Cowbird, come dice lo stesso sito, è “una piccola comunità di cantastorie, concentrata su una forma di racconto più profonda e duratura, più personale di quanto potresti trovare altrove in Rete”. Nell’era dell’User- Generated Content(UGC), ovvero dei contenuti web prodotti direttamente dall’utenti, i membri di questa community fanno del giornalismo, svelando i retroscena dei grandi eventi attraverso delle semplici testimonianze. L’esperienza quotidiana degli autori viene raccontata ricorrendo a parole scritte, immagini, file audio; Cowbird è una piattaforma multilingua che permette agli utenti di creare un diario audiovisivo delle proprie esperienze, e di collaborare tra loro nella documentazione degli eventi. Le storie vengono catalogate per data, luogo e tag, così da poter essere facilmente rintracciabili dagli utenti; si crea una vera e propria “biblioteca pubblica dell’esperienza umana” che potrà fungere da archivio per le generazioni future.
Gli autori sono accomunati dalla creatività, dalla passione che ripongono nei loro racconti; essi possono decidere di “seguire” altri cantastorie, e di esprimere i loro giudizi su ciò che leggono. Inoltre, possono scegliere di condividere le proprie storie con tutti, o solo con alcuni.
Una funzione particolare è lo “sprout” , ovvero una storia può fungere da stimolo per un terzo a raccontare la sua esperienza; si creano così dei flussi di racconti interconnessi tra loro. Le storie possono essere “regalate”, ovvero dedicate, date in dono a qualcuno; così facendo questo social network si pone in controtendenza rispetto alla materialità della società contemporanea.
Cowbird sacrifica l’immediatezza in nome della riflessione, sul sito leggiamo: “Vivi la tua vita, prenditi tempo. Osserva e senti, profondamente. Più tardi, racconta le storie per dare senso alla tua esperienza”.
La dimensione di Cowbird resta di nicchia: per potervi accedere occorre effettuare una richiesta motivata tramite il sito stesso, e ,a differenza di ciò che accade per altri social network in fase di lancio, non si hanno a disposizione inviti da girare a terzi. Così facendo, per il momento, gli storyteller e i loro racconti rimangano lontani dai “riflettori”(puntati sui più popolari social network), e dagli utenti di “massa”.
Il nome viene dal “molotro”, un uccellino nordamericano, che depone le sue uova nei nidi degli altri e viaggia molto; nel sito si legge “noi saremo il vostro nido, le vostre storie le uova. Le cureremo e le faremo schiudere”. La novità assoluta rispetto agli altri social network è la possibilità di dare vita a “catene” di storie, a “saghe” che nascono dagli scambi, dalle interconnessioni tra gli utenti.
Stiamo Cercando Nuovi Autoriclicca qui.