Una squadra è fatta di persone, non di numeri.
Spesso, in tanti post precedenti, abbiamo sottolineato l’importanza di credere in un unico ideale comune e nel fatto di adoperarsi affinché ognuno porti il proprio contributo per raggiungere un obbiettivo. In altri articoli abbiamo fatto appello al vostro senso di appartenenza, facendo leva su quel sentimento che, se da una parte vi fa considerare “nostri”, dall’altra porta immancabilmente a far sì che noi si faccia parte della vostra vita. Tuttavia, l’importanza di fare “squadra” non si limita alle semplici parole, ma diventa uno stile di vita in cui ogni azione viene riflessa e ogni pensiero viene concepito proprio per produrre dei risultati concreti. Molti di voi lo hanno compreso, altri lo hanno intuito e molti lo percepiscono a livello inconscio, ma sono pochi quelli che realmente si rendono conto di quanto sia importante giungere a una tale unità.
Noi non siamo solo un Network o un gruppo facebook, noi non ci limitiamo solo a promuovere gli autori e non siamo solo quelli che agiscono con fermezza nei confronti di tutti coloro che non sanno adeguarsi a questa etica, tentando di emergere sulle figure degli altri, senza badare a quante vittime lasciano sul percorso. Noi siamo un’unità di persone che guarda al proprio vicino come se fosse parte integrante della propria vita e che aiuta l’altro come se stesse aiutando se stesso. E in un mondo fatto di squali e barracuda, un atteggiamento del genere è quasi miracoloso.
Molti ci hanno chiamati, tiranni, intolleranti, spocchiosi e supponenti, procedendo per la loro strada, continuando a disseminare di cadaveri il proprio percorso, incuranti di quanti danni procuravano agli altri. Ebbene, di tali personaggi possiamo fare a meno e dei loro mezzi, atti a prevalere sempre e comunque sugli altri, noi non vogliamo avere niente a che fare. Noi non vogliamo avere contatti con autori che non fanno altro che parlare male di altri autori; con editori che sparlano dei propri autori, seminando zizzania in tutte le direzioni; con blogger che recensiscono libri senza nemmeno averli letti e ne parlano male solo perché non sopportano l’autore; con persone che t’insultano se non la pensi come loro e quelli che parlano alle tue spalle, attribuendo le ingiurie ad altri perché non hanno nemmeno il coraggio di ammettere che è farina del loro sacco.
Tutti questi personaggi squallidi e miseri possono stare a chilometri di distanza da noi e da ciò che tentiamo di fare. Non c’è spazio per la falsità e per l’ipocrisia, così come non c’è spazio per le “prime donne” e per coloro che pensano di sapere tutto e sono pronti a ergersi in cattedra, maltrattando quelli che hanno appena iniziato a scrivere e che hanno bisogno di essere aiutati, non derisi. Non c’è spazio per tutti coloro che, in modo del tutto ingiustificabile, non tollerano gli autori che hanno pubblicato a pagamento, o quelli che si sono dati al self publishing o quelli ancora che sono arrivati a un contratto free. La libertà di ognuno è insindacabile e nessuno può permettersi di giudicare le scelte, le opportunità e le decisioni altrui, almeno fino a quando le stesse non ledano personalmente la sua figura. Quindi, riassumendo, noi proseguiamo per la nostra strada, continuando a guardare verso quelle mete che ci siamo prefissi e che appaiono sempre più vicine. E porteremo con noi tutti quelli che credono nei nostri stessi progetti e che condividono parte della loro forza con quella di tutti. Agli altri lasciamo le nostre briciole, se saranno fortunati e se non si saranno ammazzati fra di loro, forse le troveranno e ci seguiranno.

