(foto: Ap/LaPresse)
Il prossimo settembre compirà cifra tonda: 80 anni. E potremmo già da ora scommettere sul menù della festa: almeno per sé stesso Silvio Berlusconi rinuncerà di certo a tortellini, bistecche. E prosciutti e salami. Perché da ora, la notizia è fresca, Berlusconi diventa vegetariano, o meglio ha dichiarato di rinunciare alla carne, non specificando se questo includerà rinunciare anche a pesce e molluschi, come spesso prevede la dieta vegetariana (ma non la vegana). Una scelta dettata da questioni etiche, avrebbe lasciato chiaramente a intendere: “Da quando ho letto delle sofferenze degli animali che viaggiano verso il macello, e quindi verso la morte, m’è passata la voglia di mangiare carne. Posso farne a meno, della carne. E lo farò. Stiamo parlando di creature meravigliose. Come si fa a ucciderle? Come si fa a mangiarle?”. La questione si gioca dunque su due piani, sia quello salutare che quello etico. Relativamente al primo possiamo dire che rinunciare alla carne è una scelta salutare, ma bisogna saperla fare bene. La scelta vegetariana è una dieta associata a dei benefici, quali un minor rischio di obesità, malattie cardiovascolari, ridotta pressione sanguigna, minor rischio di diabete e di alcune forme di cancro. “Questo però non significa che vada considerata come una scelta obbligatoria per prevenire le patologie a carattere cronico-degenerativo”, spiega a Wired Stefania Ruggeri, ricercatrice e nutrizionista del centro di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (Crea): “La vera dieta mediterranea di per sé già prevede un ridotto consumo di alimenti di origine animale e garantisce al contempo un giusto bilancio dei nutrienti e l’effetto protettivo contro malattie come tumori cancro, diabete e obesità. È una dieta che ci appartiene sia come tradizione alimentare che culturale e che dobbiamo riprendere come modello alimentare”.(foto: Peo Quick/Matton Collection/Corbis)
Sostanzialmente, continua la ricercatrice, non ci si può improvvisare vegetariani: per resettare l’alimentazione, ripensare il menu, dalla colazione alla cena, serve supporto e conoscenza. “Il rischio è che una dieta vegetariana improvvisata, magari che si limiti a sostituire per esempio carne e pesce con i formaggi, possa aumentare l’apporto di calorie e grassi“ . Così se gli indiani, dove circa il 30% della popolazione è vegetariano contro il nostro 8%, hanno una tradizione alimentare vegetariana (e anche vegana) secolare, dove tanto per fare un esempio i legumi – i sostituitivi della carne – sono presenti in moltissime ricette, la maggior parte di noi deve imparare. “Abbiamo bisogno di essere educati al vegetarianismo”, ricorda Ruggeri: “Per esempio, la scelta di diventare vegetariani in età anziana non sembrerebbe la più facile per affrontare la vecchiaia”. Gli anziani infatti tendono naturalmente a soffrire di sarcopenia, spiega la nutrizionista, una condizione caratterizzata da perdita di massa muscolare contro cui giovano il mantenimento di una moderata attività fisica e un’alimentazione adeguata, che comporti il giusto apporto di proteine: “In questa fase ne servono un po’ di più e da studi recenti è emerso che molti nostri anziani assumono poche proteine e alcuni, dal 2-16%, soffrono di malnutrizione per difetto. Forse la scelta di una dieta vegetariana senza il supporto di uno specialista non potrebbe rispondere ai loro fabbisogni ”, aggiunge Ruggeri. Va poi considerato che se la rieducazione a un nuovo stile di vita in giovane età non comporta grandi sacrifici, lo stesso non può dirsi in età avanzata, dove alle abitudini ormai consolidate si possono associare anche a problematiche di difficoltà di masticazione (che possono essere notevoli per il consumo di frutta e verdure fresche) o carenze vitaminiche (come quelle della vitamina D, B6 o B12). “Tutte condizioni che necessitano del supporto di un esperto nel momento in cui si decide di cambiare alimentazione in tarda età”. E non è detto che tutti gli anziani possano permetterselo, anzi. The post Cosa significa diventare vegetariani a 80 anni appeared first on Wired.