Magazine Diario personale

Madre Russia

Da Mizaar

madrerussiaHo ricevuto, ieri, una telefonata da mia cugina. Ciao, come stai? Il racconto dei suoi ultimi problemi di salute, il passaggio successivo, la ” salute ” della famiglia. Mia cugina ha un figlio disabile ormai adulto. Quasi superfluo dire che la cura di suo figlio, che la impegna quotidianamente, aggiunge angoscia presente al dolore passato, mai realmente passato, anzi. Mi esprimeva un pensiero, quello che ogni genitore con un figlio disabile esprime nel suo cuore e a tutti coloro che hanno cura di ascoltare, Mio figlio, quando non ci sarò più, che fine farà? – il padre/marito è scomparso anni fa e adesso è lontano un oceano da loro, l’Atlantico, e vive a New York una vita da mantenuto. Rispondere è pressoché impossibile, si ascolta. Mi aggiungeva che, quando è impegnata a scuola – anche lei insegna – una signora si prende cura di suo figlio. È una signora che viene dalla Russia, ha precisato, molto dolce e materna ed F. sta bene con lei. Poi ci siamo salutate, l’ho abbracciata virtualmente e le ho detto di prendersi cura soprattutto di se stessa, visto che il suo obbligo pressante è quello di non accelerare il tempo in cui suo figlio rimarrà da solo e per sempre. Ho pensato ad R. a lungo ieri sera, alla mia spericolata compagna di tante estati in Calabria, perché è lì che lei abita, in un piccolo paese in provincia di Cosenza. Ad un tratto mi è ritornata in mente l’informazione che mi ha dato circa la signora che si prende cura di suo figlio. È russa, mi ha detto. Una russa in Calabria? In un paese che conta, a far bene, cinquemila anime? Come c’è arrivata lì? Ci si aspetta di trovare badanti russe, rumene, albanesi e di ogni altra possibile etnia nelle città, nei centri più piccoli, ma non così piccoli. Era quello che credevo fino a ieri. Mi è venuta voglia di conoscere la storia della signora, capitata dalla madre Russia in Calabria. Che vie ha percorso, qual è la sua storia? Rifletto sulla condizione di queste donne, lontane da casa, dagli affetti, da quello che conoscono per badare con dolcezza e senso materno ad anziani e disabili, rifletto sulla condizione di mia cugina, madre sola di un figlio disabile, e mi sento piccola e ” inutile “.


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