(articolo pubblicato il 2 agosto 2011)
Come sapete tutti, il mercato dell'auto ha avuto un notevole arresto in questi anni, nonostante il Governo abbia fino a poco tempo fa messo in essere una serie di incentivi per l'acquisto di auto.
Analizziamo gli ultimi anni.
Nel 2008 il mercato ha avuto un calo di immatricolazioni del 13,3% rispetto all'anno precedente. Nel 2009 il mercato ha tenuto chiudendo comunque con un minimo calo. Nel 2010 il mercato ha invece avuto un calo del 9,2%. Quest'anno siamo nell'ordine di un calo di un ulteriore 10%.
Ora prendiamo come punto di riferimento il fatto che l'auto è una delle maggiori spese per la famiglia italiana. Al costo dell'auto in sè e per sè va aggiunta una serie di voci che negli ultimi anni ha visto crescere la propria spesa e mi riferisco soprattutto a RCAuto e benzina/diesel, oltre ovviamente al balzello, che ritengo iniquo, del bollo.
Più che un bene di utilità, l'auto sta diventando un bene di lusso anche per la famiglia media italiana. Le conseguenze di tali aumenti portano sicuramente ai dati oggettivi di un calo delle vendite. E' uno degli aspetti di questa crisi dove gli stipendi crescono (se crescono) meno dei consumi e dove per forza di cose occorre tagliare le voci più dispendiose.
Alcuni studi hanno accertato che la crisi del mercato dell'auto possa terminare nel 2014, quando parte del parco auto attuale sarà obsoleto. Tre anni sono lunghi soprattutto senza politiche che possano far ripartire i consumi. Cosa potrebbe comportare tutto questo?
Difficile dirlo, però all'orizzonte si vedono nubi nere. In Europa, solo Germania (in pieno boom) e Francia reggono. L'Italia è penultima tra i paesi più forti; dietro c'è solo la Spagna, ormai a rischio default come la Grecia e il Portogallo. Le ripercussioni su tale riduzione potrebbe spingere alla disoccupazione per coloro che lavorano nell'indotto (soprattutto concessionari). Intanto è notizia di stamani di un tentato suicidio di un operaio Fiat a Napoli, dopo aver saputo della proroga della Cassa Integrazione Guadagni (la cd. CIG).
Se il mercato estero tiene, allora forse si potranno salvare i lavoratori delle case automobilistiche, orientate al mercato estero. Vedremo quel che succederà.
Ma chi è che perde davvero? Sicuramente lo Stato, o meglio gli Enti locali come Comuni e soprattutto Province. Conti alla mano, lo Stato ha avuto minori entrate dal mercato auto di circa 2 miliardi di euro.
Dicevo delle Province: se pensate che gran parte dei fondi di bilancio di questi Enti derivano da tasse automobilistiche, immatricolazioni e consumi energetici a carico di imprese (anch'esse in crisi) pensate un po' cosa possa accadere se la crisi dell'auto continuasse.
Il crack è molto vicino. Non è terrorismo psicologico. E' la realtà di tutti i giorni. Una ulteriore riduzione del mercato auto può sicuramente causare un ampliamento della già notevole falla aperta dalla crisi dei consumi.
Speriamo bene.