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Cosa succede in città? Non succede nulla…

Creato il 31 gennaio 2011 da Abattoir

… c’è confusione sì, ma in fondo è sempre quella!
(Vasco Rossi, Cosa succede in città)

In questi giorni basta accendere la TV per vedere le piazze di mezzo mondo gremite di persone che rivendicano i loro diritti e soprattutto la loro dignità.

Abbiamo visto i tunisini che, dopo la rivolta contro Ben Alì, chiedono un governo nuovo senza più le vecchie facce del regime corrotto appena scacciato (sembra una richiesta coerente ma il governo di transizione post-Ben Alì era composto per la maggior parte dai suoi uomini e per questo le rivolte non si sono ancora fermate), insieme a loro, le rivolte in Algeria e gli attentati contro le chiese cattoliche in Egitto si sono rivelate per quello che erano: campanelli di allarme di una società che sta per esplodere, soffocata da un presidente da una storia analoga a quella del vicino tunisino, anche lui presidente di una repubblica da 30 anni dopo onorato servizio nel corpo armato egiziano.

El Cairo, capitale dell’Egitto e dell’attuale protesta, è colorata da una parte dalle bandiere verdi filo-hamas, partito per la teocrazia nel medioriente, e dall’altra dalle bandiere rosse con tanto di fascio e martello, cortei con ideologie opposte ma che gridano tutti al coraggio dei tunisini e alla voglia di cambiamento.

Nel frattempo altri fuochi si accendono nel bacino mediterraneo, stavolta non più al sud ma ad est, nella vicinissima Albania, che noi italiani (caro D’Alema ti ringraziamo ancora tutti) abbiamo reso democratica, così democratica che da quasi un mese la gente scende in piazza a protestare e riceve cariche dalla polizia; anche in Albania si è stanchi della classe politica corrotta e si ha voglia di cambiamento.

E in Italia? Riforme universitarie che nella pratica rafforzano il potere dei baroni, presidente del consiglio pluri-indagato che non fa altro che delegittimare le istituzioni, specie quella della magistratura, che ha una lunga lista di belle ragazze che dichiarano di aver ricevuto denaro per fargli compagnia in serate che non si è capito bene cosa si facesse, visto che si ritratta di volta in volta tutto, e intanto “Ruby Rubacuori” rappresenta i marocchini come violenti, stupratori che lanciano olio bollente addosso alle figliole che vogliono seguire la via di Cristo (ma poi lei non ha seguito la via di Maddalena?).

Ma non bastano i disastri del governo a fare scendere gli italiani in piazza, italiani che finalmente si sono ricordati che cosa significa indignazione, ma c’è un signore che si vanta di aver studiato filosofia che fa un ricatto e lo chiama referendum ai lavoratori delle fabbriche che amministra e  dice loro: Caro operaio, o la tua vita diventa sempre più come quella di un cinese, sottopagato e sfruttato, o chiudo lo stabilimento e me ne vado in Serbia e  ti lascio qua con i tuoi cari compagni della FIOM.

Anche qui in Italia le piazze sanno riempirsi, eppure forse non è abbastanza, forse ancora non siamo qualitativamente o quantitativamente indignati per per rovesciare la situazione, facciamo confusione per le strade, ma in fondo non succede mai nulla, non decidiamo mai un’azione vera contro questa italietta, perché la violenza non ci piace, ma la nonviolenza non la conosciamo e così, un corteo oggi e un corteo domani, la delusione aumenta e ci si trincera dentro un proprio piccolo mondo in cui l’equilibrio si tiene appiccicato con la saliva.


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