Federica Gramegna e Matteo Chiavarone
Federica Gramegna è una bella ragazza romana che scrive per le edizioni Ensemble, coordinate dal nostro amico e poeta Matteo Chiavarone. Come tanti dei nostri più giovani autori ha lasciato l’Italia, per trovare esperienze e futuro che qui, sempre più spesso sembrano non abbinabile al termine crescita. Come tanti dei nostri autori, anche Federica, ha fatto della parola scritta uno strumento per sentirsi a casa ovunque. Il 16 ottobre scorso è uscito il suo libro “Prima o poi torno”. Scopriamo con questa intervista chi è Federica e perché val la pena di leggere il suo libro.
1 – Il tema expat è molto caro all’Undici, diversi nostri autori vivono all’estero. Tu dove vivi ora? Da quanto sei all’estero, o se sei rientrata, per quanto tempo ci hai vissuto?
Il cielo sopra Bruxelles
Vivo a Bruxelles da più di cinque anni e lavoro come ufficio stampa al Parlamento europeo. Prima di fare questa esperienza in Belgio, ho vissuto un anno in Spagna, per l’Erasmus, a Santiago de Compostela, una città magica, di cui conservo ricordi bellissimi. Devo dire grazie al progetto Erasmus se poi, dopo la laurea, ho scelto di partire. Bruxelles non era nei miei piani, ma alla fine ho scelto di rimanerci in quanto è una città che offre moltissimo sul piano professionale.
2 – “Prima o poi torno” è un libro di racconti. Per quale motivo hai scelto questa modalità narrativa?
Il racconto mi sembrava la tecnica narrativa più diretta e spontanea per poter narrare il vissuto dei ragazzi che ho iniziato a intervistare a pochi mesi dal mio arrivo a Bruxelles. Tuttavia, amando il genere del romanzo, non ho resistito alla “tentazione” di romanzare alcuni aspetti delle vite dei miei personaggi, tanto che il libro si può definire un romanzo-reportage. Tra l’altro, essendo un’amante della musica italiana, ho dedicato a ciascun protagonista, all’inizio e alla fine di ogni storia, i versi di due canzoni di grandi cantautori italiani: da Guccini a De Gregori, da I Nomadi a Battisti, da Vecchioni a Rino Gaetano… ce ne sono molti…
3 – Crescere, umanamente e professionalmente, in una nazione che non è la tua ti è piaciuto? Perché?
A Bruxelles sono cresciuta sia umanamente che professionalmente. Il Belgio mi ha dato tanto, ma mi ha anche tolto qualcosa, nel senso che non mi sono mai sentita completamente a casa in questo Paese. Tuttavia, se non avessi fatto questa esperienza non avrei avuto il privilegio di lavorare, ogni giorno, in un ambiente estremamente competitivo ma allo stesso tempo anche molto stimolante, e ovviamente multiculturale come pochi altri. E soprattutto, se non fossi partita, non sarebbe nato “Prima o poi torno”! Quindi non posso che ringraziare il Belgio, che al momento ospita me e tanti altri giovani provenienti da tutta Europa.
4 – Quando hai iniziato a scrivere e perché?
Scrivo da che sono bambina, ho iniziato con il classico diario, poi con le poesie. Ma il mio sogno è sempre stato quello di pubblicare un libro. La scrittura mi ha sempre tenuto compagnia, scrivo perché ne ho bisogno e mi sento in pace con me stessa solo dopo aver scritto, che sia una poesia o un racconto poco importa, ciò che conta è trasmettere emozioni. Scrivere per me è terapeutico, non c’è nulla che mi fa sentire bene come la scrittura. E’ una valvola di sfogo, un mondo tutto mio in cui ho bisogno di inoltrarmi per pensare, crescere, amare.
5 – Se potessi scegliere un luogo e un tempo a tuo piacimento, dove vorresti vivere? E dove vorresti crescere i tuoi figli?
Nuvole in viaggio su Roma
Mi sarebbe piaciuto vivere negli anni ’70 a Roma. Mi piacerebbe crescere i miei figli in Italia. A Roma, poi, sarebbe il coronamento di un sogno. Una terra che amo particolarmente è la Sicilia. Non mi dispiacerebbe vivere in un’isola, tipo Favignana o Levanzo, visto che non potrei mai fare a meno del mare. Il filo conduttore delle storie di “Prima o poi torno” è la voglia di molti di noi italiani di fare ritorno alle nostre radici. Sarebbe bello se la mia generazione, un domani, riuscisse a rientrare in Italia con il bagaglio di esperienze acquisito all’estero e potesse dare un futuro ai propri figli nella terra dei padri. Questa è la mia speranza e il titolo del libro rappresenta anche una promessa nei confronti del Bel Paese.
6 – Cosa ti dà di più nostalgia di casa? E cosa la lenisce?
