E’ ormai trascorso un anno dall’inizio delle proteste di piazza contro Vladimir Putin, ma le polemiche e gli affondi tra i movimenti “colorati” da una parte e il Cremlino dall’altra non accennano a placarsi. Ultimamente poi, lo scontro sembra essersi spostato dalle strade all’etere televisivo, specie dopo che l’emittente privata NTV, principale TV commerciale russa e parte della divisione editoriale della Gazprom (quindi indirettamente controllata dal Cremlino), ha mandato in onda un servizio giornalistico che accusa Sergej Udaltsov, uno dei leader dell’opposizione, di aver organizzato le azioni anti-Putin con l’avallo del governo georgiano, a sua volta sostenuto dagli Usa. L’ultimo capitolo di una lunga serie di polemiche e di accuse incrociate tra il management di NTV e i supporter di Udaltsov si è spostato da pochi giorni su di un profilo prettamente economico.
Gruppi legati all’opposizione e attivisti per i diritti umani hanno pensato di andare a colpire l’emittente nel punto più sensibile per una televisione privata, ovvero la pubblicità: il Movimento dei Nastri Bianchi, il Moscow Civil Forum e il Gruppo per i Diritti Umani hanno chiesto ai grandi marchi occidentali di non acquistare più spazi commerciali su NTV per pubblicizzare i loro prodotti sul mercato russo. L’appello in particolare è stato rivolto a grandi brand come Coca Cola, Nestlè e Procter & Gamble, affinchè non utilizzino le frequenze di NTV per pubblicizzare i loro prodotti: nella nota, gli oppositori definiscono il network come una struttura nelle mani del Cremlino, utile solo a colpire mediaticamente gli avversari del presidente russo con “pseudo-documentari” zeppi di falsità, riguardanti presunti attacchi terroristici e tentati colpi di stato organizzati con il supporto di forze d’oltreconfine.
Ieri intanto l’SKR (il Comitato investigativo della Russia, una sorta di Fbi russo) ha ribadito che gli organizzatori delle manifestazioni anti-Putin dello scorso inverno erano stati addestrati all’estero, “al fine di provocare rivolte simili a quelle che diedero via alle Rivoluzioni colorate” in Ucraina, Georgia e Kirghizistan.