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Cosa ti manca per essere felice? (S. Atzori) - Venerdì del libro

Creato il 12 giugno 2015 da Stefania
Cosa ti manca per essere felice? (S. Atzori) - Venerdì del libro Questa volta, per questo Venerdì del libro, propongo un libro che non ho ancora terminato di leggere... e non è da me visto che di solito evito di parlare di libri che sono in lettura visto che una delusione potrebbe essere sempre dietro l'angolo... e fino a che non sono arriva all'ultima pagina non mi va di sbilanciarmi.Ma c'è sempre un'eccezione.Per me lo è, questa sera, il libro di Simona Atzori "Cosa ti manca per essere felice?".Un titolo che è tutto un programma.
Una copertina che cattura.
Una storia che rapisce e che trasmette positività ed una gran voglia di vivere.

Questa volta la mia recensione sarà diversa dal solito. Vorrei parlare di questo libro riportando alcuni passaggi che mi sono rimasti dentro.

Spesso i limiti sono in chi ci guarda, non in noi. Fu un bene comprenderlo così presto, perché da quel momento in poi non lasciammo a nessuno la possibilità di limitare il nostro modo di vivere e di intendere la vita. I limiti li abbiamo sempre lasciati volentieri agli altri: noi abbiamo avuto altro da fare.
Mi sono sempre sentita completa così. Togliere le protesi mi ha fatto sentire libera e ancora più felice di essere come sono. Io sono stata disegnata così.
Cominciai la battaglia tra ciò che sentivo di essere e ciò che, invece, dovevo inevitabilmente vivere. Cercavo me stessa negli altri e non trovavo nulla: mi sentivo intimamente diversa. Non volevo essere uguale a nessuno, volevo essere me, ma la diversità può fare anche molto male. Fa soffrire perché agli altri fa paura.
Credo che il profondo sconforto che deriva dal sentirsi falliti si insinui quando non si apprezza il percorso, quindi tutti gli sforzi, la fatica, i sacrifici non valgono niente se non si ottiene quel risultato. Magari, semplicemente, eravamo fatti per altro. Io credo nel destino. Del percorso per andargli incontro, però, dobbiamo occuparci noi. Siamo noi a disegnare la strada. Tracciare una curva non significa che abbiamo sbagliato qualcosa. Forse dovevamo fare un giro più lungo per scoprire altre cose. O, magari, era giusto così fin dall'inizio, e tutto il tragitto percorso doveva portarci lì.
Basta così. Credo di aver proposto già molto. Il libro è un racconto di vita che si somma a considerazioni che Simona, oramai diventata donna, fa alla luce della sua maturità. Una donna che ha sempre affrontato la vita a testa alta e con il sorriso, che lungo il percorso ha avuto momenti di rallentamento ma che si è sempre rialzata anche dopo una caduta. Una donna che ha avuto accanto a se persone importanti, che hanno fatto la differenza e che non è così scontato avere. Perché davanti alle difficoltà non tutti reagiscono pensando che non è vero che non possano esserci dei limiti (ce ne sono in ognuno, lo credo anche io), ma che limiti ci siano per essere superati. 
Ho comprato questo libro a mia madre, per la festa della mamma.Io ho conosciuto Simona anche se, lo ammetto, ne ho un lontano ricordo. Venne nella mia zona anni fa ed io ero presente in veste di giornalista. Devo dire che ho rimosso per molto tempo quella conoscenza, risvegliata quando ho visto quella copertina così "leggera", spensierata.Ho preso in mano questo libro in un momento di relax: non avevo in borsa il mio, lasciato a casa per distrazione (porto sempre con me qualche cosa da leggere) e non sono riuscita a staccarmene. Mi mancano una cinquantina di pagine ma stavolta non ho dubbi: è un libro che merita di essere letto senza riserve.
Mi sono fermata a riflettere un bel po' tra un capitolo e l'altro... e il titolo del libro mi rimbomba in testa insieme all'immagine di una ballerina leggiadra, sorridente, libera... Quella ballerina è Simona!

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