Non solo un ufficio. Né semplicemente un modo per risparmiare sui prezzi di una scrivania – che pure di solito sono salatissimi, mentre qui si parla di cifre irrisorie. Si tratta di uno spazio condiviso, di un luogo in cui scambiare le proprie professionalità. Dove prendersi un caffè con dei colleghi che non sono colleghi nel senso classico del termine, ma piuttosto dei “coinquilini” di lavoro.
Tutto questo e altro ancora è Cowo, che ieri ha aperto la sua sede agli amici e al pubblico, a Cordenons (Pordenone), con una presentazione insieme al fondatore del primo di questi centri a Milano: Massimo Carraro, insieme a Gianni Barbon di Mod-o. Le due associazioni, Cowo e Mod-o, si sono messe insieme per fondare il primo Cowo pordenonese.
Cowo non è “ne business, né moda, ma voglia di fare qualcosa di buono insieme a gente intelligente” (Carraro), per ogni tipo di lavoro, creativi e no. La rete è fondamentale per Cowo, sia quella virtuale che quella fisica.
Cowo è un tavolo, una scrivania, una sedia, una rete wifi. Ma anche: un luogo accogliente, arredato in modo elegante ma non freddo, un posto dove lavorare con altre persone, un way of life inedito. Un posto da “noleggiare” a giornata, a settimana, a mese, a seconda delle necessità, senza l’obbligo di contratti di sei anni come avviene nelle locazioni di uffici. Un posto in cui affittare una sala per le riunioni, o per tenere dei seminari, senza rimetterci lo stipendio intero e in un ambiente creativo e confortevole.
E ancora: un posto che fa rete con altri posti, un modo per avere contatti non solo in altre città in Italia dove esistono altri Cowo, ma anche in tutto il mondo. Sì, perché si tratta di una rete diffusissima. In Italia se ne trovano in ventinove città: Bologna, Bolzano, Firenze, Forlì, Genova, Milano, Novara, Palermo, Pordenone, Ravenna, Roma, Rovigo, Sassari, Torino, Treviso, Udine, Verona, Bassano del Grappa, Borgomanero, Campogalliano, Cavenago, Corato, Desio, Gorgonzola, Mestre, Sesto Calende, Sovico, Tortona.
All’estero naturalmente spopolano, essendo l’idea nata negli Stati Uniti nel 2005. E il bello è che, se un libero professionista affiliato a un Cowo di una città italiana ha bisogno di una scrivania in un’altra città, che sia in Italia o all’estero, non ha che da contattarlo: il Cowo locale lo “ospiterà” gratuitamente fino a tre giorni.
Quelli di Cowo lanciano anche un’altra idea: quella di rendere tutti i luoghi pubblici, in parte, dei Cowo. Se ci sono sale vuote di edifici statali o comunali, sale disponibili nelle biblioteche, nelle scuole, nei luoghi pubblici, perché non rendere “abitabili” per far lavorare questi liberi professionisti spesso nomadi? Un sogno urbanistico che chissà, un domani, se i comuni fossero lungimiranti, potrebbe realizzarsi.
E poi, se qualcuno ha uno spazio grande, inutilizzato, ristrutturandolo adeguatamente può trasformarlo in Cowo. Come? Spulciando il sito coworkingproject.com lo scoprirete. Come dite? Siete ancora sulla scrivania di casa? Cosa aspettate ad affittare una scrivania in un Cowo?
Nella galleria, le immagini delle inaugurazione di Cowo a Cordenons (Pordenone) il 18 febbrio 2011
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