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Cose da non dire a chi ha un gatto anziano

Creato il 22 novembre 2013 da Margheritadolcevita @MargheritaDolcevita

Ho Fiore da 17 anni e mezzo. 6385 giorni. L’ho trovato che aveva un paio di mesi, quindi diciamo che ha 17 anni e due terzi. E’ vecchio. E’ come un uomo di 85 anni. Mi si dice che è un gatto e non è una persona, è vero, ma è a conti fatti un membro della famiglia da 6385 giorni quindi un po’ persona lo è diventato. Se non vi sta bene pazienza.

Io so che è vecchio. Lo ribadisco perché non voglio che si pensi che cado dal pero, so che non è un cucciolo, so che se fosse un uomo potrebbe essere mio nonno.

Come tutti gli esseri anziani ha dei problemi di salute. Piccoli, grandi, spiegabili scientificamente, inspiegabili, ha dei problemi. Alcuni li ha perché è vecchio e non c’è molto altro da fare. Avendolo con me da 6385 giorni ogni volta che ha un problema nuovo io reagisco male, vado nel panico, inizio a pensare che questa è la volta in cui non ce la farà. Dai lo sapete che non sono ottimista, non è una novità. Perché so che arriverà quel momento, lo so benissimo.

Ogni volta che Fiore ha un problema nuovo evito di dirlo, evito di parlarne, perché molte persone se ne escono con cose del tipo “Eh ma ormai è vecchio, ormai ha vissuto la sua vita, bisogna che la natura faccia il suo corso…” e similari. Come a dire che siccome è vecchio lo posso pure far morire senza nemmeno provarci a farlo stare meglio, perché tanto appunto è vecchio. Quindi immagino che questa volta avrei dovuto farlo morire di fame e di dissenteria.

Una di queste persone è Sorella Luna, che non manca mai di descrivermi le morti di tutti i suoi gatti avvenute quando su per giù avevano l’età del mio. Lei poi usa il verbo terminare. Non parla di eutanasia, dolce morte, non usa nemmeno il classico farlo addormentare. Anche con il Grigio, dovevamo eventualmente pensare a terminarlo. Persino la veterinaria dove andavo prima (e dove, non a caso, non vado più) non voleva fargli esami o altre analisi perché ormai Fiore è anziano. Fra l’altro all’epoca di anni ne aveva 13/14, che è un’età a cui arrivano tranquillamente molti gatti che vivono in casa. Si è allungata molto la vita per loro. Lo sapete che i seminari più frequentati dai veterinari sono proprio quelli che riguardano la geriatria?

Io sono contraria all’accanimento terapeutico, lo sono per le persone e anche per gli animali. Soffrire è terribile, il dolore fa schifo, mi fa orrore il pensiero (tipico di chi crede) che star male, patire, sia in qualche modo salvifico, che ci renda migliori, più forti. No, patire le pene dell’inferno è una merda e se per salvarvi qualcuno vi dice che dovete soffrire siete fessi voi che lo ascoltate.

Però mi rendo conto che non è facile capire quando sia il momento giusto. Soprattutto con gli animali. Non è che te lo dicono. Leggo in giro che te lo fanno capire, ma chissà se è vero. Fiore non è mai stato particolarmente brillante e io stessa non sono un fulmine di guerra, quindi chissà se ci capiremo. Il punto è che prima di arrivare a quel momento… perché non provarci? Mi dicono per non stressare il gatto. Un gatto che soffre invece non è stressato? Se il punto è alleviare le sofferenze, tra la morte e il provare a farlo stare meglio (compatibilmente con la patologia in corso, sia chiaro) non è meglio prediligere la seconda strada?

A me ‘sta cosa che siccome il gatto è vecchio io dovrei lasciarlo stare non va giù. Sono egoista? Sì, va bene, lo sono. Però trovatemele voi le alternative. Gatto anziano con diarrea e inappetenza. Dai, soluzioni senza stressarlo. Io ingenuamente l’ho portato dal veterinario che l’ha visitato, gli ha fatto le analisi e gli ha impostato una terapia a base di due pastiglie al giorno. L’ho stressato? Sì. Stava meglio a casa a non mangiare e a cagare ogni mezz’ora? Non credo. Stressarlo, ne è valsa la pena? Penso di sì. Era meglio terminarlo? Direi di no.

Insomma se qualcuno ha un gatto anziano che non sta bene non parlategli di altri gatti anziani morti e non tirate subito in ballo l’eutanasia. E’ vero che i gatti fanno rincretinire i proprietari, ma questi ultimi non necessariamente vengono dalla montagna del sapone, si rendono conto di come stanno le cose e soprattutto conoscono il proprio animale. Magari non lo capiscono fino in fondo, però lo conoscono, dopo 6385 giorni sì lo conoscono.



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