Magazine Cinema
(The Family)
di Luc Besson (USA/Francia, 2013)
con Robert De Niro, Michelle Pfeiffer, Tommy Lee Jones, Dianne Agron, John D'Leo
★★☆☆☆
Se trovate sconvolgente il fatto che Bob De Niro interpreti un pentito di mafia, che Martin Scorsese produca il film, e che lo stesso film sia ispirato al romanzo Malavita di tale Tonino Benacquista (sic!) allora è probabile che l'ultima fatica di Luc Besson possa anche piacervi...
E' una battuta, ovviamente. Anche perchè bisogna ammettere che Cose Nostre non è nemmeno un brutto film: tutto sommato è divertente, godibile, anche ben recitato.
Però, davvero, ci cadono le braccia nel vedere De Niro rifare per la milionesima volta il mafioso complessato, così come per Luc Besson girare una pellicola conformista e smaccatamente commerciale, lontana anni luce da quel suo cinema magari discutibile ma certamente 'non allineato' degli esordi. E certo non basta l'affettuoso omaggio a Quei bravi ragazzi, citato in una divertentissima scena, per elevare il film a prodotto di culto: Cose Nostre va preso per quello che è, vale a dire una scontata ma allegra incursione nel gangster-movie, dissacratorio quanto basta per divertire il pubblico, senza caricarlo troppo di significati reconditi. E basta.
Giovanni Manzoni (De Niro) è un ex mafioso dei bassifondi di Brooklyn costretto a vivere all'estero sotto falso nome (e sotto la protezione dell'FBI) per una scomoda testimonianza che ha spedito in carcere molti dei suoi vecchi 'amici'. Il problema è che il vecchio boss anche dall'altra parte dell'oceano fa molta fatica a liberarsi delle sue 'abitudini' da bandito, rendendo la vita impossibile all'agente segreto Stansfield (un annoiato Tommy Lee Jones) che si trova costretto ogni due per tre a far traslocare di casa lo scomodo 'collaboratore'. E non lo aiutano certo nel compito gli altri componenti della famiglia Manzoni: la moglie Maggie (Michelle Pfeiffer) dà fuoco a ogni supermercato dove i commessi sono poco gentili con lei, il figlio minore Warren (John D'Leo) diventa in breve tempo il 'magnaccia' della delinquenza scolastica, mentre l'altra figlia Belle (Dianne Agron) fracassa la testa a racchettate ai maschietti che tentano di abbordarla...
La vita nello sconosciuto paesino della Normandia (dove la famigliola è confinata) scorre via così tra piccole e grandi violenze, traffici più o meno legali, intimidazioni di stampo mafioso applicate alla geografia locale. Ma i quattro non hanno fatto i conti con la mafia vera, quella americana, venuta quasi per caso a sapere dove di nasconde Giovanni: e si sa che Cosa Nostra insegue ovunque i traditori, anche in capo al mondo. Anche nella desolata e inospitale Francia del Nord...
E così il film, che gioca amabilmente con i contrasti tra i mafiosi e la gente normale, si dipana placido in una storia certamente non originale ma tutto sommato funzionante, creando un buon compromesso tra dramma e comicità, sulla falsariga di altri serial e altre produzioni del genere (pensiamo a I Soprano). Lo humor nero regge discretamente e tiene in piedi la pellicola, anche se si ha continuamente la sensazione che in questo progetto a divertirsi ben più dello spettatore sia proprio il regista, che ha sacrificato sull'altare del profitto ogni velleità autoriale. Il risultato è, diciamo così, dignitoso, ma guai ad aspettarsi un barlume di originalità.
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