Counting Crows > August And Everything After Live At Town Hall

Creato il 14 settembre 2011 da Maurozambellini

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E’ sempre più raro imbattersi in un live degno di tale nome forse perchè circolano in rete tanti concerti che gli artisti hanno perso la voglia di fare dei live ufficiali come una volta. Si differenziano i Counting Crows che buttano sul mercato in formato CD, DVD e Blue Rays questo sfavillante Live At Town Hall con cui in tempi recenti hanno omaggiato il loro album d’esordio, quel August and Everything After che conteneva alcune delle più belle canzoni degli anni novanta, pezzi come Mr. Jones, Omaha e Rain King. Il gruppo si è ritrovato a New York e ha eseguito per intero quel disco seguendo quasi pedissequamente la scaletta originale dell’album con la sola eccezione di unire in medley l’iniziale Round Here con la strepitosa Raining In Baltimore. Il risultato è un disco a dir poco eccezionale, intenso, lirico, forte, vissuto fino all’ultima nota, poetico, con un Adam Duritz che inizia parlando e finisce travolto dalla musica dei Counting Crows in una delirante versione di A Murder of One dove la band dimostra contemporaneamente di essere una grande rock n’roll band e di avere qualità per competere coi grandi autori di canzoni della scuola Dylan/Springsteen/Young. Sebbene il loro disco d’esordio, August and Everything After, vivesse soprattutto per il successo radiofonico di Mr. Jones  questa resa dal vivo conferma la bontà dell’intero album con versioni allungate, rivisitate, jammate, pregne di quel pathos che la voce messianica di Duritz  le conferisce. Una delle dimostrazioni più evidenti è la lunga esecuzione di Rain King otto minuti di ballata rock con echi irlandesi e roots con i versi della canzone originale che si sovrappongono e si fondono ad un certo punto con una personale ripresa di Thunder Road di Springsteen in quello che è uno dei momenti migliori di simbiosi tra due generazioni di rockers, un momento altamente significativo ed intenso  dove è facile farsi trasportare dall’enfasi e rabbrividire per tanta bellezza. Il rock è lungi dal morire perché Adam Duritz e i suoi Crows con questo disco affermano che non ci sono barriere di età e di genere quando le canzoni funzionano, le chitarre mordono, il piano intona la sinfonia, la ritmica pesta duro ed una voce urla rabbia e sussurra dolcezza in quella che è la nostra musica lirica, la nostra boheme, la  soundtrack di un sogno iniziato tanto tempo fa. Che siano i Counting Crows a tenere in vita questo sogno non è una novità perché la loro discografia ha messo in evidenza una qualità eccelsa sia nella scrittura delle canzoni sia nel calore e immediatezza delle loro performance (si ascolti l’ottimo New Amsterdam del 2006) magari non perfette e calibrate ma in grado di trasmettere tutta l’urgenza e la poesia del rock n’ roll. Anche in questo Live At Town Hall la loro macchina non è cromata e lucidata come una fuoriserie da museo ma un mezzo solido, potente, affidabile per far viaggiare a mille canzoni che sono cuore e sensi, sangue e lacrime, estasi e passione, luce e oscurità. Difficile dire cosa sia meglio in questo live, certo è che Sullivan Street con la lunga introduzione di Adam Duritz sembra quello che faceva Springsteen nel tour del ’78, assolo di chitarra compreso e Anna Begins è un talking sincopato con il divino mandolino di David Immergluck, uno dei tre chitarristi della band assieme a Dan Vickrey e David Bryson, che rivela di una band a proprio agio anche con liriche tortuose e ritmi frammentati, per non dire di una rockata e allucinata Ghost Train che mette a riposo anni di REM con Charles Gillingham impazzito all’organo e Duritz che viaggia nel suo delirio  vocale e la conclusiva  A Murder Of One nella quale ognuno, Duritz, Crows e pubblico, ha lasciato andare i freni verso quella che è una discesa nella più pura apoteosi del rock n’roll.
Naturalmente ci sono anche Omaha e Mr. Jones.
MAURO ZAMBELLINI
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