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Crescita e cambiamento non decollano in Italia
Creato il 19 dicembre 2010 da Leone_antonino @AntoniLeoneUn trend negativo per l’Italia è rappresentato dall’aumento della pressione fiscale (rapporto Ocse), la quale si è attestata nel 2009 al 43,5% del Pil (43,3% nel 2008) ed al terzo posto tra i Paesi dell’area Ocse dopo la Danimarca e la Svezia (quarto posto nel 2008). La tassazione locale nel 1990 era pari al 2,6% della tassazione totale mentre oggi è pari al 16,1%. Le entrate fiscali provengono per l’80% dalle imposte sul reddito e gravano sul reddito da lavoro e sulle imprese. Infatti, il peso complessivo del carico fiscale che grava sulle imprese italiane è pari al 68,6%, a fronte di una media europea del 44,2% e di una globale del 47,8%. Su 183 paesi esaminati l’Italia si classifica al 167° posto (studio Paying taxes 2011, realizzato dalla Banca mondiale e dalla società di consulenza PriceWaterhouseCoopers). Per i redditi da lavoro dipendente la situazione è più grave a causa delle tasse e del costo del lavoro che pesa sulle imprese e sul salario netto dei lavoratori in modo maggiore rispetto agli altri paesi. Si rende necessario ed urgente riformare il sistema fiscale e renderlo più equo con le seguenti misure: - Abbassare le tasse alle imprese; Applicare una aliquota del 20% ai redditi da lavoro dipendente e detassare i salari fino a mille euro; Applicare la tassazione del patrimonio; Istituire a livello europeo la tassazione delle transazioni finanziarie al fine di contrastare il debito pubblico. Tali misure sono necessarie per sostenere la domanda di consumo, incoraggiare le imprese ed aumentare il salario reale dei lavoratori dipendenti. Il debito pubblico italiano, nonostante il rigore propagandistico del ministro Tremonti, continua a salire attestandosi a 1.867,398 miliardi (dati Banca d’Italia) rispetto a 1.790 miliardi del mese di gennaio (+ 104 miliardi) e le entrate tributarie segnano dall’inizio dell’anno un calo del dell’1,8%. La Confindustria prevede per il 2010 un tasso di crescita dell’1% e per il 2011 dell’1,1% nonostante che l’Italia non sia stata interessata dalla bolla immobiliare e le banche italiane siano solide. L’Italia cresce meno della Germania che registra il 3,4% e della media europea che si attesta all’1,5%. L’Italia è bloccata perché non si muove verso il cambiamento e non pensa di realizzare riforme strutturali che mutino l’equilibrio attuale che ci impedisce di crescere e di costruire un futuro migliore. Occorre investire in ricerca, istruzione e risorse umane e combattere la burocrazia, l’economia sommersa e l’evasione fiscale. Senza crescita il problema della disoccupazione non può essere affrontato positivamente, i giovani disoccupati non potranno costruire il loro futuro ed i talenti emigreranno all’estero. E’ necessario, inoltre, riformare il mercato del lavoro e superare il dualismo tra protetti e precari, adeguare al terzo millennio le relazioni industriali, ciò è già avvenuto negli altri paesi, che sono rigide ed esprimono un equilibrio che risale agli anni settanta. Vi sono dei progetti in Parlamento presentati da Pietro Ichino e da Paolo Nerozzi, senatori del Partito Democratico, che vanno discussi con urgenza perché il problema di ampliare la base occupazionale del paese può essere affrontato con la crescita economica e le riforme normative.Ritengo che dopo due anni e mezzo di Governo Berlusconi abbiamo constatato che non è possibile avviare un serio cambiamento e, pertanto, le forze politiche che sono all’opposizione devono insieme osare di più per il bene del paese, delle famiglie, dei lavoratori e dei giovani.
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