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Costo di vita

Creato il 12 aprile 2014 da Brasilitalia
Costo di vita
Navigando su internet è facile trovare siti o blog in cui compaiono comparazioni di prezzi tra il Brasile e altri paesi (in questo caso l'Italia). La maggior parte cosa fanno? Prendono il prezzo di un determinato prodotto in vendita in Brasile e lo dividono per la valuta in Euro (che oggi corrisponde a 3,08). Così, un chilo di pomodori che qui mi costano 4,99 R$, diventano miracolosamente 1,62 €… e tutti con la bocca aperta ed espressione allibita pensando “Guarda come costa poco in Brasile!”.
Questo sistema di valutazione o di comparazione va bene per quelle persone che, pur vivendo in Brasile, ricevono uno stipendio o comunque dei soldi dall’Italia, in Euro. In questo caso, se so che ogni mese io guadagno 1.000 €, facendo la giusta conversione in R$ posso benissimo sapere dove e come la vita costa di meno.
Ma per chi come me e altri 200 milioni (più o meno) di brasiliani vive, lavora e guadagna in valuta brasiliana, questo sistema non funziona. Nell’esempio precedente, è inutile dirmi che i pomodori io li pago 1,62 €, perché in ogni caso a me costano la bellezza di 4,99 R$. Quindi si deduce che una semplice conversione di valuta non serve per una comparazione efficiente tra i costi di vita di due paesi. E allora come fare? A questo quesito la rivista inglese “The Economist” aveva cercato di rispondere già nel 1986.
Con oltre 33.500 ristoranti, McDonald’s copre praticamente ogni parte del mondo, tanto da rendere i suoi panini un valido strumento per valutare le differenze economiche tra diverse nazioni. Partendo da questa idea, nel 1986 la rivista britannica The Economist introdusse il cosiddetto “indice Big Mac”, un sistema per confrontare il potere d’acquisto delle valute basato sul panino più conosciuto in vendita da McDonald’s. L’indice nacque un po’ per scherzo ma trovò un crescente seguito da parte degli economisti e a oggi è considerato da molti un buon sistema di analisi basato sulla teoria della parità dei poteri di acquisto (PPA).
La PPA dice che il tasso di cambio tra due valute (1 in una valuta quanto vale in un’altra valuta) tende naturalmente ad aggiustarsi, in modo che un insieme di beni abbia lo stesso costo in entrambe le valute. Nel caso dell’indice preparato dall’Economist, l’insieme dei beni è rappresentato da un singolo Big Mac. Fu scelto questo panino perché viene venduto con caratteristiche molto simili nei ristoranti della catena McDonald’s nel mondo, con prezzi diversi stabiliti a seconda dell’economie delle singole nazioni.
L’indice Big Mac tra due paesi è ottenuto dividendo il prezzo di un Big Mac in un dato paese (nella sua valuta) con quello di un altro panino dello stesso tipo in un altro paese (espresso nella sua valuta). Il dato ottenuto viene poi confrontato con l’effettivo tasso di cambio tra le valute dei due paesi presi in considerazione. Se il numero si rivela più basso, allora la prima valuta è sottostimata rispetto alla seconda, almeno nella teoria della PPA. Se invece è più alta, significa che la prima valuta è sopravvalutata.
Costo di vita
In pratica, il sistema funziona calcolando il tasso di cambio al quale un Big Mac avrebbe lo stesso prezzo in ogni paese. Per esempio, come spiegano sull’Economist: agli attuali tassi di cambio un Big Mac, che viene venduto negli Stati Uniti a 4,33 dollari, costa solamente 75 rubli (2,29 dollari) in Russia, mentre in Brasile viene venduto a 10 real (circa 5 dollari). Questo significa che il dollaro compra molti Big Mac in Russia, segno che il rublo è meno caro e che il real è abbastanza costoso.
Benché l’indice Big Mac sia ormai tenuto in considerazione da molti economisti e utilizzato per esempi e studi sul potere d’acquisto, secondo alcuni detrattori il sistema non restituisce dati sufficientemente affidabili. Il problema, dicono, è che il panino in realtà non è uguale in tutti i ristoranti del mondo gestiti da McDonald’s. Cambiano, infatti, il peso, i valori nutrizionali e le stesse dimensioni del panino. La versione del Big Mac per l’Australia ha il 22 per cento in meno di calorie rispetto a quella canadese, per esempio. Inoltre, in alcuni paesi dove il consumo di carne bovina è molto basso per questioni religiose, come in India, la carne rossa viene sostituita con quella di pollo. (1)

Bene, con questo sistema possiamo valutare se una determinata valuta è sottostimata o sopravalutata, ma per i nostri scopi a cosa può servire? Nel 2013 il Big Mac Index italiano era di 3.50, mentre quello brasiliano era di 10.25, ma questo cosa cambia per il mio chilo di pomodori?
Costo di vita
Forse dovremmo basarci sul Potere d’Acquisto.
Le parità di potere d'acquisto (PPA; in inglese Purchasing Power Parity, PPP) sono prezzi relativi che esprimono il rapporto tra i prezzi nelle valute nazionali degli stessi beni o servizi in paesi diversi.
L'esempio più semplice di PPA è costituito dall'indice Big Mac: se un Big Mac costa 1,71 sterline nel Regno Unito e 3 dollari negli USA, il tasso della parità di potere d'acquisto è 1,71/3 = 0,57. Tale valore comprende in sé sia il tasso di cambio tra sterlina e dollaro, sia il diverso livello dei prezzi nei due paesi; se il tasso di cambio fosse 0,5, se cioè occorressero 1,5 sterline per avere 3 dollari, allora il Big Mac risulterebbe più caro nel Regno Unito che negli USA. Da ciò segue che uno statunitense che si recasse nel Regno Unito con 100 dollari convertiti in sterline non potrebbe consumare la quantità di Big Mac che consumerebbe in patria con la stessa cifra. (2)

