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Cremona, l’ecologia resta in corridoio

Creato il 28 febbraio 2015 da Cremonademocratica @paolozignani

I dirigenti sono costretti a usare delle volte un linguaggio davvero particolare. Siccome quella che si chiamava e si chiama la natura non è più tanto naturale e viene continuamente modificata e intaccata, con risultati che non si riesce neanche sempre a capire per tempo, allora sono state inventate le politiche ambientali e creati siti protetti di vario genere e qualità, come i parchi naturali, le riserve naturali, le zone speciali protette. L’ambiente è diventato un settore amministrativo che deve tutelare quel che era naturale! Il genere umano, per legittimare attività industriali che nel loro complesso in due secoli hanno modificato il pianeta Terra, deve anche legittimare aree dedicate all’ambiente, vincolate, protette, sulle quali si fanno programmi e progetti amministrativi! E dire che si sta parlando di qualcosa come la vita dei vegetali, degli animali, del genere umano stesso. Dal mondo reale, senza accorgercene, ci troviamo ad abitare un mondo amministrato. Viviamo davvero in un grande paradosso! Così il dirigente del settore ambiente della Provincia di Cremona, ed è ovvio che non lo scrivo per criticare né lui né l’industria Sol, è obbligato a chiedere “compensazioni”. Ci sono due “corridoi ecologici”, del Morbasco e del Po. Ecco che nomi prende il mondo in cui si viveva: corridoi ecologici. Il mondo amministrato in cui ci ritroviamo, ormai, è più “naturale” della stessa “natura” e tocca districarsi fra aziende che lavorano, pratiche amministrative e … “corridoi ecologici” che, qui ci si auspica, siano veramente ampliati, non certo ristretti a interstizi! La stessa Sol in varie occasioni ha fatto conoscere la propria sensibilità. Qui sotto il testo letto nel servizio tv in onda ieri su Telecolor (www.telecolor.net). Nella foto, la particolarità: scorie dell’acciaieria Arvedi vicino a un’azienda del legname davanti all’area di via Vulpariolo, con area boscata che si riduce.

Che esista un corridoio ecologico del Morbasco risulta dalle carte del settore Ambiente dell’amministrazione provinciale, fra progetti, idee e programmi di vario genere, a partire dall’ultima autorizzazione concessa all’azienda Sol di via Acquaviva a Cremona, nella zona industriale della frazione Cavatigozzi. La Sol lavora gas tecnici e sotto pressione e sta per ampliare l’attività, e come rilevato dal settore Ambiente non creerà problemi ai siti di interesse europeo della rete Natura 2000 e agli Spiaggioni di Spinadesco, una zona protetta speciale. Il linguaggio del decreto  del 10 febbraio definisce “trasformazione del bosco” i prossimi lavori, con l’onere quindi di imboschire altrove e rafforzare, per compensazione, la rete ecologica regionale, preferibilmente il corridoio del Morbasco e il corridoio del Po. Ci sarà un rafforzamento quindi, anche grazie alle indicazioni tecniche che il progetto riceverà. Nel frattempo chi percorre la strada della Darsena, a lato dell’industria dei gas tecnici, può notare rifiuti dispersi nella zona di verde fra il canale navigabile e il Consorzio agrario: un sanitario, sacchi neri, oggetti sgradevoli alla vista. Sull’altra sponda si notano scorie d’acciaieria. Non lontano dall’industria che tratta il gas c’è l’Abibes, con i suoi depositi di gpl. Nelle vicinanze si trovava anni fa un’azienda di legname, trasferita dall’altra parte del canale navigabile. Ed è ancora impressa nella memoria delle associazioni ambientaliste la decisione della giunta provinciale di centrosinistra di spostare un pezzo di bosco: al suo posto ecco un’altra area per le scorie d’acciaieria, che si vedono tra via Riglio e via Bastida. Rifiuti sparsi, di nuovo, nella vicina via Vulpariolo, dove l’area di bosco a distanza di anni è stata ridotta: ecco un fantoccio che sorride fra l’immondizia e un pezzo di carrozzeria d’automobile. Il Parco del Po e del Morbasco comunque esiste, istituito dalla Regione nel ‘99 e ha due sedi, l’una a Cremona e l’altra a Gerre de Caprioli, dato che si estende nella zona golenale del Po. Si tratta di 2.300 ettari, ancora gestiti separatamente dai due Comuni. Tre i colatori che attraversano l’area: il Cerca, il Morbasco e la Morta. Il parco ha un fascino riconosciuto da tempo, nella speranza che l’obiettivo della valorizzazione venga raggiunto.


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