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Crema, il sindaco Bonaldi “convidide” in prima battuta l’assurdo protocollo di Ancorotti, una rozza trappola politica. Nessun terrorista dichiara di essere tale e firma la rinuncia alla guerra santa!

Creato il 20 ottobre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Come si comporta un terrorista? Si mimetizza, si radica sul territorio, ne prende conoscenza, e non certo distinguendosi con comportamenti sospetti che attirino l’attenzione della polizia o dei servizi segreti. Ci sono stati molti arresti di presunti terroristi in Italia e all’estero, dunque è ovvio che le persone votate alla “guerra santa” fino alla morte evolvano i propri comportamenti. L’articolo che parte oggi in prima pagina su Le Monde conferma questa tecnica di dissimulazione, di mimetismo, dei futuri terroristi, che aspettano anni prima di entrare in azione. E’ un fenomeno verificatosi in Francia, dopo l’attacco terroristico di qualche giorno fa, di cui La Provincia di Cremona ha dato notizia quattro giorni dopo, per clamorosa coincidenza quando a Crema si è aperto, con ampio servizio sullo stesso cartaceo, il caso della “moschea”, che poi è il solito centro culturale islamico.Ma già in Inghilterra, anni fa, in occasione dei famosi attentati sugli autobus, i criminali si comportarono così: erano i terroristi “della porta accanto”, gli immigrati con la quale i londinesi avevano familiarizzati, che in diversi conoscevano.Le strategie dei terroristi maturano, tengono conto dei comportamenti delle forze dell’ordine, e cercano di aggirarle. Firmare un protocollo del genere, come quello proposto da Ancorotti, è semplicemente fuori tema. Il terrorismo è tale perché agisce di sorpresa violando qualsiasi regola e qualsiasi protocollo: ovviamente non c’è legge che tenga. Chi non se ne rende conto?Il documento chiesto da Ancorotti è solo un pretesto politico per dare al sindaco di Crema tutte le colpe del mondo se accadesse anche la minima illegalità, è una trappola politica.Se i terroristi riescono anche a sfuggire ai professionisti dell’intelligence, figuriamoci se non sfuggono al Comune, sempre che ci siano e che Crema sia un obiettivo di interesse terroristico. L’ultimo attentato, in Francia, è stato contro una sinagoga. Qui in Italia li ebrei li hanno già cacciati via quasi tutti o fatti fuori nei campi di concentramento.Gli strumenti di tutela da atti terroristici sono tutt’altri, non il protocollone di Ancorotti, che è realmente una rozza trappola per il sindaco di Crema. Che spero non accetti e non si metta sullo stesso piano di un avversario simile.Abbiamo già avuto i leghisti al governo, che facevano leggi e proclami senza accorgersi che il mondo cambia. Ed è cambiato alla faccia di Bossi e delle sue paure medievali. Crema cade così in basso? Complimenti!La proposta di Ancorotti è leggibile qui: http://www.inviatoquotidiano.it/fatti/renato-ancorotti-imprenditore-pdl-s%C3%AC-alla-moschea-crema-ma-prima-la-comunit%C3%A0-islamica-deve. Il sindaco Stefania Bonaldi ha risposto su Facebook per smentire un altra testata che titolava: “Il sindaco fa marcia indietro”. L’intervento di Bonaldi segue l’intervista ad Ancorotti.

CREMA – Una moschea a Crema? Si può fare. Ma ci devono essere regole chiare. Scritte nero su bianco. Che gli islamici dovranno sottoscrivere. Insieme al Comune.

Ha le idee chiare l’imprenditore cremasco Renato Ancorotti, consigliere comunale del Pdl. La sua proposta: una convenzione con la comunità islamica deve accettare. Con all’interno un patto di tolleranza, rispetto e integrazione. Un contratto. Firmato dal sindaco Stefania Bonaldi e dal rappresentante degli islamici.

Commendatore, una posizione forte la sua…
“Dico sì alla moschea. La nostra costituzione è chiara. L’articolo 19 garantisce la libertà di professare la propria fede, qualunque essa sia. Chiedo che il sindaco si impegni ad un protocollo di intesa con la Comunità islamica”.

Insomma, lei tende la mano ai musulmani…
“Chiedo che sia concesso un luogo di culto alla Comunità Islamica ma la loro presenza deve essere formalizzata attraverso un patto culturale. La base di tutto è la reciprocità”.

Reciprocità, ne parlano in tanti…
“Sì , ma non ha senso dire di no alla moschea perché in casa loro i musulmani non ci fanno fare la chiesa”.

Di quale reciprocità stiamo parlando allora?
“Il crocifisso nei luoghi pubblici. Sono cattolico. Lo voglio vedere lì. Accetto la moschea, ma non accetto che mi si chieda di rinunciare a qualcosa che per me, italiano e cattolico, è importante. Viaggio spesso per lavoro: non ho problemi a confrontarmi con gli islamici. Molti clienti, colleghi e fornitori sono islamici. Conosco da vicino la loro cultura. Una cultura grande, millenaria. Ma non deve prevalere sulla nostra”.

Che cosa ci deve essere scritto in questo patto?
“In Italia sono più di sette mila le bambine a rischio infibulazione. Vivono in famiglie islamiche, all’apparenza integrate. Che ci sia un impegno formale contro questo crimine”.

E poi?
“Bigamia e matrimoni per procura. Accettazione della parità tra uomo e donna, cui il sindaco Stefania Bonaldi si richiama spesso. E poi l’apostasia. Sappiamo che chi sceglie di abbandonare la religione islamica rischia la pena di morte. I delitti d’onore. E’ già successo che le ragazze islamiche che scelgono di frequentare un italiano o di vivere all’occidentale subiscano violenze. Fino alla morte. E la Jihad? Devono prendere le distanze dalla guerra santa. Tutto questo non deve accadere nella nostra città”.

