La nave Concordia della flotta della Costa Crociere era partita mercoledì 11 gennaio da Cagliari e venerdì aveva fatto tappa a Civitavecchia da cui era salpata alla volta di Savona, terza tappa di un viaggio di otto giorni nel Mediterraneo.
Alle 21,45 di venerdì 13 gennaio, durante un passaggio ravvicinato di fronte al porto del Giglio che il comandante poi definirà “manovra turistica”, la Concordia si incaglia sugli scogli. A bordo ci sono più di 4.200 persone tra equipaggio e passeggeri.
Subito dopo l’impatto lo scafo comincia a imbarcare acqua e si inclina sul fianco destro.
Con un forte ritardo iniziano le operazioni di evacuazione dei passeggeri e del personale. I battelli di salvataggio vengono calati in mare con molta difficoltà perché urtano contro lo scafo della nave che si sta inclinando dalla parte opposta
Panico e calca di fronte alle principali uscite, prima di poter salire sulle scialuppe, passeggeri in fuga sul ponte della nave già inclinata: battelli di salvataggio non utilizzabili dal lato in acqua, gli altri non sufficienti per l’intero equipaggio e i passeggeri.
Al momento vi sono venti dispersi nell’elenco ufficiale della Costa Crociere e 12 i morti recuperati in mare.
«Il recupero del carburante è tra i primi obiettivi, ma prima di tutto rimane il recupero delle persone. L’attività di ricerca dei dispersi continua e si conserva ancora la speranza di trovare persone in vita, ma comunque l’obiettivo è quello di ritrovare le persone dichiarate disperse, non rintracciate e che potrebbero trovarsi all’interno del relitto» ha affermato il Capo del Dipartimento della Protezione Civile, Franco Gabrielli, appena nominato Commissario Delegato all’Emergenza. Ma al tempo stesso, ha precisato Gabrielli, «dobbiamo cominciare quanto prima l’attività di recupero del carburante. E quindi ho chiesto al comitato scientifico di mettermi nelle condizioni di poter decidere su questo al più presto».
«Noi siamo concentrati su quelle 2.400 tonnellate di carburante» ha continuato Gabrielli «ma non dobbiamo dimenticare che in quella nave ci sono olio, solventi, detersivi. Tutto ciò che serve ad una cittadina di 4 mila persone». Il petrolio è contenuto in 13 casse, una parte a dritta, un’altra a poppa e nel vano motore. «Con del vapore si fa uscire il petrolio poi raccolto con una manichetta e trasferito in una cisterna. Dal vapore si immette acqua nella cassa per mantenere stabile nave» è quanto è stato raccontato durante una conferenza stampa tenuta ieri dopo la riunione con il consiglio scientifico. Il tratto di mare intorno alla nave sarà circoscritto di pannelli per limitare la diffusione di un’eventuale fuoriuscita di petrolio.
Il Corriere della Sera dedica questo speciale alla Tragedia del Giglio: http://www.corriere.it/cronache/speciali/2012/la-tragedia-del-giglio/ . Il riassunto iniziale è tratto da questo speciale come tutte le immagini.
Sabrina