Ok, messo in questo modo sembra più semplice, ma anche così non ottengo un sistema obiettivo per valutare i costi di vita tra due paesi. Allora facciamo una cosa più semplice. Quanto guadagna un italiano?
Il reddito medio è pari a 19.750 euro (3)

Questo perlomeno è quanto hanno dichiarato nel 2012. Se dividiamo questa cifra per 13,5 (considerando la tredicesima, quattordicesima e altro) viene fuori uno stipendio di 1.462,96 euro. Immaginiamo che questo sia lo stipendio medio di un italiano. E quanto guadagna un brasiliano?
O salário médio do trabalhador brasileiro é de R$ 1.792,61, informou nesta sexta-feira (24) o IBGE (Instituto Brasileiro de Geografia e Estatística) a partir de pesquisa do Cempre (Cadastro Central de Empresas). (4)

Caspita, i brasiliani guadagnano di più. Buon per loro (anche se la maggior parte dei brasiliani che conosco non arrivano a 1.000 R$ al mese). Ma immaginiamo che questi siano dati reali. C’è una differenza di più di 300 punti in valuta tra i due lavoratori. Ma valuta a parte, potremmo dire che i due lavorato guadagnano QUASI la stessa cifra? Sono circa 300 punti di differenza, non sono pochi (300 euro o 300 R$ in più al mese farebbero comodo a tutti), ma per il nostro scopo, per poter semplificare, potremmo dire che un brasiliano e un italiano guadagnano lo stesso stipendio? Tanto per avere un’idea, un operaio di una grande azienda in Italia dovrebbe guadagnare intorno ai 1.300 euro, e un operaio qui in Brasile guadagna più o meno lo stesso, 1.300 R$ (per lavoro ho a che fare con Hollerite e buste paghe tutti i giorni quindi posso affermare che all’incirca lo stipendio è questo).
Abbiamo la “fortuna”, per il nostro scopo, che i due operai guadagnano quasi la stessa cifra. Se per esempio dovessimo fare una comparazione tra l’Italia e l’India, allora le cose sarebbe molto diverse, dato che in alcuni paesi le situazioni sociali ed economiche sono notevolmente diverse:
Il costo medio di un operario generico può variare da 69 a 104 Euro mensile, mentre l’operaio specializzato da 455 a 655 Euro. A sua volta, un ingegnere o un dirigente ha un costo medio di 1.770 Euro al mese. (5)

Allora a questo punto, se un italiano e un brasiliano guadagnano lo stesso stipendio e hanno uno stesso (o quasi) livello di vita, non potremmo immaginare che anche le due valute si equivalgano? 1 Real corrisponde a 1 Euro, in un rapporto di 1:1. E in questo mondo ipotetico e virtuale inventiamo anche una nuova valuta, il Reuro (bruttissimo nome), o più semplicemente R€. Ecco allora che in questo modo potremmo, ipoteticamente, fare una giusta comparazione di prezzi tra i due paesi. E così i cari lettori che rimanevano stupiti per i prezzi brasiliani, dovranno rivedere le loro idee sapendo che, per esempio:
1 kg di pomodori in Brasile costa R€ 5,28 e in Italia R€ 1,49 1 kg di banane in Brasile R€ 2,29, in Italia R€ 0,99 1 kg di patate in Brasile R€ 3,16, in Italia R€ 0,78 1 litro di latte in Brasile R€ 3,09, in Italia R€ 0,55 12 uova in Brasile R€ 3,49; in Italia R€ 1,98 1 Xbox in Brasile R€ 1.249, in Italia R€ 149 1 Reflex digitale in Brasile R€ 1.799, in Italia R€ 369 1 Renault Clio in Brasile R€ 26.290, in Italia R€ 13.600 E via discorrendo…
Per avere un idea di alcuni prezzi in Italia potete andare a vedere QUI e QUI. Per i prezzi brasiliani invece potete guardare QUI. È ovvio che i prezzi variano tantissimo tra Stato e Stato, come è logico che non bisogna tener conto delle promozioni che a volte s’incontrano nei vari supermercati. I prezzi brasiliani che ho riportato sono dello Stato di São Paulo, certamente tra i più cari del Brasile. Chi è fortunato di vivere nel Nord-Est probabilmente potrà risparmiare abbastanza sui prodotti freschi, ma per il resto penso che non cambi molto.
P.S. So di essermi dilungato abbastanza e vi chiedo scusa, ma questo argomento mi sta a cuore e mi piacerebbe trovare una forma per poter confrontare il costo di vita tra i nostri due paesi in un modo più efficiente e adeguato che una semplice conversione di valuta. Peccato che non sia un esperto di economia, e a tal proposito sarei molto grato se qualcuno, più competente di me in materia, potesse dare il suo parere su quanto ho scritto (possibilmente senza offendere).
Fonti: (1) Il Post.it (2) Wikipedia (3) La Stampa (4) R7 (5) Affari Propri


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