Stefania, quante stefanie conoscete se siete degli anni ’60, eh? dicevo Stefania ha questo amico imbecille che si chiama Marco e fa un po’ da sparring partner, dove siete autorizzati a interpretare partner nell’accezione che volete. Uno di quelli che si tagliano il pizzetto perché Stefania ha la pelle sensibile e può capitare che se Stefania è libera sentimentalmente ci scappa un bacio, ma Stefania non è mai libera sentimentalmente quindi non c’è il rischio di ferirla, in ogni senso. Comunque nel dubbio Marco si taglia il pizzetto lo stesso, tanto nel giro di una settimana ricresce, che problema c’è.
Stefania chiama Marco soprattutto quando uno dei suoi amori ufficiali la mette da parte, allora lei si vuole sentire al centro di qualcosa e chiama Marco e Marco va fin sotto casa sua, in cima alla collina dove abitano quelli con i soldi proprio come Giovanni, quello con cui Stefania stava prima, uno che l’ho visto con i miei occhi accendersi le canne con le banconote da diecimila lire. Nemmeno nei film sulla banda della Magliana.
Marco invece viene dalla provincia e scala la collina con la sua Panda del cazzo targata Alessandria che già in seconda fa fatica. Stefania, che è l’unica stefania della sua vita, lo fa aspettare un po’ e quindi lo raggiunge nel parcheggio sotto casa. Qualche volta passa di lì suo padre che rientra dal lavoro anche se sembra avere ottant’anni ma è un’impressione, uno che trasuda ingegneria d’altri tempi e che una leggenda voleva persino minacciato dalle Brigate Rosse, negli anni di piombo, per il potere padronale che incarnava. Il padre di Stefania è abituato agli spasimanti di sua figlia che stazionano sotto casa in attesa di essere raggiunti dalla sua grazia, Marco forse è uno dei più simpatici con il suo essere alla mano anche se sa che il papà di Stefania cerca di essere imparziale e di non dare confidenza per non favorire uno dei pretendenti rispetto a un altro. A parte quello che ha scritto sul muro di fronte “Stefania ti scoperei fino all’osso”, quello non ha fatto certo una bella figura con la sua famiglia.
Così stasera Stefania ha convocato Marco sempre per lo stesso motivo, a dispensare un po’ del desiderio che suscita nella seconda fila dei pretendenti che come la serie B di calcio, in cui i calciatori dicono essere meno fighette e più pronti al sacrificio, così le retrovie di Stefania sono all’erta nel caso cadano quelli degli avamposti con le Saab e le Golf Cabrio. Ma a Stefania stasera le basta osservare sullo sfondo della sua crisi il cruscotto povero della Panda per fare dietro front, dice a Marco di essersi sbagliata ma Marco non capisce l’errore, chi l’ha commesso e in cosa consista.
Nel dubbio è lui ad aver torto, così Stefania ha il tempo di rientrare subito perché forse l’amore sta già facendo squillare un telefono e Marco ingrana la retromarcia proprio mentre si chiude il portone, e l’unico diversivo è mettere una cassetta. C’è tutto un accrocchio per stabilizzare l’autoradio alla destra del volante della Panda che non è nemmeno di serie.
Ora non so che cosa mettereste voi al suo posto nel 2014 come sigla finale di questo cortometraggio tragicomico, anche se non dovreste compatire Marco perché se le va a cercare. So che nel 97 estrae Ok Computer dalla custodia con il nastro tutto riavvolto, se lo lasci a metà corri il rischio di guastarlo. Era ancora a Castelletto, e se vivete a Genova sapete di che posto si tratti, quando ha ruotato la manovella del finestrino in senso orario per non disturbare nessuno con Airbag. Ma ecco che Marco si spara tutto il viaggio di ritorno con il nuovo disco dei Radiohead e arriva sotto casa poco prima che inizi No Surprises, è sovrappensiero e sta per spegnere la macchina e, conseguentemente, l’autoradio e la musica. Poi se ne accorge e così resta nell’auto fino alla fine del pezzo, fuori è notte e gli sembra di aver trovato un significato nelle luci accese del cruscotto riflesse nel parabrezza.