Philip Dick appartiene ormai da tempo al mondo delle icone. Icone della fantascienza, della letteratura, della cultura pop. Qualunque serie televisiva dedicata in qualche modo alla sci fi, è debitrice delle sue visioni. Basti pensare a quante volte le sue tematiche siano presenti in quella vera e propria flotta seriale che è Star Trek o a come il tema claustrofobico del rapporto vita presunta/morte apparente trovi asilo in Life on Mars, tanto per fare due esempi fra i tanti.Gli autori li incontri attraverso i loro libri, le loro parole. Ogni incontro con un autore è, a suo modo, un’avventura. E se il simbolo, a volte, diviene rappresentazione stessa della realtà, il mio primo incontro con l’opera di Philip Dick è stato indiretto, come avrebbe potuto fare il personaggio di un suo romanzo che si fosse trovato, suo malgrado, a dover comunicare, attraverso due dimensioni spaziotemporali spezzate, per mezzo di messaggi televisivi criptati o di scritte sui muri. Emanuele Carrère e la sua biografia romanzata Io sono vivo e voi siete morti. Philip Dick, 1928-1982: una biografia mi fecero scoprire un intero universo parallelo.Era un’estate non troppo calda, un’estate di incontri e scoperte libresche importanti, alcune delle quali poi non hanno avuto un seguito; proprio come, a volte, accade nella vita. Ma il mio ricordo di quell’estate va alla scoperta di quella miniera letteraria che era il mondo dickiano.Anche Jonathan Lethem racconta, in questo libro che sarebbe troppo definire romanzo e troppo poco definire saggio, il suo rapporto totalizzante con la figura di Dick.Crazy Friend non è (non può essere) un’opera imparziale. Le opere imparziali si compongono con freddezza, algidamente. Crazy Friend è un tributo che uno scrittore dedica ad un altro scrittore, ma un tributo che diviene lentamente una cover, uno spin off. Fino al punto in cui l’Autore raggiunge una sorta di fusione della propria personalità con quella del suo idolo letterario.È come se Lethem stesso si trovasse al di là di uno dei tanti e allucinatori giochi di specchi dickiani. Due vite si confondono, quella di Lethem e quella del suo idolo e voi, mentre leggerete, vi troverete, senza nemmeno accorgervene, a vivere in uno dei tanti universi dickiani che cadono a pezzi.Un libro.Crazy Friend. Io e Philip K. Dick, di Jonathan Lethem (minimum fax).
Magazine Cultura
Crazy Friend. Io e Philip K. Dick, di Jonathan Lethem (minimum fax)
Creato il 05 agosto 2011 da Angeloricci @angeloricci
Philip Dick appartiene ormai da tempo al mondo delle icone. Icone della fantascienza, della letteratura, della cultura pop. Qualunque serie televisiva dedicata in qualche modo alla sci fi, è debitrice delle sue visioni. Basti pensare a quante volte le sue tematiche siano presenti in quella vera e propria flotta seriale che è Star Trek o a come il tema claustrofobico del rapporto vita presunta/morte apparente trovi asilo in Life on Mars, tanto per fare due esempi fra i tanti.Gli autori li incontri attraverso i loro libri, le loro parole. Ogni incontro con un autore è, a suo modo, un’avventura. E se il simbolo, a volte, diviene rappresentazione stessa della realtà, il mio primo incontro con l’opera di Philip Dick è stato indiretto, come avrebbe potuto fare il personaggio di un suo romanzo che si fosse trovato, suo malgrado, a dover comunicare, attraverso due dimensioni spaziotemporali spezzate, per mezzo di messaggi televisivi criptati o di scritte sui muri. Emanuele Carrère e la sua biografia romanzata Io sono vivo e voi siete morti. Philip Dick, 1928-1982: una biografia mi fecero scoprire un intero universo parallelo.Era un’estate non troppo calda, un’estate di incontri e scoperte libresche importanti, alcune delle quali poi non hanno avuto un seguito; proprio come, a volte, accade nella vita. Ma il mio ricordo di quell’estate va alla scoperta di quella miniera letteraria che era il mondo dickiano.Anche Jonathan Lethem racconta, in questo libro che sarebbe troppo definire romanzo e troppo poco definire saggio, il suo rapporto totalizzante con la figura di Dick.Crazy Friend non è (non può essere) un’opera imparziale. Le opere imparziali si compongono con freddezza, algidamente. Crazy Friend è un tributo che uno scrittore dedica ad un altro scrittore, ma un tributo che diviene lentamente una cover, uno spin off. Fino al punto in cui l’Autore raggiunge una sorta di fusione della propria personalità con quella del suo idolo letterario.È come se Lethem stesso si trovasse al di là di uno dei tanti e allucinatori giochi di specchi dickiani. Due vite si confondono, quella di Lethem e quella del suo idolo e voi, mentre leggerete, vi troverete, senza nemmeno accorgervene, a vivere in uno dei tanti universi dickiani che cadono a pezzi.Un libro.Crazy Friend. Io e Philip K. Dick, di Jonathan Lethem (minimum fax).
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