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Crema, la Fondazione San Domenico attende il suo nuovo presidente-manager, la città vuole il rilancio ma il Pdl celebra altre indegne baruffe

Creato il 14 giugno 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Dopo le baruffe scatenate dai generali senza esercito del Pdl, che trascinano nella polvere la propria carcassa pur di afferrare e far cadere nella corsa verso la libertà Agazzi piè veloce, la Fondazione San Domenico avrà pur bisogno di seria considerazione. E’ il teatro di Crema, un piccolo prodigio costruito con grande impegno e passione, unendo energie pubbliche e private, e che s’è avvalso per due mandati, ovvero sei anni, della presidenza di Umberto Cabini, ora in scadenza. Cabini non è un sovrintendente, figura assente a Crema diversamente dal Ponchielli di Cremona. Umberto Cabini ha dovuto fare il manager, lavorare da imprenditore culturale, con uno sguardo al bilancio e l’altro alla qualità della produzione. Non si tratta quindi di una carica onorifica, di prestigio, ma di un impegno pesante, una sfida. Che non può essere tenuta sotto schiaffo da un partito stralunato come l’ex Pdl che se la prende con il sereno, pacifico, operoso, buon Agazzi solo perché è arrivato a un accordo col movimento cinque stelle, che peraltro sembra proprio trovare più simpatia a destra che a sinistra, per quanto sia disposto, tale movimento, a trattare con tutti sulla base dei contenuti e delle proposte in campo, non degli schieramenti.

La Fondazione, di diritto privato, vedrebbe fuggire a uno a uno i suoi soci privati se dovesse iniziare ad accumulare debiti. Mentre potrebbe crescere mostrandosi in forze. Dunque passi falsi e lagne politiche non dovrebbero turbare la Crema che vuole crescere, ringiovanire, non buttar via l’occasione di un rilancio su vasta scala.

Purtroppo le solite chiassate del Pdl rendono difficile considerare, sullo sfondo di minacce di scomuniche, maledizioni e intemperanze d’ogni giorno, col dovuto rispetto il teatro ricavato da un ex convento e sopravvissuto alle autoflagellazioni dell’amministrazione Bruttomesso.

Occorreranno consiglieri preparati, competenti, avveduti, capaci di non sbagliare un colpo, di mettere a punto cartelloni attraenti, di valore, e non troppo ambiziosi né poco. Il criterio per le nomine, che non sono tutte emanate dal sindaco naturalmente, potrà essere lo stesso che è stato applicato per la giunta? Si può anche pensare di no: occorre un altro passo, innanzitutto lasciar perdere la politica e le bizzarre beghe di questi giorni pidielleschi. Una simile guerra per una o due poltrone non può coinvolgere un’istituzione di valore culturale come un teatro.

I consiglieri di nomina pubblica hanno potere di veto sul bilancio e sull’ingresso di nuovi soci, ad esempio. Ruolo non da poco. Il presidente sarà atteso a tre anni di brillanti prestazioni gestionali, ereditando comunque un teatro in salute.

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