Magazine Informazione regionale

Cosa significa essere un maestro?

Creato il 25 marzo 2011 da Gadilu

Cosa significa essere un maestro?

Sono molti anni che ritorno a leggere un pensiero di Wittgenstein datato 1946. Lo trovo a pag. 109 dell’edizione italiana del libro “Pensieri diversi” (Adelphi). Eccolo:

Mostro ai miei allievi ritagli di un paesaggio smisurato, dove per loro è impossibile orientarsi.

Di sei anni prima è un pensiero (anche questo contenuto in quel libro, a pag. 79) che in un certo senso può fornirne una chiave interpretativa:

Per essere un buon maestro non basta ottenere dei risultati buoni, o addirittura soprendenti, durante l’insegnamento. Perché è possibile che un maestro elevi i suoi scolari ad un’altezza per loro innaturale quando essi si trovano sotto il loro influsso diretto, ma non sia capace di guidare il loro sviluppo portandolo sino a quell’altezza; così che essi precipitano appena il maestro abbandona l’aula. Questo vale forse per me: ci ho pensato. (Le esecuzioni didattiche di Mahler erano splendide quando dirigeva lui; ma l’orchestra sembrava crolare appena lui stesso smetteva di dirigerla).

Torno alla prima immagine, quella del paesaggio smisurato (anzi, dei ritagli di un paesaggio smisurato). Per orientarsi, mi sembra di capire, occorrerebbe che il paesaggio non fosse “smisurato”, ma fosse ritagliato sulle possibilità di comprensione degli allievi. Occorrerebbe, in altre parole, che gli elementi che compongono quel paesaggio fossero almeno parzialmente riconoscibili, in modo da poter essere utilizzati come i pioli di una scala (qui alludo alla metafora dell’altezza messa a fuoco dal secondo pensiero) sulla quale si può salire, ma anche aggrapparsi per non cadere. Vista così, effettivamente, possiamo dire che l’insegnamento filosofico di Wittgenstein (non un buon maestro, secondo la definizione convenzionale da lui adottata in quei due pensieri) consista nel comporre una progressione di passi programmati per annientare ogni precedente acquisizione e proiettarci in una dimensione smisurata (facendoci letteralmente perdere l’orientamento e cadere nel vuoto):

Le mie proposizioni sono chiarificazioni le quali illuminano in questo senso: colui che mi comprende, infine le riconosce insensate, se è asceso per esse – su esse – oltre esse. (Egli deve, per così dire, gettare via la scala dopo che vi è salito). Egli deve superare queste proposizioni; è allora che egli vede rettamente il mondo.



Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog