Magazine Diario personale

Cose che mi fanno ” ragionevolmente ” diventare irragionevole e arrabbiata

Da Mizaar

Lucy-Van-Pelt-Peanuts-Rabbia-Featured-Ieri mi chiama la collaboratrice scolastica          < Prof c’è una signora che chiede di te > la collaboratrice scolastica mi dà del tu, siamo state compagne di scuola. All’ingresso trovo una donna dall’aspetto dimesso e la figlia adolescente. Riconosco la ragazza, perché è stata una nostra alunna qualche anno fa. Anche lei si ricorda di me, così ci salutiamo affettuosamente. Esauriti i convenevoli chiedo alla signora in che cosa posso esserle utile. Lei mi dice di aver iscritto la figlia più piccola da noi e che ha la necessità di parlarmi di questa, poiché fisicamente è in una situazione particolare. Capisco che la signora ha chiesto di me perché sono la referente del sostegno e che dunque, la nuova iscritta, dovrebbe avere la necessità di essere seguita da una insegnante specializzata. Faccio accomodare la signora in vicepresidenza e lei, cavando dalla borsa delle fotocopie dove si certifica che la piccola è affetta da una certa patologia ed è dunque in una situazione di grave handicap, comincia a sciorinarmi una serie di informazioni circa la situazione scolastica della ragazza che contraddicono la certificazione e quello che la signora va asserendo. La prima cosa che tiene a chiarire è la manifesta difficoltà della figlia a scuola, dal punto di vista didattico. Precisa che la fa seguire a casa, nel pomeriggio, da un’insegnante privata per cercare di recuperare quello che a scuola non riesce a seguire. Le chiedo allora se la bambina è guidata da una insegnante di sostegno. Come risposta ricevo un indignato < Mia figlia non ha bisogno del sostegno e comunque non vuole una persona vicina in classe! > Poi, dopo tutta una serie di riflessioni che cerco di farle fare, mi dice che sua figlia in classe si ” appoggia ” all’insegnante di sostegno che segue un’altra compagna di classe e che, anzi, lei è venuta apposta da noi proprio perché vorrebbe che sua figlia continuasse a fruire dello stesso ” trattamento” nella stessa classe dove si è iscritta l’altra ragazza, disabile dichiarata e seguita. Spiego alla signora, con la santissima pazienza di cui mi munisco in questi casi, che la scuola media non è come alle elementari, che gli insegnanti sono tanti e si avvicendano per poche ore, a volte, alla settimana, che non tutti avranno modo e maniera di seguire in maniera ” particolare ” la figlia, non in quella ” maniera particolare ” che lei vorrebbe. E che l’insegnante di sostegno potrebbe non voler seguire anche sua figlia, oltre la bimba che le sarà affidata. Insomma, tutta una serie di ragioni ” ragionevoli ” che dovrebbero farla riflettere. Poi le spiego la nostra maniera di stare in classe, come insegnanti di sostegno, la discrezione, l’approccio misurato, l’integrazione costante e bla bla bla. E comunque, dopo tanto parlare, le chiedo la cortesia di portarmi la documentazione che possiede, in modo da rendermi conto se c’è la possibilità perché la bimba possa essere seguita da una insegnante di sostegno – sempre con  discrezione, integrata in classe ecc. ecc. ecc. La signora, in ultimo, aggiunge che la figlia è stata visitata, come è uso, da un neuropsichiatra infantile e che ha un’età mentale di circa quattro anni. A quel punto mi sembra assolutamente indispensabile che la ragazza sia seguita da una di noi. Stamattina intravedo la signora nell’atrio, la vedo parlare con il preside, ma non fa nessuno cenno verso di me. Chiedo informazioni, più tardi, al preside. Mi dice che la signora gli ha semplicemente parlato delle problematiche fisiche della figlia, di questa patologia particolare da cui è affetta, ma nonostante questo, a suo dire, la figlia è una ragazza ” geniale “; però non gli ha lasciato nessun documento e non ha fatto accenno al nostro incontro di ieri. Anzi ha ricordato al dirigente che vorrebbe che la figlia frequentasse la stessa classe della compagna disabile Tizia e Caia, così, con una fenomenale faccia di ku…0w! Posso essere comprensiva sulla difficoltà ad accettare la disabilità in un figlio, non è semplice, per niente. Posso essere comprensiva sul non essere perfettamente convinta dell’indispensabilità di una insegnante di sostegno – a volte non ne sono convinta anch’io, quando vedo e sento storie su certi colleghi – posso essere concorde su tutto, ma sull’essere presa in giro così non concordo, per niente. Ritengo d’essere una persona con limiti, ma corretta. Dico chiaramente quello che faccio e garantisco anche per gli altri – è il mio compito specifico. Ma quando mi trovo di fronte ad una tale malafede, alla millanteria fatta persona, penso che mi piacerebbe per una volta, una sola volta, avere la possibilità di dire alla signora < Mi faccia il piacere, vada affa… in un’altra scuola dove le possono dare tutte le possibili garanzie! > E forse sarebbe meglio consigliarle di rivolgersi direttamente al Padreterno e/o in alternativa ad un’agenzia di assicurazioni.


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