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Crescono del 10% i ragazzi che vanno all’oratorio

Creato il 02 ottobre 2012 da Uccronline

Crescono del 10% i ragazzi che vanno all’oratorioCon l’inizio dell’estate abbiamo esaminato più da vicino il variegato mondo degli oratori, evidenziando come questa risorsa storica della Chiesa italiana continui ad esercitare ancora oggi una forte attrattiva anche in presenza di altre istituzioni laiche che si occupano di educazione dei giovani.

A pochi giorni dalla fine delle vacanze e con la riapertura delle scuole, l’edizione nazionale del Corriere, prendendo spunto dalla conclusione del primo happening nazionale degli oratori organizzato dal FOI (il Forum degli oratori italiani), ha restituito una immagine di queste strutture ancora più interessante di quella proposta su questo portale.

Svoltosi dal 6 al 9 settembre 2012, «H¹O», il primo happening nazionale degli oratori ha registrato la partecipazione attenta di circa 1.500  partecipanti, provenienti da 500 oratori di tutta Italia. “La realtà degli oratori – ha commentato mons. Nicolò Anselmi, Responsabile del Servizio Nazionale per la pastorale giovanile – è profondamente radicata e ancora assai vivace in tutto il territorio italiano. L’incontro fra le diverse tradizioni oratoriane, dal nord al sud del Belpaese, può rappresentare una grande ricchezza: per questo si è deciso di organizzare un meeting nazionale”. La necessità di una maggiore integrazione e raccordo tra gli oratori è stata ben illustrata da don Marco Mori, Presidente del citato Forum degli Oratori Italiani, che ha affermato come “Gli oratori in Italia fanno moltissime attività, ma devono imparare a pensare e a camminare sempre più insieme”.

Maggiore coordinamento nelle iniziative ma anche la necessità di avvalersi di operatori che sappiano coniugare entusiasmo e preparazione:  a tale scopo, risulta significativa la qualificata presenza durante i lavori di docenti universitari di psicologia, pedagogia, e scienze sociali. Il tutto a supporto delle attività istituzionali del Forum che mirano a “sostenere e coordinare l’azione educativa degli oratori per la crescita umana e cristiana delle giovani generazioni; promuovere la ricerca pedagogica e metodologica, e individuare strutture adeguate; presentare le istanze degli oratori italiani e favorire il raggiungimento dei loro obiettivi nelle istituzioni locali, nazionali e internazionali”. Don Marco Mori ha meglio precisato le linee programmatiche del FOI per i prossimi anni: «Nuove sfide, nuove tecnologie, nuove frontiere. Per sfide intendo l’integrazione, tema sul quale noi adulti abbiamo tantissimo da imparare dai bambini che, è probabile, ci aiuteranno a superare pregiudizi e blocchi mentali. L’oratorio è uno straordinario, privilegiato punto d’osservazione».

Concludiamo con i numeri, eloquenti e non bisognosi di chiarimento alcuno, che rendono bene l’idea di cosa significhi la realtà degli oratori in Italia. Nei 6.500 oratori sparsi in tutto il territorio sono passati durante l’estate 2012 ben un milione e mezzo di piccoli e adolescenti, assistiti da un entusiasta esercito di 200.000 volontari, con una crescita percentuale del dieci per cento causata/agevolata dalla crisi – si riprende volutamente in questo articolo l’esatta dizione usata dal Corriere.

Di certo la sfavorevole congiuntura causata dall’inasprirsi della pressione fiscale in uno con la recessione ha inciso parecchio sulle abitudini delle famiglie italiane, ma non è affatto improbabile supporre che il ricorso alla consolidata esperienza degli oratori, capaci di garantire la permanenza dei loro piccoli ospiti in molti casi anche nelle ore pomeridiane, abbia pesato non poco nelle scelte educative. In fondo l’oratorio conserva sempre il suo carattere di gratuità, eccetto sopportabili quote d’iscrizione. Anche gli oratori del Sud, che storicamente parlando non hanno una tradizione così consolidata, hanno fatto registrare  numeri importanti, dalla Sicilia alla Campania, come similmente c’è stato fermento nell’Italia centrale, tra Lazio e Umbria.

A conferma del fatto, ammesso che servano ancora conferme, che le strutture educative della Chiesa restano insostituibili per il loro ruolo educativo capaci come sono di adeguarsi alle mutate esigenze delle nuove generazioni, senza per questo svalutare l’essenziale del loro messaggio.

Salvatore Di Majo


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