Cosa si può fare con soli 500 euro
Perdonatemi per questo silenzio, sono tornata a fine agosto e ancora nessuna parola sull'India, dopo che vi ho tormentato con la mia piccola campagna di fund-raising per la Manali Himalayan Public School. È tempo, dunque, di rendervi conto dell'operato della leggendaria Slovak-Italian Team (o Italian-Slovak Team se preferite)! Ogni singolo centesimo delle vostre donazioni è stato ricambiato da un sorriso pieno d'amore. E i sorrisi non sono mica andati persi, eh? Li abbiamo impressi per sempre nelle nostre foto e nel documentario strappalacrime (sic!) che ho caricato su youtube (do not forget to tell me if any problem occurs).
Pensavo che con i 500 euro raccolti si potesse fare ben poco. E invece non avevo calcolato che il tenore di vita li è molto inferiore e con quella somma si può davvero operare qualche cambiamento. Abbiamo cominciato con le classi. Dopo un viaggio di 14 ore (più nove di volo) scivolate viscosamente tra curve a strapiombo, panorami mozzafiato e scimmie dispettose, siamo arrivate a Manali, più morte che vive. Ci siamo accoccolate su tavole di legno protette da confortevoli cuscini e dai nostri amici sacchi a pelo e il giorno dopo alle 7 eravamo attive per andare a visitare la scuola e le maestre dai sari variopinti. In un posto in cui i rifiuti formano nauseabonde alture in ogni dove, in cui i cani randagi e le misere libellule sono i compagni di gioco dei bambini di strada, solo le maestre, avvolte in questi pepli coloratissimi, portano un po' di allegria.
Rimettere in sesto la scuola è stata dura. Mi hanno detto che non avrei avuto altrettanto zelo se avessi dovuto ridipingere casa mia. Invece lì ci siamo impegnate anima e corpo, con mansioni da muratori (ahimé, non con la stessa efficienza), per grattare le chiazze di colore e di umidità dalle pareti delle classi e per ripitturarle a nuovo. I muri erano talmente fatiscenti che abbiamo comprato cemento e cazzuola per... ricostruirli! I bambini più grandi ci hanno voluto aiutare, perché era anche la loro piccola grande avventura: poter dire di aver rifatto la propria scuola.
Alla fine dopo tanti chai (lo strepitoso e vero thé indiano) ce l'abbiamo fatta, nonostante sembrasse un'operazione impossibile. E il regalo più bello è stato vedere gli occhi stupefatti dei bambini quando sono rientrati a scuola: un sentimento di gioia che non dimenticherò mai. Ma la missione non finiva qui. Ci aspettavano ancora tanti giorni da trascorrere con loro e con le maestre, per formulare un programma preciso su come utilizzare il denaro restante (che era ancora parecchio, visto che ai miei 500 euro si aggiungevano i contributi delle altre tre ragazze in squadra).
Abbiamo insegnato inglese, abbiamo giocato, abbiamo disegnato, dipinto e cantato, abbiamo mostrato le foto dell'Europa e sono stata coinvolta pure in una lezione di geometria ("Ma'am, how do I draw a triangle with the compass?"). Alla fine abbiamo organizzato un quiz a premi su tutto quello che avevamo insegnato e il ragazzo più brillante, il caro Nishant, ha vinto una bicicletta.
Con i restanti soldi è stato comprato un sistema audio per la scuola, una valanga di mappe, cartelloni, libri per i bimbi, colori. E visto che tre classi facevano lezione in un triste e buio androne, pieno di rifiuti, l'abbiamo ripulito, abbiamo ridato luce e finanziato un carpentiere per costruire dei separé di legno fra una classe e l'altra.
Ecco, questo è un semplice resoconto crudo della storia. Ve lo dovevo per la fiducia che avete riposto in me. Adesso mi piacerebbe raccontarvi tutto il resto con dovizia di particolari, perché vorrei che idealmente ci foste anche voi, amici miei, accanto a quei piccoli e graziosi bambini dell'Himalaya che per così poco ci hanno riempito d'amore.
Yle