A un anno dal naufragio della Costa Concordia, cosa è realmente cambiato sulle navi da crociera?
Mentre le trentadue vittime innocenti reclamano ancora giustizia, Schettino – da bravo «mostro» – percorre il solito, squallido giro nei (peggiori) salotti mediatici, le Istituzioni promettono «tutta la verità in tempi stretti» e le navi della Costa Crociera solcano i mari garantendo divertimento e serenità.
Ma oggi, quale è la realtà a bordo di questi villaggi galleggianti?
Le innumerevoli testimonianze dei sopravvissuti alla tragedia del Giglio evidenziarono la totale incapacità dell’equipaggio nel gestire la situazione di emergenza; molti marinai (o presunti tali) non parlavano italiano e nemmeno inglese.
Più che uomini di mare, è evidente come le navi da crociera siano affidate a gentili camerieri-tutto-fare. Si tratta quasi sempre di personale asiatico sottopagato e sfruttato che a bordo esegue ogni tipo di lavoro a qualsiasi ora del giorno e della notte. La prassi è comune e coinvolge tutte le compagnie, dalle più rinomate fino alle società che offrono viaggi low-cost.
La tragedia della Costa Concordia ha modificato questo iter?
Si discute accanitamente dell’«inchino», la manovra clandestina richiesta da tutti e smentita ufficialmente, il saluto nascosto della nave all’isola, la tradizione inconfessabile … e la formazione dell’equipaggio? La preparazione dei marinai? I controlli sulla presenza delle scialuppe? La conformità di tutti i processi di sicurezza previsti dalla Legge? La prevenzione?
Lo spettacolo televisivo non prevede discorsi seri, l’approfondimento annoia lo spettatore può cambiare canale.
L’«inchino» fa show, la giustizia no.
MMo