Sicuramente la famiglia, gli affetti più cari e gli amici di una vita. A Bruxelles, tuttavia, sono riuscita a costruire dei meravigliosi rapporti di amicizia, ho dei punti di riferimento importanti che nel momento in cui ho nostalgia di casa mi aiutano a superarla, semplicemente stando insieme, organizzando serate “all’italiana” o anche solo parlando di noi e delle nostre vite. E poi c’è la scrittura che mi aiuta. Amo stare in compagnia, ma non mi dispiace stare da sola, in casa, con il mio PC e la mia agenda, su cui annotare pensieri ed emozioni.
7 – La prima parola che ti viene in mente se dico Italia e la prima se dico Belgio.
Mare e pioggia. Mare perché nelle onde dei nostri mari rivedo le origini di un grande popolo, che spero possa tornare presto ad essere tale. Pioggia perché purtroppo il clima del Belgio, come si sa, è freddo e piovoso… Ma è anche grazie a questa pioggia che è nato il mio libro, da quei momenti di malinconia scanditi dal suono di gocce tenaci, robuste, raramente solo passeggere.
Josè Saramago
8 – Quali letture ti han fatto crescere come scrittrice?
Uno dei miei libri preferiti è L’Amante di Abraham B. Yehoshua, tanto che per il mio secondo libro, che è un romanzo d’amore, ho scelto la stessa modalità narrativa. Amo Italo Calvino, in particolare, Se una notte d’inverno un viaggiatore e il Sentiero dei nidi di ragno, poi il Premio Nobel, José Saramago. Un grande maestro, quest’ultimo, i cui libri lasciano una traccia indelebile nella coscienza del lettore. Se penso però a dei libri che ancora prima dell’adolescenza mi hanno portata a scrivere e a voler diventare una scrittrice, mi vengono in mente Piccole Donne della Alcott e i romanzi di Jane Austen.
9 – C’è una canzone o una musica che ti aiuta a trovare l’ispirazione?
Assolutamente sì, le canzoni di De Gregori che non mi stanco mai di ascoltare. In particolare adoro l’album La valigia dell’attore, che ha ispirato alcuni dei miei racconti, ma in realtà di lui ascolto tutto. Tra le mie canzoni preferite, La Storia siamo noi, che ho scelto come colonna sonora del mio Book Trailer http://www.youtube.com/watch?v=WIgb7ZgBD7Y e Non dirle che non è così. Mi aiutano a trovare l’ispirazione anche molti altri cantautori, come Guccini, De Andrè, Battisti, Venditti, Luca Barbarossa…
10 – Qual è l’ultimo film che hai visto e il tuo film preferito.
Poco tempo fa ho rivisto Chiedi alla polvere, tratto dall’opera di John Fante, e così mi sono messa a rileggere questo capolavoro della letteratura americana del Novecento, che fortunatamente avevo portato a Bruxelles, insieme ad altri libri già letti ma che mi piace tenere ogni giorno con me. Tra i miei film preferiti vi sono Pretty Woman e Notting Hill, mi è sempre piaciuta Julia Roberts.
11 – La parola crescere a cosa ti fa pensare?
Alla sofferenza. Perché crescere significa anche capire, diventare ogni giorno più consapevoli e la consapevolezza, specialmente per chi è idealista e sognatore, spesso può essere fonte di dolore. Tuttavia, si tratta di una sofferenza necessaria, senza la quale non si potrebbe fare quel salto in avanti che si chiama maturità, la sola forza che ti permette di affrontare la vita in tutte le sue sfaccettature.
Grazie Federica
Prima o poi torno – pagina 11
Poi un giorno, disegnando un labirinto di passi tuoi
per quei selciati alieni,
ti accorgi con la forza dell’istinto che non son tuoi
e tu non gli appartieni
e tutto è invece la dimostrazione di quel poco che a vivere ci è dato
e l’Argentina è solo l’espressione di un’equazione senza risultato,
come i posti in cui non si vivrà,
come la gente che non incontreremo,
tutta la gente che non ci amerà,
quello che non facciamo e non faremo.
Francesco Guccini, Argentina
Questa è una storia che inizia da lontano, da un pezzo di terra verde che confonde lacrime e sapere. Il nostro, quello dei padri e di chi ancora si fermerà ad ascoltare, ora in silenzio, ora domandando, il racconto di un destino, di una generazione tutta da narrare.
Anche quando il riflesso della luna smaschererà gli anni, poggiando la luce sui loro volti solcati dai ricordi. E allora non si farà mai notte.
Al chiarore della luna, un eterno fanciullo balla audace il suo ultimo tango. Maximo ha gli occhi del bambino che è stato non ha fretta di dire il presente, alcune frasi sono sgrammaticate, l’accento rivela subito la sua origine, finché una nenia aggraziata non si leva a cantare l’Italia. …
https://www.facebook.com/primaopoitorno
Metti "Mi piace" alla nostra pagina Facebook e ricevi tutti gli aggiornamenti de L'Undici: clicca qui!