciamo tatuaggi all’ henne sulla spiaggia , se citiamo la Gialappa’s… Lo dobbiamo ai Novanta, per quanto futili possano esserci sembrati.

Kate Moss Grunge

Hussein Chalayan

nirvana

Helmut Lang

Space Girls

Shooting Grunge, by Steven Meisel

Martin Margiela


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