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Cosa sta accadendo in Thailandia?

Creato il 20 maggio 2010 da Dallomoantonella

Un manifestante a Bangkok, (ansa)

In Thailandia   sta accadendo uno scontro civile  tra i  sostenitori dell’ex premier politico  Thaksin  Shinawatra  e l’attuale governo in carica rappresentato dal Partito Democratico.  Chi è o chi era  Thaksin  Shinawatra?  La sua figura oscilla tra  un ricco e corrotto  imprenditore  che si è arricchito sembra anche grazie  al suo potere politico ed un benefattore  che ha dato con il suo modo di porsi e la sua capacità  comunicativa  speranza  a una parte del  popolo,  quella meno istruita e  preparata,  di potere vedere la trasformazione  dell’attuale sistema politico vigente in Thailandia  e che effettivamente comincia ad essere visto come troppo restrittivo ed antiquato.

L’originario populismo  di Thaksin  si è in altre parole evoluto oltre le probabili intenzioni iniziali  dello stesso leader, ora in esilio e verso il quale sta per essere emanato un bando di cattura con l’accusa di terrorismo e di incitazione alla ribellione in patria.

Attualmente la Thailandia, che significa la terra degli uomini liberi,  anticamente denominata Siam, è sorretta da un regime monarchico di tipo  costituzionale con una forte presenza dinastica  che una parte sempre più considerevole  del popolo vorrebbe vedere trasformato in una monarchia di tipo maggiormente  rappresentativa  e democratica,  più conforme alla cultura  dei  paesi occidentali.  Essa confina con il Laos, la Birmania, la Cambogia e la Malaysia, ma con questi paesi  non ha mai condiviso la loro   partecipata  influenza  occidentale durante il periodo della colonizzazione europea. 

Il governo tailandese  ha  svalutato  il baht del 20 percento, “dopo dieci anni segnati da un deficit di conto corrente in crescita e dal totale esaurimento delle riserve ufficiali. Questa data può essere considerata come l’inizio dello scompiglio in Asia. Il rapido deprezzamento causato dal panico degli investitori incrementerà il peso delle passività in valuta estera per le istituzioni finanziarie e ad agosto ben 56 andranno in bancarotta, anche se va sottolineato che molte di esse erano in condizioni insostenibili ben prima della tempesta valutaria.”  (articolo ansa)

E’ questa la premessa che va posta in essere   se si vuole comprendere quello che sta accadendo in questa parte dell’Asia, così vicina alla Cina   eppure così diversa nel comune sentire, soprattutto a causa della sua religione dominante, il  Buddismo,  fortemente osteggiata  proprio in quanto religione  dal regime cinese e che non per nulla è  causa di incompatibilità tra la Cina stessa e il Tibet, con cui  invece la Thailandia ha grandi affinità.  La rivolta  delle camicie rosse , ossia il movimento favorevole al ritorno dell’antico premier che fu rovesciato nel 2006 con un colpo di stato   da parte delle forze armate guidate dall’opposizione, ormai sta volgendo per ora al termine;  oltre 80 morti dall’inizio degli scontri (numero ancora da confermare), un numero impreciso di feriti (comunque varie centinaia), numerosi edifici dati alle fiamme nel centro di Bangkok, innumerevoli   gli arresti….ed una situazione di piazza  ancora   critica  e di non facile   riassestamento.

Sia l’attuale governo che quello precedente di  Thaksin  sono stati accusati di corruzione e di brogli elettorali…

E’ in questi accadimenti che ha trovato improvvisamente  la morte il nostro fotoreporter  Fabio Polenghi,  milanese, quarantacinque anni ed ormai  stabilitosi in Thailandia  negli ultimi anni di  lavoro. Ottima persona,  reporter fotografico nei luoghi di guerra   di grande rispetto,  si è trovato, come si suol dire, nel posto sbagliato  al momento sbagliato e a nulla è valso l’intervento immediato  che ha cercato di condurlo in ospedale  dove purtroppo è arrivato già privo di vita.

Alla fonte di tutto questo disagio che rischia di travolgere l’economia di tutto l’est asiatico e non solo (vedasi lo stesso problema  costituito dalla crisi greca nello scenario europeo)  sta una banale  questione di cattiva politica,  come si diceva di corruzione  e di conflitti di interesse mai risolti;  la questione etica ritorna  come sempre alla ribalta, vuoi per gli scandali di varia natura in cui inceppano come burattini  mal coordinati e poco autonomi i nostri leaders politici, vuoi per l’effettiva  incapacità del tessuto sociale e della varie rappresentanze  politiche  di imporre un proprio vigoroso e credibile  stile d’azione e di intervento riformatore…


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