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Cosa si nasconde dietro ai media civici

Creato il 15 luglio 2013 da Annovigiulia @AnnoviGiulia

di Giulia Annovi

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Credits: from Flickr – by Niccolò Caranti

Il concetto di democrazia è chiaro a molti, la sua realizzazione è stata più o meno efficace in base alle diverse declinazioni che hanno reso concreta l’idea. Sebbene l’uomo rifletta da millenni su questo tema e benché abbia assistito nel corso della storia a tanti sopprusi, fatti contro e in nome della democrazia, ancora tanto si può imparare da una riflessione su tale concetto.

La democrazia si adatta ai diversi momenti storici e prende nuove forme in base ai contesti. Nell’epoca dell’avvento degli strumenti digitali, la democrazia potrebbe essere difesa e celebrata proprio tramite i cosidetti media civici. Pensati come strumenti di comunicazione che consentono al cittadino di assolvere il suo ruolo civico, sono un luogo virtuale dove prendere parte a discussioni di argomento politico per partecipare a un processo decisionale, sono espressione della democrazia partecipativa.

L’occasione di assistere all’incontro “Democrazia: cosa possono fare i media civici” organizzato da Fondazione <Ahref , mi ha permesso di comprendere quanto sia vasta la riflessione  necessaria ad assicurare funzionalità e trasparenza a tali strumenti.

L’argomento è di estrema attualità, perché l’esigenza di partecipare alle decisioni politiche è sempre più avvertita da una parte dei cittadini. Questo aspetto lo trovo estremamente positivo: la forma di governo democratico che abbiamo attualmente è in crisi, e per lungo tempo sono mancati interesse e partecipazione da parte degli elettori. Il fatto che le persone desiderino esprimere la propria opinione, indica che è andata in crisi la forma istituzionale della democrazia, ma non l’ideale che lo sostiene.

La nuova spinta a partecipare  è nata anche per il nuovo modo di comunicare  introdotto da internet: l’idea che ha sostenuto lo sviluppo della rete era proprio quella della condivisione. All’inizio, erano solo gli scienziati che usavano lo strumento per scambiarsi scoperte scientifiche e opinioni in modo più rapido. Poi però internet è diventato un mezzo per mettere in comune le idee di tutti, un posto per dibattere e per raggiungere persone in qualsiasi angolo del mondo.

Dunque, i presupposti per la nascita dei media civici sono buoni. Cosa manca? Beh qualcosa manca, sia nei cittadini che nel governo. Non tutti i cittadini sono pronti per accogliere i media digitali come strumento politico, anche perché  solo un italiano su due usa internet.
Al di là delle questioni tecniche, non tutte le persone hanno quella maturità intellettuale necessaria per prendere parte alle decisioni politiche. Infine, è fondamentale che nessuno scambi i media civici per un social network: saranno un luogo di dibattito tra cittadini e non gruppi di amici.
I politici dall’altra parte non devono scambiare questi mezzi come biechi strumenti per aumetare il consenso verso una proposta di legge che sta loro a cuore. Devono saper rispettare la trasparenza e l’ideale che sta dietro i media civici, così come la fisucia del cittadino che ne fa uso.

A me pare che i media civici non introdurranno novità solo nel nostro modo di assicurare la democrazia, ma ci educheranno anche a un nuovo modo di comunicare.

Rimane da chiedersi quale architettura dovrebbero avere i nuovi mezzi per far valere il diritto/dovere di partecipare alla vita pubblica.


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