Il collezionismo è una malattia. Chiunque ne sia affetto prima o poi se ne accorge. Il collezionista è un sacello di vizi: la cupidigia, la lussuria, la passione per il gioco. E’ proprio quella che mi ha preso in questo momento quando, senza riuscirmi a trattenere, alzo la mano per l’ennesima volta. Ascolto il battitore chiedere un’offerta che superi la mia odiando la sua voce e sentendo il cuore battermi in gola. Quando il martelletto picchia sul banco, per un istante smetto di respirare. Ho speso una cifra assurda, ma il mio corpo si distende come se avessi assunto una dose di essenza di cavedano. Mi avvicino per pagare. Apro la borsa e conto una ad una le monete. L’acciaio lucido rimbalza sulla piastra di marmo con il suo caratteristico tintinnio. Le monete vengono pesate e misurate una ad una. Solo alla fine, il venditore mi passa la scatola con la dovuta precauzione. L’eccezionale fattura mi stupisce ancora nonostante abbia esaminato il lotto per ore prima di decidermi a offrire. Non posso fare a meno di emozionarmi immaginando il modo con cui è stato fabbricato questo oggetto e la straordinaria civiltà che lo ha concepito. Non si faranno mai più cose così.
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A copertura posso offrirti un’opzione call a dodici mesi. Sai benissimo che con il trend attuale di vendite i profitti sono destinati a triplicare nel terzo quarto. Senza contare che la puoi rigirare immediatamente realizzando uno markup di almeno il 20%. Oppure, se sei liquido e puoi andare lungo, la tieni e passi all’incasso alla scadenza, In questo caso, secondo me, ci fai almeno un 50%.
No grazie. L’opzione non mi interessa. Voglio contanti. Un bonifico immediato sul solito conto svizzero. Non costringermi a utilizzare la mia partecipazione nella finanziaria di controllo per convincerti. Sai bene che posso tagliarti fuori dal giro in meno di dieci minuti.
Va bene. Non c’è motivo di arrivare alle minacce. Ho crediti in scadenza per almeno dieci volte la cifra che vi devo. Darò disposizione ai miei dipartimenti di incassarne una parte in contanti immediatamente. Mi fai perdere profitti colossali sui titoli che avrei potuto ottenere.
Me ne farò una ragione. Sai, mi sono stancato di scambiare promesse. Voglio iniziare ad incassare.
~inbrainstormLa strada verso casa è lunga. Almeno 10 chilometri. Col passo che mi ritrovo alla mia età ci vorranno non meno di quattro ore. Mi devo affrettare, non voglio che la notte mi colga in cammino. C’è il rischio che qualche brigante mi tagli la gola. Non ho più abbastanza denaro con me per salvarmi la vita e dell’oggetto che ho comprato non saprebbero cosa farsene. Alla peggio meglio fermarsi alla locanda. E’ un posto lurido adatto solo ai carrettieri, ma almeno conosco l’oste e sono abbastanza sicuro che non mi pugnalerà durante la notte per prendermi i calzari. Il cielo è cristallino e l’aria leggerissima. Ha appena smesso di piovere e l’odore della terra dei campi che circondano la strada è meraviglioso. Sarebbe tutto perfetto se non dovessi camminare in tutto questo fango. Poco più avanti c’è un cadavere. Non riesco a capire nemmeno se si tratti di un uomo o di una donna. Sarà lì da almeno una settimana e le bestie lo hanno straziato. Mi sposto sull’altro lato. Passare su un cadavere porta male.
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I primi a cadere furono gli Stati Uniti. La crisi del credito divenne rapidamente irreversibile. Il passaggio dalla crisi finanziaria a quella economica fu praticamente immediato. I beni, le merci, la ricchezza trattata era risultata migliaia di volte superiore a quella reale. Nel giro di poche settimane nel paese più avanzato del mondo ci fu il caos. Saccheggi, rivolte, assalti a banche ed istituti finanziari. Prima la polizia e poi l’esercito non furono in grado di arrestare l’onda devastante che, come una specie di terremoto, aveva scosso la nazione dalla costa orientale a quella occidentale. La comunità internazionale reagì rapidamente chiedendo a Canada e Messico di intervenire con le proprie truppe per cercare di riportare l’ordine nel cuore devastato del mondo. Poche settimane dopo si unirono anche truppe tedesche, russe, francesi, inglesi e spagnole, ma gli sterminati arsenali a disposizione degli insorti resero vano ogni tentativo di controllare il terreno. Subito dopo venne la Cina per la quale il dissolversi del mercato nordamericano e l’inesigibilità dei crediti vantati nei confronti di un governo ormai inesistente rappresentarono il crollo di un gigante i cui piedi si erano rivelati di argilla. Europa, India e Brasile non durarono molto più a lungo. Nel giro di dieci anni, l’unica città al mondo dove c’era ancora energia elettrica ed acqua corrente nelle case era Windhoek, in Namibia. Poi, alla fine, le luci si spensero anche lì.
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Eccomi a casa finalmente. Ho fatto gli ultimi due chilometri praticamente a passo di corsa. Sprango la porta con il chiavistello e mentre accendo la lampada mi accorgo che le mani mi tremano per la fatica. Ho bisogno di bere e prendo un po’ di acqua dal secchio. Ha un sapore terribile, domani avrò di nuovo la diarrea. Devo stare più attento. Ho 28 anni e non posso più permettermi certe imprudenze. Finalmente posso sedermi al tavolo ed aprire la mia scatola. Prima indosso i guanti di cotone leggero per evitare di contaminare l’oggetto con il grasso dei miei polpastrelli. Avvicino la lampada, prendo la lente, i fogli di pasta di cellulosa , il calamaio e la penna istoriata che è costata tre giorni di fatica all’incisore del villaggio che mi doveva una bella cifra. Voglio annotare minuziosamente ogni particolare dell’oggetto. Gli dedicherò un capitolo del mio studio che, prima o poi, mi deciderò a fare copiare ed illustrare.