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“quando vado per le mie montagne, ripopolo queste trincee e questi camminamenti, queste postazioni di artiglieria, di soldati nostri e loro; penso alle loro fatiche, alle sofferenze e alle speranze, ai tanti caduti………. Vado come ad un pellegrinaggio “
Mario Rigoni Stern
Caporetto, ancora una volta oltre confine, in Slovenia, se confine si può definire. In fondo si tratta solo di un ostacolo psicologico, forse più neanche quello per noi abituali frequentatori di questi territori. Nella memoria collettiva Caporetto ricorda i tristi momenti della prima guerra mondiale in cui all’improvviso l’offensiva dell’esercito austro-ungarico spostò lo scenario in territorio italiano. Ma l’Alto Isonzo, la “Testa di ponte di Tolmino” fino al Monte Rombon ricorda anche le conquiste dell’esercito italiano, le battaglie sugli aspri terreni delle montagne, il Kolovrat, la Batognica, Il Krn ( Monte Nero). Montagne non molto alte ma spesso con dislivelli elevati, si parte da fondovalle per arrivare sulle cime oltre 2000 mt.Ieri centro principale del sistema militare itialiano, oggi piccola ma vivace cittadina, Caporetto ci accoglie la mattina presto, ancora sbadigliante, all’ombra della grande parete del Monte Nero. Un profumo di pane fresco esce dalla porta della “Pekarna”. Ne approfittiamo come al solito per farci un bombolone alla marmellata …….. Attorno a Caporetto ci sono moltissime opportunità per fare interessanti escursioni nei luoghi storici, non molto tempo fa eravamo stati sul Krasji Vrh, sul Nero e sulla Batognica ricordo splendide salite, ma su quella cresta a nord ovest del massiccio, quella di Sella Vrata che sovrasta la Conca di Dreznica, non ci siamo mai stati, pur avendone parlato molte volte. Un vero museo all’aperto sopra le malghe Zaplec e Zaprikraj.Mentre i primi raggi del sole si aggrappano per poi passare sopra l’inconfondibile forma del Krn, passiamo il ponte di Napoleone e in una sorta di piacevole e intenso controluce raggiungiamo la piccola e pittoresca Dreznica con la sua bianca chiesa del Sacro Cuore posta al centro di un piccolo colle, in posizione da cartolina, con il suo campanile che sembra sostenere le rocce del Monte nero. Per iniziare l’escursione bisogna arrivare alle malghe. Si raggiunge Drezniske Ravne dove, nei pressi di una fontana si può parcheggiare risparmiando all’auto qualche chilometro di strada dal fondo sterrato, ma aggiungendo un po’ di dislivello alle già impegnative salite. Noi raggiungiamo gli alpeggi. Il cancello che impedisce alle mucche al pascolo di uscire è per noi invece la porta di ingresso al Parco Nazionale del Tricorno. Mentre i raggi del sole ormai già si son dati da fare per accendere i colori dell’autunno spostando inesorabili il limite delle ombre verso l’alto delle creste, superiamo i fabbricati delle malghe Zaplec e in pochi minuti raggiungiamo gli ameni prati di Malga Zaprikraj. Lungo la strada, che continua in leggeri saliscendi verso Malga Predolina, è possibile la visita al “Trincerone” la linea di difesa ad oltranza che estendosi a fondovalle dal Kal al Krasji Vrh, serviva come supporto a difesa della prima linea sulle cime e sulle creste.
Noi in prossimità della prima curva imbocchiamo invece una evidente mulattiera che dopo un primo tratto verso est inverte direzione puntando alla dorsale. L’idea è di raggiungere Punta Kal ( Cocuzzolo Camperi) e poi lungo la cresta superare il Vrsic fino a Sella Vrata per poi fare ritorno alle malghe percorrendo un bel tratto della lunga dorsale che prosegue fino alla forcella tra il Krn e la Batognica. Sappiamo che il percorso è lungo, a tratti impegnativo e da affrontare con cautela e la segnaletica a volte è davvero scarsa, ma ci teniamo pronti ad una ritirata o ad abbreviare un po’ scendendo prima del Vrh Rus.
Certo che la mulattiera che sale ripida traversando in diagonale le pendici del Vrsic, pur essendo abbastanza evidente ci mette subito d’impegno. Non ci sono segnavia, l’erba è sempre molto alta e numerose tracce intersecano la traccia principale, tanto che un paio di volte sbagliamo direzione, poi ogni tanto troviamo dei piccoli ometti di sassi seminascosti nell’erba che ci danno la giusta direzione. La mulattiera sale e le viste si allargano su panorami sempre più vasti, tra l’azzurro del cielo e i colori d’autunno che dipingono le dorsali, fino a raggiungere il filo di cresta che si affaccia sui dirupi offrendo bellissimi scorci sulle propaggini del Lipnilk e del Lemez dove sorgevano le postazioni austroungariche.
Proseguiamo sul filo di cresta leggermente esposta in direzione del Vrsic tra resti di guerra. Ma così si salta cima Kal……
Torniamo indietro, percorrendo tutta la dorsale superando due cocuzzoli lavorati di opere di guerra per raggiungere, al limite della dorsale la propaggine della cima del Kal o “Cocuzzolo Camperi” in memoria del capitano morto il 2 agosto del 1916 sulla posizione durante una ispezione alle linee. Facciamo sosta sul posto tra i ruderi delle postazioni italiane, più sotto quelle austriache anch’esse visitabili con un po’ di attenzione, in mezzo il cratere di una mina, ultimo ricordo di una folle battaglia sul Kal tra il 1916 e il 1917.
La salita, un po’di tempo perso, la visita dei resti di guerra e il piacere dei panorami regali di una bella giornata autunnale ci ha fatto fare un po’ tardi e decidiamo di rimandare la nostra “esplorazione” verso sella Vrata, rimandare vuole dire tornarci presto, magari la prossima escursione ……. Si potrebbe farla in senso inverso …….
Con queste prospettive, mentre le nuvole grigie si impossessano di Sella Vrata e della grande parete del Monte Nero, scendiamo con calma piacevole dalla cresta lungo la dorsale, incontro ai colori del bosco,
senza dimenticarci ogni tanto di guardar su ……. Certo che quella cresta è uno spettacolo, una follia solo il pensiero che lì passasse la prima linea del fronte !
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