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Creatività urbana e comunicazione

Creato il 14 luglio 2010 da Stampalternativa

Do the writingIntervista a Mario Morcellini, preside Facoltà Scienze della Comunicazione, Sapienza - Università di Roma.

Tra i massimi condottieri della comunicazione in Italia, ricorda il suo primo impatto o incontro con le forme della creatività urbana?

La prima percezione, dal punto di vista visivo, è stata certamente di sorpresa e di incomprensione. Per rendere un parametro, riferisco un ricordo. Quando Eugenio Scalfari si dimise da “Repubblica” rilasciò un’intervista a “Prima Comunicazione”, esternandone le ragioni, e disse grosso modo: «Il sabato leggo il supplemento “Musica!” di “Repubblica” e non ci capisco nulla. Per cui ho realizzato che devo passare la mano». Ecco, se posso dirla tutta, con il Writing, con la creatività urbana, con le parole disegnate, la prima sensazione che ha un adulto attento alla testualità, attento alle patrie lettere, è quella dello sconcerto; poi è chiaro che sopraggiunga il pensiero di cercare di capire, ma la prima sensazione, difficile da negare, è quella della provocazione visiva.

La sua risposta suggestiva ci rimanda a Herb Lubalin, il creatore dell’Avant Garde. Secondo una sua teoria, nata al freddo delle megalopoli e nei primissimi anni dei graffiti, la riduzione del 10% della lettura, in una scrittura, produce per essa il 100% in più di impatto visivo. È forse questa un’impertinenza comunicativa tipica dei graffiti, non farsi leggere?

Se la prima reazione è di tipo conservatrice - essendo noi studiosi di letteratura, di cultura, in quanto per le nostre persone la forza delle parole è quasi un tratto spirituale dell’identità - la seconda reazione è appunto cercare di capire. Da questo punto di vista, il Writing fa pensare a due cose: la lettura in pubblico ed il culto delle parole disegnate. Da bambini, quando si imparava a scrivere, le forme delle lettere, che ora si trovano solo nei mercatini degli antiquari perché nessuno vi si applica più, avevano accanto un oggetto che le richiamava come sua iniziale. Per molti versi, la cura estetica delle singole lettere provoca quasi una regressione infantile, e la cura posta nel disegno anche volumetrico delle lettere può far pensare ad un’enfatizzazione. Il Writing siamo abituati ad affrontarlo come somma di forme alfabetiche, di grafemi, come la produzione di uno che scrive, ma bisognerebbe confrontarlo con ciò che è la lettura in pubblico di poesie e romanzi, ovvero considerando anche chi si trova ad intenderlo. Il libro cartaceo nasce per essere letto in solitudine, ma uno dei modi in cui i moderni mettono in forma pubblica la lettura è proprio quello di vedere se una diversa rispondenza poetica riesce a provocare un sistema di enfasi sulle parole, una specie di rafforzamento professionale della lettura. Quello della lettura in pubblico, della lettura enfatica dei testi, è un pensiero per certi versi avvicinabile al mondo del Writing.
Quali sono a suo avviso le forze comunicative specifiche del Writing?

Vedo energia sia nel contenuto che nella forma espressiva; la rivoluzione stessa del Writing sta nella dimensione della produzione culturale di massa da parte dei giovani. Dov’è il vincolo dell’accesso dei giovani, secondo talenti e meriti, alla struttura delle opportunità pubbliche? Sta nel fatto che ci sono molti Soloni all’ingresso, che decidono chi debba entrare e chi no, e questo stringe anche la comunicazione dei giovani ad ambiti minoritari o trascurati dagli adulti. Il Writing corrisponde perfettamente a questi mondi: una scelta polemica contro la mancanza di località attribuite alle culture giovanili. La politica si riempie la bocca di paroloni, ma poi di fatto, nelle professioni pregiate, i giovani sono nettamente tagliati fuori, attitudine che vuole contrastare chi si ritiene poter essere usurpatore della comunicazione. Il Writing è quindi anche una delle grandi proteste contro la scarsa apertura dell’industria culturale.


Do the writing! Le associazioni per la creatività urbana in Italia a cura di INWARD osservatorio sulla creatività urbana
Collana Leggere&Scrivere
144 pagine
ISBN: 978-88-6222-131-3


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