Non l’Islam in sè, ma contro il fanatismo…
“Esatto. La Comunità islamica prenda le distanze dai comportamenti estremi. Un patto di questo tipo farà bene a tutti. Ai musulmani che vogliono un luogo dove pregare. Legittimamente. E ai cremaschi che si sentiranno salvaguardati. Sono stati in molti a fermarmi in quest giorni. Erano preoccupati…”.

La nostra inchiesta nei quartieri dove il Comune ha autorizzato la moschea ha fatto emergere la paura dei residenti…
“Le sembra normale? Sono convinto che i cremaschi sono disposti ad accettare la moschea. Ma solo in presenza di regole certe. Anche se in tanti mi dicono che non era previsto nel programma elettorale di Stefania Bonaldi. Un motivo in più perchè il sindaco si assuma la responsabilità di una decisione complessa e difficile e dalla quale non si può tornare indietro senza trasformare la città in un campo da combattimento. Deve rassicurare i cittadini”.

La Giunta di Stefania Bonaldi farà la moschea. Bisogna solo capire dove…
“Che si farà è una cosa certa. Ormai l’hanno capito tutti. Non si capisce però il comportamento delll’assessore ai Lavori pubblici Fabio Bergamaschi. Non vuole la variante al Pgt per favorire la costruzione di nuove aziende ma per fare la moschea sì. E subito. Le priorità di questa giunta di sinistra sono chiarissime. E sono molto diverse dalle mie”.

Michela Bettinelli Rossi
Ecco la risposta del sindaco Stefania Bonaldi su Facebook

Leggo oggi su un settimanale in distribuzione in città il titolo “Moschea, il sindaco ci ripensa”. Come dall’inizio, in questa vicenda, registro che spesso il desiderio di titoli clamorosi e di letture strumentali impedisce una informazione corretta. Per chiarezza riporto per intero il testo della mia dichiarazione, peraltro rilasciata ad un giornale on line e non al settimanale in questione, che ha invece estrapolato solo talune frasi senza riportare in maniera compiuta il mio pensiero, quasi a volere ingenerare l’idea di inesistenti ripensamenti o cambi di marcia, oppure, con buona pace di qualche consigliere di minoranza, di fratture o difformità di sensibilità nella maggioranza, del tutto insussistenti.
Mi preme innanzitutto qualche precisazione anche di ‘lessico’ . Il termine Centro Culturale Arabo è del tutto inappropriato e ho già invitato uffici ed assessori a fare chiarezza sul punto. Si tratta esclusivamente di un luogo di culto, dove la comunità islamica, presente sul nostro territorio da oltre vent’anni, credo sia il caso di ribadirlo con forza, possa ritrovarsi in preghiera. Anche il termine moschea, che evoca minareti e muezzin, è inadeguato e sproporzionato, anche se comprendo le logiche mediatiche, tuttavia sarebbe come chiamare basilica una cappella. La motivazione del cambio di sede è data esclusivamente dalla circostanza che la comunità ha lo sfratto presso l’attuale appartamento di Via Mazzini e al contempo sente l’esigenza di uno spazio più adeguato e che possa arrecare il minore disturbo ai nostri concittadini. Evidenzio che molto rispettosamente, prima di scegliere un luogo in affitto o un’area da acquistare per realizzare uno spazio di preghiera, per una superficie indicativa di 200 metri quadri, la Comunità islamica chiede una indicazione all’amministrazione comunale.
Stiamo parlando di diritto di culto e non di luoghi di indottrinamento o di incitamento alla Jihad. Fatta questa premessa, che ritengo doverosa, preciso che il nostro programma parla espressamente e convintamente di diritti, dichiarando espressamente che i diritti, anzi la continua espansione di essi, rappresentano la logica conseguenza di una visione solidale della convivenza civile. Aggiunge, il programma, anche che i diritti devono possedere un requisito dirimente: non devono essere eterolesivi, cioè non devono interferire con quelli del nostro prossimo, con quelli del nostro vicino.
Diritti , certo, ma anche doveri. D’altro canto faccio mia una frase molto significativa del cardinale Martini, che mi pare estremamente opportuna per guidarci in questa vicenda: ‘Chi è orfano nella casa dei diritti, difficilmente sarà figlio nella casa dei doveri’.
In questa logica, riteniamo che il diritto di professare il culto da parte dei fedeli di qualsiasi religione, in uno stato civile e laico, sia da garantire, purchè appunto non si tratti di culto eterolesivo. Egualmente, se la questione procederà e si individuerà un possibile luogo o area da destinare al culto da parte della comunità islamica, chiederemo adeguati impegni per una civile convivenza, per la partecipazione alla vita civica della comunità, per opportuni percorsi di integrazione.
Anche sul piano dell’integrazione, ritengo però di fare presente che non partiamo da zero: ricordo che già nell’ultima campagna elettorale nella lista del Pd era presente una candidata di religione islamica, un bellissimo segno di progresso, di interesse e partecipazione alla vita della nostra comunità civile. Sono contenta che si sia avviato questo dibattito, che mi pare un punto alto di civiltà e di responsabilità, nella nostra Comunità; anzi aggiungo che noi stessi come amministrazione promuoveremo occasioni di confronto sia nella comunità civile, sia con le comunità religiose presenti sul territorio, a cominciare da quella ecclesiale. Alla luce di quanto già detto, ritengo che la proposta di Ancorotti sia assolutamente accoglibile, anzi, la condivido. Certo poi dovremo evidentemente confrontarci sui contenuti del protocollo ed i reciproci impegni da assumere mediante lo stesso.


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