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Creare una app: come fare, da cosa partire

Da Twagomagazine @lorenzomonfreg

Creare una app: come fare, da cosa partireCreare una applicazione non è un gioco da ragazzi, anzi. Servono competenza, professionalità, e un’idea che stia alla base di tutto questo. Serve un progetto, e serve un professionista che sia in grado di sviluppare questo progetto.

Si parte generalmente dal pensare una app, dall’idea che ci viene in mente e dal bisogno che abbiamo di stabilire delle linee guida perchè tutto diventi concreto. Ci serve dunque un  professionista che sia supporto a noi e a questo sviluppo.

È cool e fa tendenza essere ideatori di una applicazione. Le app sono diventate un bisogno, una necessità, una appendice dei nostri telefoni intelligenti. Grazie alle app, c’è di più. C’è molto di più. E noi vogliamo essere qualcuno che quel di più lo pensa, lo teorizza. Ma noi soli non siamo abbastanza per assicuare la buona riuscita di un simile progetto.

Allora vediamo insieme perchè rivolgersi ad un programmatore esterno si rivela essere la scelta vincente.

Il momento in cui ci affidiamo ad un professionista arriva quando l’idea della nostra app si delinea nella sua funzonalità:

  1. cosa vogliamo dalla nostra app
  2. per chi vogliamo lanciare la nostra app
  3. come vogliamo che la nostra app venga realizzata

Sono questi i punti da cui partire.

Il programmatore che sceglieremo sarà colui che ci aiuterà a mettere in pratica questi punti. È molto importante che il vostro programmatore di fiducia venga prontamente   messo al corrente di queste linee guida. Vi aiuterà, anzi, a delinearle meglio.

Ci dobbiamo chiedere innanzitutto quanto è utile la applicazione che si vuole sviluppare , perchè è nella sua utilità che sta la sua funzionalità, e nella sua funzionalità sta il nocciolo della sua progettazione. Ascoltiamo attentamente i trend sociali perchè sono, anzi devono essere, la nostra principale fonte di ispirazione.

Poi ci dobbiamo chiedere per chi stiamo creando questa app: nel nostro target c’è la direzione da seguire per creare una app di successo.  Il target è il nostro punto di partenza oltre che di arrivo.

Ci sono milioni di applicazioni oggi, disponibili su tutti i sistemi operativi conosciuti (soprattutto per i principali iOS ed Android). Esistono migliaia di app nel Market Android ed altrettante nell’Apple Store. Significa che la concorrenza è alta, spietata.

Per programmare un’applicazione, per renderla effettiva e funzionante (nonchè funzionale) bisogna stabilire dei punti importanti che ci aiuteranno poi ad indirizzare noi stessi al meglio sulla scelta del supporto migliore da avere in termini di professionalità nel creare una app, ai fini di dare vita ad un app che si imponga nel vasto mercato delle applicaizioni.

I programmatori che sceglieremo nel seguirci in questo cammino sono la chiave del nostro successo. Anzi, del successo della nostra app.

L’idea, come detto, deve essere originale, competitiva. E se avete questa idea originale, allora tenetela stretta e iniziate a metterla a punto secondo i criteri che questa app dovrà seguire.

Specialmente nel caso della aziende, affidarsi ad un programmatore freelance, si rivela solitamente necessario, una scelta vincente. Il vantaggio sta innanzitutto nell’abbattere i costi di produzione e avere la possibilità di mantenere costante il contatto diretto con la persona alla quale si è affidato il nostro progetto. Il freelance è un professionista che si aggiorna in continuazione, proprio per la sua stessa natura di essere un lavoratore autonomo, e quindi, in questo senso, più affidabile.

Affidarsi ad un programmatore freelance per delineare le linee guida, lo abbiamo già detto, e quindi anche per scendere in quel campo tecnico che non è generalmente di nostra competenza. Creare una interfaccia semplice perchè il cliente finale sia soddisfatto e si senta a suo agio ad usare la nostra app. Abbiamo bisogno di supporto esterno per fare un buon lavoro. Questo ci assicurerà un lavoro accurato e preciso.

 

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Articolo scritto da Roberta Martucci Schiavi web writer per twago.

 


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