Ci sono giornate splendide che ti alzi presto per fare una sorpresa di compleanno. Poi, in maniera inspiegabile, ti aggredisce la malinconia. E' un processo che ancora non ho compreso appieno, anzi, affatto. Ignoro completamente quale sia il passaggio dalla felicità alla malinconia. Sei lì, beato sul divano a guardare Magnum PI che scorrazza in Ferrari alle Hawaii e... niente... colpito.
Così, senza capire come e perché, ho iniziato ad arrotolare il video della mia vita. L'ho fatto senza volerlo, come costretto da qualche strano flusso di coscienza. Sono tornato a quando Magnum PI non era in replica, ai tempi di Starsky e Hutch, Baretta, Capitan Harlock e la splendida Wonderwoman. Mi sono trovato davanti all'armadio spalancato dei miei ricordi. Subito vedo il mio mangiadischi e il disco Atlas Ufo Robot. Sullo scaffale in basso il Monopoli. Ricordo ancora benissimo quando lo comprai, comprai... quando me lo regalarono. Ora la confezione è insieme con lo scotch, manca un dado e qualche pedina, però, la vita ha fatto aumentare le carte degli imprevisti e delle probabilità. E quelli cosa sono? NO!! Li avevo completamente dimenticati: I Quindici. Se hai meno di trent'anni probabilmente non sai nemmeno cosa sono. Affari tuoi. Io ero innamorato dei dorsi colorati e ricordo che, nei giorni di pioggia, consumavo Poesie e rime e Personaggi da conoscere. C'è una montagna di macchinine "majorette" e anche il panno del mio subbuteo, regalato dalla mia nonna. C'è ancora la squadra del Liverpool originale e quella del Genoa che avevo colorato con uno stuzzicadente. Qualche giocatore è seriamente infortunato, dopo aver subito contrasti pesantissimi con il mio nipotino Jacopo. Ci sono le porte, anche il compensato per stendere il campo. Con molta tristezza, però, non ho più amici per giocarci. Ricordo anche lo ZX spectrum del mio amico Nzermino. C'è anche il cucchiaio di legno con il quale ammaccai una pentola a mia nonna: era la sera dell'11 luglio 1982. In un angolino c'è anche un mazzo di carte da scala quaranta. Il mazzo del mio nonno Mario. La custodia in cartoncino e la vaschettina in plastica per riporre le carte. La vaschettina ha un buco: mio nonno, in una accesissima partita di rubamazzetto con il sottoscritto, la confuse con il portacenere. Ecco il perché del buco. Se non ricordo male fumava le MS. Qualche anno fa, rimettendo in ordine, questo ricordo mi saltò negli occhi prepotentemente, facendomi piangere come un bambino.
In questo armadio ci sono tutte le giornate trascorse al mare. Quelle giornate così intense che appena salivo in macchina per tornare a casa, crollavo morto di sonno. Mia madre bellissima, giovane e abbronzata che con delicatezza mi spalma di crema solare e dice di non allontanarmi da riva, ma io mi sento uno squalo e gli squali non annegano. E' impossibile. Mio padre, invece, più guascone mi chiama e mi lancia lontano nell'acqua, come fossi un corpo fatto d'aria. Nelle mani di mio padre mi sento protetto come fosse Superman, so che se anche mi gettasse in mezzo agli scogli, non potrei farmi male. E io - splash - galleggio in mille bolle e riemergo all'aria, con gli occhi pieni d'acquosa felicità. Mio padre e la sua cinepresa anni '70, con i filmini quasi tutti uguali, io e mia sorella che camminiamo verso di lui che riprende. Un padre fantastico, con tanti pregi, non poteva anche essere Martin Scorsese. C'è anche mia sorella, con i suoi codini, il suo costume blu con le stelle marine gialle, la sua risata contagiosa quando trova gli smeraldi, levigati dal mare. Mia nonna sulla sdraio, con la settimana enigmistica, sotto il suo cappello di paglia, controlla che tutto vada bene. A pranzo andrà in cabina, prenderà la focaccia e ci chiamerà per mangiare. Poi il gelato e la lunga ora di attesa per fare il bagno. La digestione: tortura estiva di ogni bambino. Guardo tutto questo, con i miei occhi di bambino di otto anni. Sarà sempre così, non c'è motivo che cambi nulla.
Se potessi avere solo un desiderio da esprimere, tornerei a quei giorni.
Invece no. Non si può, questa è l'unica regola crudele della vita. Ciò che è perso, lo è per sempre. La nonna non c'è più. Mia sorella non ha più i codini, ora li ha la mia nipotina. E' lei ora a guardarci, pensando che sarà sempre così. La mia mamma è sempre bella e, in estate, abbronzata, ma non è più giovane. Mio papà, è sempre il mio papà guascone, ma non ha più la forza di lanciarmi lontano. Ed io negli occhi non ho più quella acquosa felicità, ma un'acquosa tristezza di perdere i miei due genitori, che amo da morire ma troppo spesso mi dimentico di dirglielo.
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