La scorsa volta si parlava di ambiguità nei titoli, argomento che va trattato senza indugio. Domanda: non vi è mai capitato di leggere un titolo d’un articolo in un quotidiano cartaceo e pensare ‘che cosa vuole dirmi il giornalista?’
Uno stratagemma che può essere non consapevole, ma oramai siamo scafati nella comunicazione, i titoli detengono un potere enorme sul lettore, lo avvicinano o lo allontanano.
Online il discorso non cambia, anzi ancora più importante, perché il click è di natura celere, catturare l’attenzione di chi legge diviene fondamentale.
Questa è la ragione per la quale il titolo andrebbe pensato con accortezza dopo avere riletto il proprio post, pensando a come attirare il lettore verso il testo dell’articolo. Attirare significa lasciare qualcosa in sospeso, qualcosa che possa donare urgenza di lettura facendo dimenticare il resto.
Creare ambiguità può rivelarsi in non pochi casi efficace, innumerevoli le possibilità.
Pensate alla seguente frase: “Quel cane di Berlusconi”.
Che cosa significa?
1- Si sta parlando del cane di Berlusconi, nel senso di un animale di Berlusconi.
2- Si sta dicendo che Berlusconi è un cane.
Questo tipo di ambiguità attrae il lettore, che vorrà capirne di più, alla ricerca dei particolari nel testo che gli/le faranno capire il senso della frase.
Altro esempio.
“Pennacchi ha visto il suo editore al Salone di Torino con l’agente".
Che cosa significa?
1- Pennacchi, insieme all’agente, ha visto il suo editore.
2- Pennacchi ha visto, senza parteciparvi, che l’editore e l’agente erano insieme.
Altra ambiguità che potrebbe creare curiosità nel lettore.
Altro esempio.
“È necessario scrivere ancora…”
Che cosa significa?
1- È necessario scrivere ancòra.
2- È necessario scrivere àncora.
In questo caso, con tutta probabilità, il lettore si aspetta qualcosa inerente il primo caso, mentre voi disquisirete su qualcosa che concerne le ancore delle navi.
Capite quindi che le ambiguità possono essere create attraverso numerose modalità, l’obiettivo è incuriosire il lettore, non dimenticatelo, lo dovete incollare al vostro blog, dovete cercare di indurlo a continuare la lettura.
Mi capita spesso che un collaboratore mi chieda in quale modo donare più visibilità ai suoi pezzi e io rispondo il più delle volte che la partita si gioca sul titolo, in particolare quando sono riflessioni e non recensioni (in queste ultime il titolo non può che essere il titolo del libro e il nome dell’autore, anche in funzione Seo, cioè affinché i motori di ricerca lo vedano con più facilità), ma nel caso di una riflessione che non sia identificata in un titolo di un libro, è necessario generare una frase a effetto che possa indurre alla lettura. Non si scappa da questa logica. O meglio, si può scappare, ma io sto cercando di trasmettervi una serie di accorgimenti per puntare ad avere un blog di successo, e successo significa anche visite, quante più visite possibile.
Appare scontato dichiarare che scrivere un articolo meraviglioso e interessante che alla fine sarà letto da quattro persone può certamente avere la sua importanza, ci mancherebbe, ciononostante conquistare l’opportunità di interagire con molte più persone potrebbe scatenare discussioni più coinvolgenti, più strutturate, producendo magari ulteriori stimoli per altri articoli in futuro, ahimè potere dei grandi numeri.
Bisogna abbandonare definitivamente una certa tendenza italiana artistoide che sottolinea quanto la genialità di una persona sia immune dalle dinamiche di promozione e comunicazione; viaggiano insieme le cose, bisogna farle viaggiare insieme, e oggi, con lo sviluppo di internet, chi scrive articoli online non dovrebbe mai dimenticare il ruolo del lettore.
Per ricapitolare. Tenete in considerazione i consigli della scorsa volta, sfruttando in particolare gli strumenti come per esempio Google Trends, dopo di che chiedetevi sempre se e come pubblicare un titolo ambiguo, che punti sulla curiosità del lettore.
Alla prossima.